AVERSA. LAsl Caserta ha sospeso lassistenza domiciliare che, in base al progetto di interazione tra ospedale e territorio di dimissioni protette, prevedeva, insieme ad un infermiere ed un rianimatore, la presenza di un operatore socio-sanitario, per cinque a giorni a settimana, per il piccolo G. L. (4 anni).
E dallo scorso mese di luglio, infatti, che al bambino, affetto dalla sindrome di Werdning-Hoffman con insufficienza respiratoria cronica, portatore di trachcotomia e costretto allimmobilità totale da tetra paresi flaccida, è stato sospeso un servizio a cui ha pieno diritto.
Questo il commento indignato dellassessore ai servizi socio-sanitari del comune di Sant’Arpino, Salvatore Lettera, in seguito alla decisone dellAsl Caserta di sospendere il servizio domiciliare che, fino a sei mesi fa, era stato erogato dallUoc di anestesia e rianimazione dellospedale San Giuseppe Moscati di Aversa in cooperazione con la stessa Asl.
E la motivazione addotta? ha continuato Lettera – La mancanza di fondi! Come è possibile che di fronte ad un caso tanto grave come quello di un bambino di soli 4 anni, che respira esclusivamente con lausilio di un macchinario, addurre quale motivazione la mancanza di fondi? E soprattutto come lo si può fare di fronte alla disperazione di due genitori che si sono ritrovati, da un giorno allaltro, soli e costretti a fare loro stessi cose che prima venivano fatte da un operatore competente e professionale? La famiglia del piccolo ha spiegato – ha già inviato una lettera, tramite lavvocato del tribunale degli ammalati, al commissario straordinario pro-tempore dellAsl Caserta, al Presidente della giunta regionale Stefano Caldoro e allarea generale di coordinamento assistenza socio-sanitaria, ma senza ricevere, ancora oggi, alcuna risposta. Attualmente al bambino è stato concesso dallAsl solo il servizio Adi che prevede un infermiere ed un rianimatore per tre giorni a settimana. Ma non sono certo sufficienti per un bambino costretto allimmobilità totale che ha bisogno di assistenza continua e specializzata! La nostra amministrazione e i servizi sociali si sono già attivati affinchè si possa mettere la parola fine ad una storia tanto vergognosa. Abbiamo dato, infatti, la nostra disponibilità ad attivare un Ptri (progetto terapeutico riabilitativo individuale) che prevede che le spese siano divise a metà tra il Comune e lAsl. Ci tengo, però, a precisare che non spetta certo al comune risolvere una questione strettamente sanitaria. Siamo, tuttavia, disposti a tutto ha concluso – pur di alleviare le sofferenze di una famiglia che non può essere abbandonata al proprio destino e che ha tutto il diritto di essere sostenuta nellaffrontare la vita di ogni giorno e nel far sì che questa vita, nonostante le difficoltà, sia il più normale possibile.