REGGIO CALABRIA. 34 ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite dalla polizia,all’alba di venerdì, a Reggio Calabria e in provincia, contro cosche della ‘ndrangheta.
I provvedimenti, emessi dal gip su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, riguardano accuse, a vario titolo, diomicidio, estorsione, associazione per delinquere di stampo mafioso. Coinvolti alcuni esponenti della cosca Serraino che, secondo gli inquirenti,sarebbe responsabile di alcuni degli attentati degli ultimi mesi contro i magistrati della Procura di Reggio Calabria. Gli altri arrestati appartengono alle cosche Rosmini e Libri, anch’esse attive nel capoluogo.
“Le indagini – recita un comunicato della polizia – hanno consentito di far luce su numerosi episodi estorsivi ai danni di imprese operanti in particolare nel settore edile e di danneggiamenti tramite incendio o esplosione di colpi di arma da fuoco, consumati ai danni di attività commerciali, e di individuare il responsabile dell’omicidio di Giuseppe Lauteta, avvenuto nel gennaio 2006 in Reggio Calabria”.
Dall’attività investigativa è emerso che le cosche avevano assunto il controllo del territorio, al punto da imporre anche le ditte per l’esecuzione di lavori edili privati, gli esponenti delle cosche di ‘ndrangheta arrestati questa mattina dalla Polizia di Stato a Reggio Calabria. Le famiglie Borghetto, Zindato e Caridi (collegate alla cosca Libri) erano egemoni nella zona centro sud della città, arrivando persino a ”sostituire lo Stato in quel territorio”, ha detto in conferenza stampa il questore Carmelo Casabona. Nella zona si verificavano spesso danneggiamenti e intimidazioni alle saracinesca degli esercizi commerciali. In un episodio, avvenuto nel 2008, l’autore dell’incendio al negozio ”Pasta fresca”, Antonino Arabesco, venne arrestato pochi giorni dopo perché rimase ustionato, ha raccontato il capo della squadra mobile Renato Cortese. ”Stiamo cercando di colpire tutti i settori della criminalità, indagini svolte con l’uso di intercettazioni ambientali e telefoniche, pedinamenti e attività tradizionali, indagini patrimoniali, con le risorse che abbiamo a disposizione. Notevoli, ma calate in una realtà difficile come quella di Reggio Calabria” ha affermato il procuratore Giuseppe Pignatone.