‘Ndrangheta, maxi sequestro da 200 milioni. Preso il latitante Barbaro

di Redazione

Giuseppe CommisoREGGIO CALABRIA. 200 milioni di euro. Nuovo maxi sequestro alla ‘Ndrangheta tra appartamenti, terreni, un centro commerciale, negozi e denaro contante riconducibili alla ‘ndrina Commisso di Siderno, una delle più potenti della Locride.

Il sequestro dei beni è stato disposto dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, che ha accolto la proposta del questore, Carmelo Casabona. Le indagini che hanno portato al provvedimento sono state condotte dalla Squadra mobile di Reggio Calabria, dallo Sco e dal Commissariato di Siderno.Si tratta della seconda tranche dell’inchiesta “Crimine”, incentrata sulla penetrazione della ‘ndrangheta in Lombardia, interessata agli appalti dell’Expo 2015, che nel luglio scorso portò all’arresto di più di 300 persone.

I beni sono riconducibili in parte a Giuseppe Commiso (nella foto), 64 anni, detto “Il Mastro”, e ad altri elementi considerati organici alla cosca. Gli incontri tra gli affiliati si svolgevano in una lavanderia Ape Green situata nel centro commerciale sequestrato, già comparsa nell’inchiesta “Crimine”. Era lì, come testimoniano le intercettazioni ambientali, che venivano decise le strategie del gruppo criminale e venivano attribuite le cariche al suo interno.

Nei giorni scorsi, anche grazie a quelle intercettazioni, la polizia aveva arrestato tre persone legate alle cosche Cataldo e Cordì, tra cui il giovane rampollo dei Cordì, che avrebbero preso accordi per arrivare a una “pax mafiosa” dopo la sanguinosa faida durata 40 anni e spartirsi le estorsioni e i proventi illeciti sul territorio. Commisso avrebbe avuto un ruolo di primissimo piano anche in questa vicenda.

PRESO IL LATITANTE BARBARO. Nella stessa mattinata i carabinieri di Platì hanno catturato il latitante Pasquale Barbaro, 33 anni, accusato di associazione per delinquere finalizzato al traffico di sostanze stupefacenti.Ricercato dal 2009, era inserito nell’associazione riconducibile al capo società Saverio Trimboli, arrestato il 13 febbraio scorso. Il latitante è stato preso in un’abitazione rurale in contrada Palumbo, località Serro Stinco di Platì (Reggio Calabria), all’interno di un nascondiglio ricavato tra l’armadio e la parete in muratura della camera da letto. L’accesso al nascondiglio era costituito da un pannello in compensato movibile, delle dimensioni di un metro per 1,80. Non era armato e non ha opposto alcuna resistenza. Al momento dell’irruzione era in compagnia di alcuni familiari.Nel corso della perquisizione domiciliare sono stati rinvenuti e sequestrati un pc portatile, cellulari, binocoli e tute mimetiche.

ALFANO: “NORME ANTIMAFIA METTONO IN GINOCCHIO LE COSCHE”. “Ancora un altro straordinario successo nella lotta quotidiana a tutte le mafie, dopo l’arresto di ieri del superlatitante della camorra Antonio Iovine”, afferma, in una nota, il ministro della Giustizia, Angelino Alfano. “Questo sequestro – continua il Guardasigilli -è la conferma ulteriore che le norme antimafia varate dal governo contribuiscono a mettere in ginocchio le organizzazioni criminali, privandole dei patrimoni accumulati illecitamente”.

DUE OMICIDI A REGGIO. Da Reggio Calabria, intanto,arriva la notizia dell’uccisione di due uomini, Massimiliano D’Ascola, 35 anni, e Giorgio Clemeno, 31. I due, già noti per reati legati agli stupefacenti, erano per strada e stavano parlando davanti al portone del palazzo dove abitavano entrambi, nel quartiere Cep di Archi, alla periferia nord di Reggio Calabria, quando qualcuno gli ha sparato contro numerosi colpi di pistola. Sono morti sul colpo. Gli investigatori hanno sentito parenti ed amici delle vittime per cercare di ricostruire le loro ultime ore di vita e per verificare se negli ultimi tempi avessero avuto dei contrasti con qualcuno. I carabinieri stanno anche indagando per accertare se i due avessero contatti con ambienti della criminalità organizzata reggina. Sul movente, al momento, non viene esclusa alcuna ipotesi.

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