COSENZA. 49 persone ritenute affiliate alla ‘ndrina Bruni sono state tratte in arresto da carabinieri edalla polizia di Cosenza. Tra queste l’ex parlamentare UdeurBonaventura La Macchia, 57 anni, e due carabinieri.
La “famiglia” dei Bruni, secondo le risultanze investigative,aveva assunto un ruolo egemonico nel cosentino sfruttando il vuoto di potere determinatosi dopo l’operazione “Garden” del 1994,conquistando il controllo del traffico di droga, delle estorsioni e delle rapine commesse ai furgoni portavalori eseguite anche con la collusione di malavitosi delle cosche pugliesi. I Bruni, inoltre, controllavano i servizi di onoranze funebri e gestivano una nota discoteca del centro cittadino.
Tra gli arrestati c’è anche il presunto capo della ‘ndrina, Michele Bruni, scarcerato appena ieri e messo agli arresti domiciliari. Insieme a lui arrestati la compagna e tre fratelli, due dei quali già detenuti. Dei due carabinieri arrestati, con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, uno dei due carabinieri era in servizio nella Compagnia di Rende (Cosenza), mentre l’altro era stato sospeso.
Per quanto riguarda La Macchia, arrestato nella sua abitazione di Roma, questi sarebbe stato inserito nel racket delle pompe funebri grazie ai suoi collegamenti con il titolare di una casa di cura di Cosenza. L’ex parlamentare è accusato di tentata estorsione, aggravata dalle modalità mafiose. In particolare, avrebbe fatto pressioni sul proprietario della casa di cura per fare in modo che il servizio di pompe funebri per le persone che morivano nella clinica fosse affidato ad un impresa che sarebbe stata collegata ai Bruni.
Le indagini sono state condotte per tre anni dai sostituti procuratori della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, Vincenzo Luberto e Raffaella Sforza, e dai sostituti Claudio Curreli e Adriano Del Bene applicati dalla procura di Cosenza.