ROMA. Il quotidiano Repubblica pubblica un’inchiesta sui rapporti tra Vladimir Putin e Silvio Berlusconi e aggiunge altro materiale rispetto a quanto già emerso dalle rivelazioni di Wikileaks nei giorni scorsi.
Viene ricostruitala carriera di Valentino Valentini, l’uomo definito dai files di Wikileaks la “shadowy figure”, “luomo ombra”, al fianco di Berlusconi nei suoi rapporti con Mosca. Secondo Federico Rampini, Giuseppe D’Avanzo e Andrea Greco, che firmano l’inchiesta, Valentini avrebbe negli anni effettuato molti viaggi tra Roma e Mosca, frequentando direttamente il Cremlino e bypassando tutte le istituzioni di rappresentanza, sia diplomatiche che commerciali, italiane. Il quotidiano diretto da Ezio Mauro riprende i leaks dell’ambasciatore a Roma Spogli, pubblicati sul sito di Julian Assange, e scrive che Valentini “non è chiaro cosa vada a fare a Mosca, ma ci sono pesanti indiscrezioni sul fatto che presidi gli interessi di Berlusconi in Russia”.
Nel racconto dei tre giornalisti, a fare da contraltare a Valentini ci sarebbe Antonio Fallico, presidente della Zao Banca Intesa a Mosca (advisory di Gazprom) e, nella ricostruzione di Repubblica, “uomo di Putin in Italia”. L’ex professore di letteratura all’università di Verona, secondo il quotidiano romano, “cura gli interessi economici della Russia e quindi soprattutto gli affari energetici che rappresentano il 70% delle esportazioni verso l’Italia”. Secondo Repubblica, se si riuscisse a rendere trasparenti le attività di Fallico e le missioni al Cremlino di Valentini “si potrebbe comprendere presto quanto siano legittimi o scorretti i sospetti di Hillary Clinton sulla natura affaristica delle convergenze politiche tra Berlusconi e Putin”.
Repubblica ricostruisce poi un presunto interessamento di Berlusconi per favorire Gazprom nella distribuzione del gas in Italia. Il gigante petrolifero russo estrae soltanto il metano per poi rivenderlo ai vari distributori nazionali, l’Eni per l’Italia, ma avrebbe interesse a entrare anche nel mercato della distribuzione. Il quotidiano romano parla di un incontro, nel 2003, tra i rappresentanti dell’Eni, desiderosi di rinnovare i contratti di fornitori, e quelli di Gazprom, che annunciano alla loro controparte la volontà di sbarcare nella distribuzione italiana aiutati da Bruno Mentastia, ex socio di Berlusconi e proprietario della San Pellegrino. E a suggerire ai russi il nome di Mentastia, secondo la ricostruzione del quotidiano romano, sarebbe stato proprio il premier italiano con un foglietto che i rappresentanti di Gazprom avrebbero sventolato sotto il naso degli uomini dell’Eni per far loro capire l’apertura politica di cui disponevano. Repubblica promette di svelare ulteriori dettagli nelle prossime puntate della sua inchiesta.