Appalti: “Verdini ha mentito sui suoi rapporti d’affari con Fusi”

di Redazione

Denis VerdiniL’AQUILA. Diversi quotidiani tornano sulla vicenda degli appalti G8, in particolare sulla figura di Denis Verdini, coordinatore nazionale del Pdl, che secondo una informativa del Ros avrebbe mentito dinanzi ai magistrati in merito ai suoi rapporti d’affari con l’imprenditore e amico Riccardo Fusi.

L’indagine, ricordiamo, ènata a Firenze per far luce su presunte irregolarità sugli appalti del G8 della Maddalena e sui “Grandi eventi”. Questa è la tranche abruzzese della famigerata inchiesta sulla ‘cricca’ che ha portato all’arresto, tra gli altri, del presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici Angelo Balducci e dell’imprenditore Diego Anemone, oltre al coinvolgimento del capo della Protezione civile Guido Bertolaso.

Secondo l’accusa, l’esponente del partito di Berlusconi avrebbe “raccomandato” Fusi per ottenere lavori da milioni di euro per la ricostruzione post-terremoto in Abruzzo. Corriere della Sera e Repubblica riportano chei due avrebbero avuto in comune delle attività economiche che non si sarebbero concluse nel 1996, come ha fatto mettere a verbale Verdini nell’interrogatorio davanti ai pm di FirenzeGiuseppina Mione e Giulio Monferini, ma sarebbero andate avanti almeno fino al 2007, come proverebbe un’informativa del Ros di Firenze. Rapporti che, scrivono i due quotidiani, farebbero riferimento ad una società che i due avrebbero gestito, attraverso diversi passaggi di quote.

Intanto, i pm hanno convocato Verdini e Fusi per il prossimo 18 ottobre: saranno ascoltati sui loro rapporti societari e su alcuni appalti assegnati dalla Protezione Civile alla Btp di Fusi, in consorzio con alcune ditte abruzzesi (Barattelli, Vittorini ed Equizi-Marinelli). Lavori che sarebbero stati concessi su “pressione” di Verdini e che avrebbero coinvolto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, il capo della dipartimento Guido Bertolaso ed il governatore dell’Abruzzo Gianni Chiodi.

La Btp, infatti, ottenne ben quattro appalti per un totale di 21 milioni di euro: il rifacimento della scuola Carducci (vinto dalla Btp insieme ad altri), l’ammodernamento della caserma Campomizzi, l’ammodernamento del centro storico e il contenimento dei danni alla Cassa di Risparmio de L’Aquila.

La Stampa, inoltre,scrive delle”cointeressenze” documentate con l’analisi degli assetti societari della “Parved spa”, al 98% di Denis Verdini (sue le quote pari a 4 milioni e 900mila euro su 5 milioni di capitale). Società che si costituì nel febbraio del 2005. Il quotidiano torinese aggiunge: “Il miracolo per certi versi incomprensibile è che Verdini pur versando quasi cinque milioni di euro non risultava essere socio. La società investì nell’acquisto del 25% delle quote della ‘Porta Elisa srl’ (pari a 20mila euro). Le altre quote della stessa entità finiscono a Roberto Ballerini, Davide Bartolomei e alla moglie di Riccardo Fusi, Stefania Cecconi. Un anno dopo, quella società, la Parved spa, trasferì la sua sede sociale da Firenze a Prato, cambiando denominazione (da Parved a Parfu spa) e i proprietari risultarono essere i fratelli Riccardo e Milva Fusi. Dunque, annotano i carabinieri del Ros, il 28 novembre del 2006 Denis Verdini cede la sua società ai fratelli Fusi, e la Parved spa diventa Parfu. Un anno dopo, la Porta Elisa srl viene posta in liquidazione”.

Inoltre,a rendere ancora più sospetti i rapporti tra Fusi e Verdini ci sarebbe un rapporto della Banca d’Italia, riguardante un megaprestito di quasi 26 milioni di euro che la banca fino a poco tempo fa presieduta da Verdini, il Credito Cooperativo Fiorentino di Campi di Bisenzio, ha concesso a Riccardo Fusi, con garanzie ritenute “fittizie”.

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