ROMA. Due cortei, uno da piazza della Repubblica e l’altro da piazzale Ostiense, diretti a San Giovanni: 100mila partecipanti, tra lavoratori, studenti e ricercatori provenienti dall’università La Sapienza, precari, ecologisti e politici del centrosinistra.
E’ la manifestazione dei metalmeccanici indetta dalla Fiom che nei giorni scorsi era stata al centro di polemiche dopo l’allarme infiltrazioni lanciato dal ministro dell’Interno Roberto Maroni.
I due cortei sono partiti sabato pomeriggio, poco dopo le 14. A piazzale del Partigiani alcune centinaia di tute blu sono dietro la scritta “Democrazia e diritti”, a caratteri cubitali su diversi pannelli. Alla partenza del corteo è stato acceso un fumogeno ed è stato sparato un petardo. Tra i cartelli esposti ce ne sono alcuni contro la Cisl e il suo segretario: in uno Raffaele Bonanni viene raffigurato con sotto la scritta “infame maggiordomo”, mentre in un altro è disegnato un operaio con la tessera della Cisl definita “il sindacato dei paraculi”. Accolto da applausi al suo arrivo il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani. Un operaio incalza il segretario della Cgil e gli esprime a voce alta la necessità di uno sciopero generale. “Lo faremo…lo faremo…”, risponde Epifani, lasciando intendere che il tema sarà valutato dal sindacato se dopo la manifestazione non ci saranno risposte.
I PRESENTI. “Lavoro e legalità” è la scritta che apre il corteo partito da piazza della Repubblica. A reggere le scritte sono gli operai di Eutelia. Dietro, gli operai Fiat di Pomigliano. Delegazioni sono giunte da tutta Italia: Brescia, Bergamo, Terni, Napoli, Torino, i lavoratori immigrati del nord est, i migranti rifugiati di Caserta, la Fillea Cgil, la Filcam, i partiti dall’Idv alla Federazione della Sinistra fino ad Emergency, il movimento dell’Acqua bene comune e lo spezzone dei centri sociali, Action; Tedro di Padova, Askatasuna ed altri. C’è anche una delegazione di rom di via Cesare Lombroso con le ragazze del gruppo “Zingare spericolate” che si esibiranno sul palco alla fine del corteo. Presenti, tra gli altri il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, Nichi Vendola, Paolo Ferrero, Oliviero Diliberto, Sergio Cofferati. Nel corteo, cui partecipano anche gli operai di Termini Imerese, alcuni manifestanti indossano un cartello con la scritta “Infiltrato”.
STUDENTI.
“Sapere bene comune” è lo striscione di apertura del corteo di studenti e universitari partito dopo le 12 da piazzale Aldo Moro per piazza della Repubblica. Delegazioni di studenti provenienti da diverse parti d’Italia, uno spezzone di Pisa, un altro di Catania, ricercatori di psicologia con la sagoma di Brontolo (“perchè rappresenta il lavoratore arrabbiato”, dicono) universitari delle facoltà occupate di ingegneria, di Roma Tre, bandiere dalla No Tav e anche palloncini rosa contro la legge Tarzia sui consultori: il corteo sfila pacificamente, composto da circa duemila persone. “Quello di oggi rappresenta un esperimento – ha detto Luca, studente di Uniriot – Oggi le lotte attraverseranno tutto il mondo del lavoro, scuola, operai e precari perché tra la scuola e Somigliano c’è un problema serio: la precarietà è diffusa 140mila studenti dell’università di Roma in futuro non avranno un lavoro”.
EPIFANI. “In tutta Europa i sindacati scioperano insieme, da noi in campo c’è soltanto la Cgil e questo indebolisce il fronte del movimento dei lavoratori, soprattutto in un momento di crisi, in cui è invece necessario lottare insieme”, ha detto Epifani, aggiungendo che “il governo ha fatto poco e male, ha diviso i sindacati e questo è un rimprovero che io farò sempre”. “Siamo in piazza per difendere il contratto nazionale, che rischia di essere cancellato, il lavoro e la democrazia e per indicare un’uscita da questa crisi diversa da quella indicata dal governo e da Confindustria – ha detto per parte sua il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini – Siamo di fronte al più grande attacco ai diritti di sempre, in una crisi che non ha precedenti, in un momento in cui il lavoro deve tornare ad essere centrale”. Landini ha chiesto di “smetterla di fare accordi separati e, per questo, di ridare la parola ai lavoratori”. Il leader Cgil ha aggiunto che il modello Pomigliano deve essere “superato con un accordo che garantisca investimenti e occupazione, ma anche diritti”.
MARCEGAGLIA. “Siamo già in una situazione economica complessa: aggiungere a questo un clima di conflitto sociale sarebbe molto grave”, ha detto sabato mattina Emma Marcegaglia a Prato, dove parlerà alla conclusione dei lavori. “Parlerò quando più o meno si avvierà la manifestazione della Fiom”, dice. E lancia “un richiamo a moderare i toni: la preoccupazione che il Paese vada verso una spirale di violenza è un fatto molto negativo, siamo partiti con gli insulti, siamo arrivati alle uova alle sedi della Cisl, alle irruzioni nelle sedi di Confindustria… Bisogna bloccare questo meccanismo, condannare chi fa violenza, perchè se non facciamo questo il rischio per il Paese è forte”.