ROMA. Dopo cinque mesi di interim di Silvio Berlusconi, finalmente arriva il successore del dimissionario Claudio Scajola alla guida del ministero dello Sviluppo economico: Paolo Romani, già sottosegretario alle comunicazioni, ha giurato davanti al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Presenti anche il presidente del Consiglio e il sottosegretario Gianni Letta. Il nome di Romani si era fatto già lo scorso 5 maggio, quando Berlusconi assunse provvisoriamente la carica di Scajola.Tra ipapabilivi era anche la presidente di Confindustria Emma Marcegagliache però ha rifiutato alle “avances” del Cavaliere.
ROMANI. Nato a Milano, 63 anni, Romani, prima della nomina era dal 30 luglio dello scorso anno viceministro allo stesso dicastero con delega alle comunicazioni. Ha alle spalle una lunga carriera nell’editoria radiotelevisiva: nel 1976 fonda Milano Tv, poi trasformatasi in Rete A, di cui è direttore generale fino al 1985. Dal 1986 al 1990 è amministratore delegato di Telelombardia. Nel 1990 è editore di Lombardia 7, emittente che cede nel 1995 dopo essere stato eletto deputato con Forza Italia, di cui sarà coordinatore regionale per la Lombardia dal 1998 al 2005.
COMMENTI. Numerose le polemiche si erano levate in questi mesi per la mancata nomina del nuovo ministro, soprattutto da parte dell’opposizione. Questi i commenti a seguito dell’investitura di Romani. “Bisogna vedere se esiste ancora il ministero dello Sviluppo che in 5 mesi è stato fatto a pezzi nell’incuria generale insieme ai problemi veri che si chiamano lavoro, attività economiche e produttiva”, ha commentato il segretario del Pd, Pierluigi Bersani. La presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro: “Dopo 150 giorni di ingiustificabile vacanza istituzionale, con la nomina del nuovo ministro dello Sviluppo economicoè finalmente terminato l’interim di Berlusconi. Romani è senz’altro un esperto di politiche della comunicazione, essendo stato editore, dirigente di Mediaset, poi uno dei principali autori della sciagurata legge Gasparri. Non credo, invece, si intenda molto di vertenze aziendali e di crisi d’impresa, ed è quindi improbabile che riesca a riparare i danni di cinque mesi di sostanziale assenza del governo nel periodo più acuto della crisi economica”. “In compenso, la sua nomina
rappresenta, anche simbolicamente, l’apice del conflitto di interessi proprio mentre sta per cominciare l’autunno del patriarca”, conclude Finocchiaro. “Vedremo se ci sarà un ministro che possa occuparsi di crisi aziendali”. Ironico il commento di Pier Ferdinando Casini (Udc): “Avrei preferito Fedele Confalonieri (presidente di Mediaset, ndr) sia per la sua conoscenza del mondo dell’impresa, sia per la sua conoscenza del mondo televisivo”. Per il capogruppo Idv alla Camera Massimo Donadi, “con Romani siamo al trionfo del conflitto d’interessi. Berlusconi non solo ci ha messo cinque mesi per nominare un nuovo ministro, ma ha scelto anche l’uomo che è stato il braccio armato di Mediaset nelle istituzioni. L’uomo al quale ha affidato la tutela dei suoi interessi nell’etere, ora si occuperà della banda larga e delle frequenze televisive”. Anche il Codacons boccia la nomina di Romani. In una nota l’associazione dei consumatori parla di “una pessima scelta” e sostiene che il neoministro “personifica la gestione fallimentare” di Scajola. Dalla maggioranza arriva invece un “in bocca al lupo” del presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri, che ritiene Romani “una persona concreta per un incarico impegnativo. La stima e l’amicizia tra di noi ci aiuteranno ad assumere iniziative sempre più utili allo sviluppo economico dell’Italia”.
NAPOLITANO ARRIVA IN RITARDO, BERLUSCONI SI INNERVOSISCE. Nessun applauso, nessun brindisi. E soprattutto nessun colloquio, a margine del giuramento, tra il presidente Napolitano e Berlusconi. Anzi il premier, giunto al Colle alle 19 insieme al sottosegretario Letta, è stato’costretto’ ad attendere alcuni minuti l’arrivo nella sala del capo dello Stato. Un’attesa che, per quanto breve, il Cavaliere ha mal sopportato e che ha cercato di ingannare. Salutando cronisti e fotografiha azzardato una battuta: “Volete che vi racconti una storiella per ingannare l’attesa?”. Letta, visti i precedenti, gli intima ‘l’alt’ e Berlusconi si ferma. A un certo punto, poi, il Cavaliere si è avviato verso l’ingresso della Sala quasi a voler sollecitare l’arrivo del capo dello Stato.