Moscati, denunciò inefficienze e fu licenziato: arriva sentenza-beffa

di Antonio Arduino

AVERSA. Dieci anni fa, elencando dati e fatti, aveva denunciato a ripetizione, pubblicamente, inefficienze e carenze dell’ospedale “San Giuseppe Moscati” con l’obiettivo di garantire la giusta e dovuta assistenza ai pazienti che a quel nosocomio facevano riferimento.

Il risultato fu prima l’allontanamento dal reparto e dall’ospedale, in cui lavorava da anni come chirurgo ortopedico, con trasferimento a un incarico esterno, poi la sospensiva dal servizio, infine il licenziamento, avvenuto quasi in risposta all’ennesima denuncia pubblica della vicenda fatta al programma televisivo “Mi manda Rai Tre”. Oggi una sentenza della magistratura afferma che aveva ragione e che tutto quanto accadutogli non doveva accadere. Di conseguenza va risarcito con 84mila euro.

Parliamo di Nazario Di Cicco, chirurgo ortopedico stimatissimo ad Aversa, che dopo aver letto la sentenza emessa dal giudice non fa salti di gioia come ci si potrebbe aspettare da chi dopo dieci anni di attesa si vede, finalmente, riconosciuto un diritto. Per Di Cicco giustizia non è fatta, anzi la sentenza appena pubblicata è l’ennesima beffa messa in atto a suo danno. Il perché è lui stesso a chiarirlo in una lettera trasmessa ad Andrea Vianello, conduttore del programma di Rai3, che non risolse le cose ma le complicò, infatti il medico fu licenziato.

“Egregio dottor Andrea Vianello (Rai 3) – scrive Di Cicco – sono stato suo ospite a ‘Mi manda Raitre’ il 27 gennaio 2007 e, insieme alla direttrice generale dell’Asl Ce2e al presidente nazionale dell’ordine dei medici, discutemmo sulla diagnosi di mobbing syndrom e del conseguente giudizio che mi ha allontanato dal lavoro, entrambi fatti dall’Asl Ce2 con uomini e mezzi propri. Il tutto dopo aver denunciato le inefficienze e le carenze dell’ospedale di Aversa. Gli impegni presi (dagli allora vertici dell’Asl Ce2, ndr) in quella trasmissione televisiva sono stati ridicolizzati”.

“Oggi – continua Di Cicco – a quasi quattro anni da quella trasmissione televisiva e a dieci da quella diagnosi e giudizio dell’Asl Ce2, il giudice ha sentenziato che ‘… la diagnosi è inesistente sotto il profilo nosografico non riscontrandosi nelle classificazioni dei disturbi mentali… il giudizio è errato perché basato sul nulla…è errato perché l’istante all’epoca del giudizio era da ritenersi idoneo ad esercitare la sua specifica attività professionale’”.

“Nella sentenza – osserva lo specialista – si parla delle gravi ripercussioni che tutta la situazione ha avuto anche per la mia famiglia. Ma la sentenza in realtà è una beffa”, “Perché – spiega – ci sono voluti dieci anni per accorgesi che nel verbale della mobbing syndrom non c’é nulla. Perché non posso essere reintegrato dato che, come ha evidenziato il magistrato nella sentenza, ‘è pacifico che l’istante, nelle more del giudizio, è stato licenziato’. Quindi adesso debbo attendere un’altra sentenza, quella contro il licenziamento, avvenuto dopo la partecipazione alla trasmissione da lei condotta”. “E come se non bastasse – osserva – dovrò iniziare un nuovo giudizio per ottenere il risarcimento riconosciutomi oggi dal giudice, perché deve pagare l’Asl di Caserta in deficit e i conti della sanità campana sono in rosso per sei miliardi di euro”.

“Intanto, – fa rilevare Di Cicco – quelli che hanno stilato la diagnosi di mobbing syndrom e mi hanno impedito di lavorare non solo non hanno dovuto rispondere di quanto hanno fatto e sono stati promossi, ma non pagheranno nulla per il danno fatto a me, alla mia famiglia e alla stessa Asl di Caserta”. Infine, una nota sulle condizioni qualitative dal punto di vista assistenziale del San Giuseppe Moscati: “In questi dieci anni – conclude – l’ospedale non è migliorato”.

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