GRAZZANISE. Giovedi 25 novembre, alle ore 10, presso
… un riconoscimento previsto per tutti i cittadini italiani – militari e civili – deportati ed internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto, durante la seconda guerra mondiale. Il nostro saggio 86enne fu catturato a Bolzano il 16 settembre 1943; condotto, durante tre giorni di estenuante viaggio in treno, a Crems nella città di Lesin (Austria), venne schedato, fotografato, vaccinato ed adibito a mansioni di scarico dei vagoni (armi e merce varia) per conto dei tedeschi. Successivamente, si vide costretto a duro lavoro in uno stabilimento nei pressi del campo di concentramento di Crems.
In quellopificio, si dedicò alla produzione di pistoni per carri armati, aerei ed altri mezzi. Massacrante lorario di lavoro: dalle 6 del mattino alle 18 di sera. Finalmente, il 15 maggio del 1945 fu liberato dai russi che lo condussero a Budapest, dove rimase fino alla fine del mese di agosto. Il 21 settembre dello stesso anno 1945, dopo una movimentata e duratura fuga (in parte anche a piedi), riuscì a far ritorno nella sua amata Italia. La medaglia donore sarà consegnata personalmente dal dottor Ezio Monaco, prefetto di Caserta, ma non a lui, che per gli acciacchi della veneranda età è ormai impossibilitato a muoversi da casa, bensì al figlio, professor Antonio Cristiano, giustamente fiero del suo papà.
Come già osservammo qualche anno fa, quando un analogo riconoscimento fu attribuito ad un altro coraggioso grazzanisano, Vincenzo Pace, è davvero un paradosso che son dovuti trascorrere oltre sessantanni per elargire una gratificazione morale ad uomini che hanno affrontato privazioni, mortificazioni e sacrifici dogni genere. Beati i vivi che almeno possono vivere questo momento di ricordi incancellabili e le emozioni di un piccolo-grande momento di gloria, perché in tanti sono già passati da tempo allaldilà, senza neppure avere un meritato simbolo di cui fregiarsi.
inviato da Raffaele Raimondo