ROMA. “Cominciamo bene!”, verebbe da dire tenendo conto dei calcoli di Adusbef e Federconsumatori, secondo cui per il 2011 è in arrivo per le famiglie italiane una stangata da oltre 1000 euro.
Tra rincari di alimentari, carburanti, tariffe, assicurazioni e servizi bancari, si prevede un impatto precisamente di 1.016 euro annui a nucleo familiare. La voce più consistente è quella alimentare, con aumenti di 267 euro annui, pari al 6%. Seguono in classifica i carburanti, già alle stelle nelle ultime settimane del 2010 e per i quali, sulla scia dei previsti incrementi del petrolio (si dà ormai per scontato un rally fino a 100 dollari al barile) la spesa aumenterà di ben 131 euro l’anno. Per il trasporto ferroviario previsti oltre 120 euro (+25-30%), comprese le tratte dei pendolari, mentre i prezzi dell’assicurazione rc auto cresceranno di 105 euro (+10-12%). Aumentianche per le tariffe autostradali (+2%), del gas (+7-8%), dell’energia elettrica (+4-5%), dei rifiuti (+7-8%) e dell’acqua (+5-6%).
Per Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, presidenti di Federconsumatori e Adusbef, il 2011 si prospetta, dunque, “un anno infelice sia per la crisi economica che, – sostengono – se non adeguatamente affrontata, non permetterà di raggiungere nemmeno l’1% di crescita del Pil, sia per i rincari che contribuiranno a ridurre ulteriormente il potere di acquisto delle famiglie”.
Secondo le associazioni “ai soliti comportamenti speculativi in tema di prezzi e tariffe, si aggiungono infatti tensioni importanti sui costi dei prodotti energetici e delle materie prime. Tutti fattori, questi, che incideranno sulla determinazione dei prezzi sia relativamente ai beni durevoli che ai beni di largo consumo, a partire da quelli alimentari”.Per questo sono “sempre più necessarie politiche economiche completamente diverse da quelle sin qui attuate, che dovrebbero puntare ad un rilancio dell’economia sia attraverso investimenti in settori innovativi, sia con processi di detassazione esclusivamente a favore delle famiglie a reddito fisso, lavoratori e pensionati. In mancanza di ciò – concludono i presidenti delle due associazioni – si consoliderà sempre di più il circolo vizioso tra contrazione dei consumi, cassa integrazione e licenziamenti, e produzione industriale, non potendo sperare nella ripresa della nostra economia solo attraverso le esportazioni”.