Riforma Università, sit-in a Montecitorio. Slitta esame alla Camera

di Redazione

 ROMA. Centinaia di studenti hanno bloccato il traffico sul lungotevere a Roma, per protestare contro il ddl Gelmini.

Gli studenti, che avevano partecipato al sit-in davanti a Montecitorio, avevano prima occupato simbolicamente la sede della Conferenza dei rettori (Crui) poco distante, poi si sono spostati in corteo sul lungotevere, all’altezza di Ponte Cavour e in direzione piazza del Popolo. “Abbiamo occupato la sede della Crui – hanno detto gli studenti – per denunciare la collusione tra i rettori e questo governo. Loro appoggiano il ddl Gelmini”.

Anche gli studenti medi in piazza contro il ddl Gelmini “che distrugge l’Università”. Ad annunciare la presenza al presidio la Rete degli Studenti sottolineando che “dopo la riforma della secondaria, che ha portato le nostre scuole al collasso, ecco che il governo e il ministro Gelmini passano alla distruzione dell’università. Noi studenti medi – aggiunge la Rete degli studenti – non possiamo accettare il disegno che hanno preparato per il nostro futuro: lasciarci le macerie della scuola e delle università pubbliche, condannarci ad un lavoro precario e dequalificato, costringerci ad abbandonare l’Italia per provare a rincorrere un futuro migliore”. “Il ddl – spiegano gli studenti – contiene delle disposizioni che rappresentano l’attacco finale al sistema pubblico universitario del nostro paese. Dopo i tagli della Legge 133 del 2008 il disegno di aziendalizzazione degli atenei si completa con l’inserimento per legge dei privati all’interno dell’Università, lo smantellamento del sistema di diritto allo studio con la sostituzione delle borse di studio con i prestiti d’onore, slegando inoltre il sussidio statale dalle condizioni economiche degli studenti, la totale precarizzazione del ruolo della ricerca e della figura dei ricercatori”.

TREMONTI.

Rispetto alla riforma dell’Università, il governo si è impegnato a “mettere più soldi possibile”. Ma ciò avverrà “a fine anno”, ha raccontato Tremonti. “Confermo che faremo tutto il possibile – ha detto Tremonti – sappiamo quanto è significativo quell’investimento ma lo si può fare con lo strumento tecnico possibile: non con una legge ordinamentale” ma nel decreto di fine anno. “Ieri sera abbiamo avuto un ottimo incontro: si è definito che la Finanziaria è la finanziaria e la legge di ordinamento è un altra cosa”, ha concluso il ministro a cui Umberto Bossi ha espresso il suo sostegno. “Massima fiducia in Tremonti, è come Otto von Bismarck, un cancelliere di ferro”, ha detto il leader della Lega rispondendo a chi gli faceva notare che Tremonti è sotto attacco degli altri ministri: «Io lo difendo come sempre”.

SLITTA ESAME ALLA CAMERA. Slitta, intanto,l’inizio della discussione generale sulla riforma dell’Università in Aula alla Camera. Lo ha deciso la conferenza dei Capigruppo di Montecitorio dato che sul testo manca ancora il parere della commissione Bilancio. Dopo una riunione tra i ministri di Istruzione e Economia e la maggioranza si è deciso di rinviare a dopo la sessione di bilancio l’esame della riforma.

STOP DA RAGIONERIA STATO. In commissione Bilancio i tempi si sono allungati innanzitutto per problemi di copertura: sul parere pesa infatti la stroncatura di alcuni emendamenti fatta dalla Ragioneria dello Stato e, in particolare, l’alt sulla norma che prevede l’assunzione di 9mila ricercatori, per la quale sarebbe necessaria una relazione tecnica che dimostri “la congruità degli oneri indicati”. Sullo stesso emendamento, parere negativo è arrivato dal Tesoro anche alle modifiche approvate dalla commissione Cultura della Camera che “determinano effetti finanziari negativi tali da pregiudicare la stabilità dei conti di finanza pubblica”.

BOSSI: “SOLDI O A RICERCA O A BOMBE”. Sulla mancanza dei fondi è intervenuto anche il ministro delle Riforme Umberto Bossi. “O diamo i soldi all’Università o li diamo alle bombe. E’ una bella scelta” ha commentato Bossi con i giornalisti, annuendo poi quando una parlamentare della Lega si è detta favorevole a che i soldi vadano alla ricerca.

GELMINI: “MINISTERO VALUTI COPERTURA”.“Accolgo positivamente il fatto che il centrodestra ritenga l’università una priorità. Arrivati a questo punto, ha ragione la maggioranza quando chiede di legare e contestualizzare le riforme alle risorse”. Il commento al rinvio del ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini. “Il Miur ha presentato una riforma, moderna e innovativa, che ha l’ambizione di rilanciare l’università italiana – ha detto ancora – ora tocca al Parlamento approvarla e al ministero dell’Economia valutarne la copertura”.

PD: “FALSE PROMESSE”.Le bugie hanno le gambe corte. Dopo aver impegnato per una settimana Parlamento e mondo dell’università a discutere di un emendamento sui ricercatori comunque del tutto insufficiente, oggi abbiamo avuto l’ennesima riprova che delle promesse del governo in fatto di risorse per l’università non ci si può minimamente fidare” è l’attacco al governo di Marco Meloni, responsabile Pd Università e Ricerca.

FLI: “GARANZIER PER RICERCATORI”. Determinati a trovare la copertura per le assunzioni dei ricercatori, i deputati di Fli. “Nell’ambito della riforma universitaria, grazie agli emendamenti presentati dai parlamentari di Futuro e Libertà per l’Italia e accolti dal governo, abbiamo garantito un’opportuna apertura alle legittime istanze dei ricercatori e dei professori assicurando un adeguato piano di assunzioni e il ripristino degli scatti meritocratici” dichiarano in una nota Italo Bocchino, Fabio Granata e Giuseppe Valditara. “Qualora dovessero mancare le risorse finanziarie – continuano – siamo pronti a ripresentare in Aula tutti gli emendamenti necessari a garantire alla ricerca universitaria e ai giovani docenti una prospettiva certa, e l’effettivo riconoscimento della meritocrazia nell’università italiana”.

BERLUSCONI GARANTISCE RIFORMA.Secondo fonti parlamentari della maggioranza, poi, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi avrebbe rassicurato personalmente con una telefonata il titolare del ministero dell’Istruzione sul fatto che la riforma degli atenei si farà. La Gelmini, che secondo le stesse fonti sarebbe decisamente contrariata per il rinvio a causa dei problemi di copertura della riforma, non avrebbe però ricevuto garanzie sui tempi.

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