ROMA. “In Italia c’è una destra che è cosciente del grave momento in cui si trova il nostro Paese e che deve essere affrontato da tutti all’insegna della massima responsabilità”.
È questo uno dei passaggi principali del videomessaggio di Gianfranco Fini diffuso in Rete a dieci giorni dalla convention di Bastia Umbra. L’appello alla responsabilità il presidente della Camera e leader di Fli lo rivolge in primo luogo, anche senza citarlo direttamente, al premier Silvio Berlusconi. “Chi ha avuto l’onore e l’onere di governare” deve, secondo Fini, “onorare quell’impegno attraverso una agenda di governo. Vedremo nei prossimi giorni quello che accadrà”.
Poi, quasi a rispondere indirettamente ai boatos sulla tenuta, nelle prossime settimane, di Futuro e Libertà, Fini sottoliena che l’obiettivo è quello di ottenere 100 mila firme “in calce al Manifesto per l’Italià entro la metà di gennaio, quando a Milano sarà lanciato il nuovo partito”. Parole che suonano significative nel momento in cui, in Parlamento, è partita la caccia berlusconiana ai voti mancanti per la fiducia.
Per questo il leader di Fli rilancia le sue parole d’ordine. ”A Perugia e’ emersa un’Italia che crede nel senso del dovere, nel senso civico e in questo le istituzioni devono dare il buon esempio”. I cui valori di riferimento “sono quelli del popolarismo europeo, certamente nel perimetro culturale del centrodestra, quella destra che ho poi cercato di declinare qualche giorno fa in quella fortunata trasmissione (“Vieni via con me”) con un indice di ascolto elevatissimo, che mi ha messo in confronto con uno dei leader della sinistra”.
Infine, per serrare i ranghi mentre le sirene berlusconiane sono al lavoro per spaccare Fli, un appello alla necessità di strutturare il movimento. “Dobbiamo stendere una rete organizzativa: non vogliamo fare un partito vecchio stampo ma un movimento di opinione organizzato. Mi permetto di fare un appello a non abbassare la guardia, ma soprattutto per lavorare con ancora maggiore convinzione, perchè quel disegno ambizioso è a portata, perchè sono tanti coloro che capiscono che è arrivato il momento, per mille ragioni, di cambiare passo, di innestare una marcia più alta nel cammino di rinnovamento del nostro Paese”.
BOSSI VUOLE ELEZIONI ANTICIPATE. Umberto Bossi non ha dubbi. La soluzione migliore per uscire dalla crisi in cui versa ormai da settimane il centrodestra è quella delle elezioni anticipate. Non che il leader della Lega tema che il premier non ottenga la fiducia alle Camere. “Berlusconi andrà avanti”, è la convinzione del Senatùr. Che ribadisce, però, di preferire la strada del voto. Con il ritorno alle urne, secondo il numero uno del Carroccio, “ci pensa il popolo a raddrizzare il governo”. Né conferme né commenti da parte di Bossi in merito all’incontro avuto a Montecitorio con l’altro ministro leghista Roberto Calderoli, con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, e con il ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Alla verifica parlamentare manca meno di un mese. E se Bossi si mostra decisamente ottimista, di tuttaltro avviso è il leader del Pd. “Credo che stavolta Berlusconi sbagli le misure” ha detto Pier Luigi Bersani.
L’AFFONDO DEL NYT.Ad esprimere dubbi sul buon esito del voto del 14 dicembre in Parlamento è anche l’autorevole New York Times. “L’Houdini della politica italiana questa volta potrebbe non farcela”, titola un articolo della corrispondente da Roma sulla crisi del governo Berlusconi. Secondo il quotidiano americano, la crisi politica di questi giorni presenta infatti caratteri nuovi e “significativamente differenti”. Quel che colpisce, secondo il New York Times, è latteggiamento di molti tradizionali alleati del premier. “Anche i suoi fedelissimi, anche coloro che non lo hanno abbandonato neanche quando perse il potere nel 2006 ma che annusano nellaria la debolezza politica proprio come i cani annusano la paura, hanno visibilmente iniziato a riposizionarsi in vista di una nuova pagina politica in cui Berlusconi molto difficilmente sarà luomo guida”. Le defezioni, avviate con lo strappo di Fini, “si moltiplicano ogni giorno che passo” e il New York Times cita persino il direttore de Il Giornale, VittorioFeltri, che, intervistato da Il Fatto quotidiano, ha definito Berlusconi “stanco e confuso”. Sia come sia, conclude il quotidiano americano, per vedere come andrà a finire toccherà attendere metà dicembre quando le camere saranno chiamate al voto.