Pd: “Cosa non si fa per una poltrona!”

di Redazione

PdSANT’ARPINO. Il coordinamento del Pd santarpinese commenta il mini-rimpasto attuato in giunta dal sindaco Eugenio Di Santo.

“Qualche settimana addietro gli amici di ‘Alleanza Disintegrata’ fecero riferimento ad un cosiddetto ‘teatrino’ politico. Tale riferimento era certamente ‘autobiografico’. Infatti, la trama, tutt’interna, ha come protagonista unica la “poltrona” e più sullo sfondo la ‘monnezza’.

Un’ulteriore conferma n’è il volantino di domenica mattina. Il consigliere di maggioranza, Domenico D’Antonio, in un intervento sottolineava un appannamento delle iniziative politiche della Giunta, una disattenzione su alcuni aspetti importanti della vita cittadina, come la scuola e il territorio, e metteva in guardia dalle tentazioni di mischiare pubblico e privato. Gli faceva eco il capogruppo (dimissionario?), nonché presidente del Codi, che richiamava l’attenzione su delle criticità e la necessità di avviare un confronto. Risposta immediata, a stretto giro di ‘voce’, e confronto avviato e chiuso con un giro di poltrone. Infatti, il comunicato del ‘teatrino’ recita: ‘Dopo un ampio, approfondito dibattito politco, aperta e chiusa la verifica chiesta da D’Antonio: Salvatore Lettera entra in giunta al posto di Chianese, Mimmo D’Antonio entra in Giunta nell’Unione dei Comuni a posto del Lettera’. Forse questa soluzione è stata suggerita al sindaco dalla necessità di trovare la persona giusta per rilanciare l’Unione dei Comuni in crisi o, come dice, appunto, qualche malizioso, al D’Antonio è stato offerto un contentino inviandolo al ‘Cimitero degli Elefanti’. Girano, infatti, voci su possibili defezioni dall’Unione. I punti di criticità erano solamente le poltrone. Cosa non si fa per sedervici sopra.

E il commento al ‘vetriolo’ dell’ex assessore Nicola Chianese nei confronti di Domenico D’Antonio (due componenti della maggioranza) può essere l’epitaffio di questa sgangherata e dannosa giunta Di Santo. ‘Mi resta l’amarezza a livello umano – scrive l’assessore perché in tutta sincerità non so politicamente quale critica rivolgere a chi, confondendo il ruolo dell’amministrazione con quello delle commissioni consiliari, non ha prodotto una grossa mole, forse neanche piccola, di proposte da rivolgere all’amministrazione; a chi si richiama al rispetto delle regole e della collegialità, contestando a mezzo stampa la giunta da lui stesso sostenuta, chiedendo impropriamente sempre a mezzo stampa una fantomatica verifica politica esaudita con la concessione, avidamente accettata, di deleghe vacanti, sedendosi così allo stesso tavolo di quello sprovveduto gruppo di assessori che fino a qualche giorno prima aveva prodotto danni al territorio, alla scuola, al personale, al bilancio ed in particolare alla viabilità’.

E cos’altro non si fa per una poltrona al teatro! Tra i criteri, per agevolare l’acquisto degli abbonamenti, ci ha colpito uno in particolare: il riferimento al reddito minimo dell’Isee. Il ragionamento che avrà fatto la maggioranza sarà stato di questo tipo: alle famiglie che hanno problemi di quadratura del bilancio familiare offriamo loro un’opportunità di svago. Un po’ come la famosa Regina, che a coloro che le rappresentavano la mancanza di pane, rispose: comprassero brioches. Ma una voce maliziosa, lo riconosciamo sì maliziosa, ci sussurra: ‘Vuoi vedere che quel criterio consenta di gestire in modo ‘clientelare’ una fetta degli abbonamenti?’. Un vecchio saggio politico diceva ‘A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si indovina’. E sullo sfondo del Teatro e del teatrino, domina la sceneggiata, regina imponente, la monnezza”.

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