ROMA. A Roma e in altre città d’Italia gli studenti tornano in piazza per manifestare contro la riforma Gelmini proprio nel giorno in cui potrebbe arrivare al Senato lapprovazione del tanto discusso disegno di legge, che però potrebbe slittare anche a giovedì dopo la bagarre a Palazzo Madama.
Ingenti le misure di sicurezza disposte dalla Questura. Ci saranno più uomini, circa 2mila unità, per integrare la “strategia blindati”, quella aggirata dai black bloc lo scorso 14 dicembre, e un’area rossa da modulare a seconda delle necessità. Un sistema di sicurezza flessibile ma “inflessibile” per non ripetere gli errori di una settimana fa, quando il centro della capitale è stato trasformato in un campo di battaglia da un manipolo di agguerriti teppisti.
“PALAZZI DEL POTERE NELLA SOLITUDINE”. Ma la manifestazione prevista nella Capitale potrebbe addirittura risparmiare il centro storico e non puntare verso i palazzi delle istituzioni. In ogni caso gli studenti, che hanno snobbato la richiesta della Questura di chiedere un preavviso per manifestare, puntano molto sulleffetto-sorpresa. Bocche cucite in attesa di scendere in piazza. Lo slogan dei “blitz” è “liberi per la città”. La manifestazione non punta verso il “triangolo del potere” Camera-Senato-palazzo Chigi, bensì verso la zona est della città, san Lorenzo, Pigneto, Porta Maggiore, Casilino. Gli studenti garantiscono che non sarà violata la zona rossa e che la loro protesta sarà ironica, imprevedibile e fantasiosa. “Lasceremo i palazzi del potere nella solitudine della loro miseria e andremo in altrove”.
LETTERA A NAPOLITANO. Oggi verrà consegnata al capo dello Stato Giorgio Napolitano una lettera, scritta dai collettivi studenteschi della Sapienza, per chiedergli di non firmare il ddl Gelmini: “Non firmi – dicono gli studenti – sarà così in piazza anche lei al nostro fianco”. I collettivi universitari si recheranno inoltre mercoledì, con una delegazione, dal presidente Napolitano per interloquire cioè con chi ha detto “che bisogna ascoltare il nostro disagio”: gli sarà quindi recapitata una lettera. Se Napolitano firmerà la legge Gelmini “sancirà la cancellazione del diritto allo studio” scrivono nella lettera al Presidente della Repubblica gli studenti in mobilitazione della Sapienza. In uno dei passaggi cruciali della lettera, affidata all’Ansa, gli studenti scrivono: “Se porrà la Sua firma alla legge Gelmini Lei sancirà la cancellazione del Diritto allo Studio, uno dei diritti fondamentali della Costituzione intesa come patto fondante della nostra società, che garantisce equità e democrazia”.
BAGARRE AL SENATO.
Martedìil voto sugli emendamenti al ddl Gelmini è finito nel caos tanto che il presidente di Palazzo Madama, Renato Schifani, ha deciso di far ripetere ai senatori le votazioni sugli emendamenti dal 6.21 al 6.32, annullando il precedente risultato del voto per alzata di mano effettuato con la presidente di turno Rosi Mauro, durante il quale erano stati approvati alcuni emendamenti dell’opposizione (particolare che avrebbe determinato il ritorno del testo alla Camera in quarta lettura). Gli emendamenti dati erroneamente per approvati dalla presidente di turno e poi accantonati da Schifani, saranno rimessi in votazione giovedì in Aula, per mettere poi rimedio al pasticcio delle votazioni di mercoledì in sede di coordinamento: è la decisione presa a maggioranza dalla Giunta per il Regolamento al termine di una riunione durata quasi un’ora. Le opposizioni hanno dichiarato la loro contrarietà alla decisione della Giunta. Per la presidente dei senatori Pd Anna Finocchiaro la soluzione trovata è soltanto un espediente. “Alla Camera l’emendamento soppressivo di un articolo è stato bocciato. In sede di coordinamento formale – ha spiegato Finocchiaro – la Camera non ha apportato nessuna correzione. Lo stesso accadrà in Senato. Il risultato è che noi voteremo lo stesso testo della Camera”. Sulla decisione della Giunta ha ironizzato il senatore Pd Stefano Ceccanti: “La maggioranza – ha detto – avendo il problema politico che non si fida di tornare dai propri deputati, ha votato in Giunta per il Regolamento, con la sola opposizione di Pd e Idv, la possibilità per il legislatore di essere schizofrenico, di volere una cosa e allo stesso tempo di voler il contrario. Si ritiene quindi possibile all’articolo 6 della riforma universitaria modificare un articolo di legge (esattamente l’articolo 1, comma 111 della legge 4 novembre 2005, n. 230) e subito dopo, tranquillamente, di votare all’articolo 29 per la sua abrogazione, quando con tutta evidenza l’articolo 8 del Regolamento del Senato conferisce al suo Presidente i poteri di ordinare le votazioni evitando che sorgano tali schizofrenie. Il Senato – ha concluso Ceccanti – ne uscirà umiliato: prima voterà una cosa e nella stessa legge il suo contrario, sapendolo scientemente prima”.
VOTAZIONE “ACCELERATA”. La bagarre a Palazzo Madama si è accesa quando la presidente di turno Rosi Mauro, dopo un intervento del senatore Idv Pancho Pardi, ha cercato di accelerare l’esame e il voto sulle modifiche al testo presentate dall’opposizione. Il tono delle voci nell’aula di Palazzo Madama era altissimo e l’esponente leghista ha fatto votare a raffica, per alzata di mano, gli emendamenti: “Chi è favorevole, chi è contrario, approvato, respinto…”. Anche Rosi Mauro alzava la voce mentre le votazioni andavano avanti, forse troppo velocemente, a parere dell’opposizione, secondo la quale il ddl risulterebbe modificato a causa del sovrapporsi delle votazioni imposto dai ritmi della presidente Mauro. In un video postato su YouTube si vede chiaramente la presidente di turno mettere in votazione una serie di emendamenti e al 6.26, presentato dal Pd primo firmatario Vincenzo Vita, si sente dire “È approvato”.
GELMINI: “UN’AULA PER IL DOTTORANDO SUICIDA”.
Il ministro Mariastella Gelmini, nel frattempo, ha rinnovato il suo appello ad abbassare i toni, in vista dell’ok alla riforma. “Faccio un appello a tutti perché si ritrovi il senso di responsabilità, la misura e un equilibrio che credo siano indispensabili per affrontare un provvedimento complesso quanto importante come il disegno di legge università” ha detto il ministro. La Gelmini ha anche inviato una lettera al rettore di Palermo, Roberto Lagalla, in cui chiede di intitolare al più presto un’aula della Facoltà di Lettere a Norman Zarcone, il ragazzo laureato con lode e dottorando in Filosofia del Linguaggio che a settembre si è tolto la vita lanciandosi dal settimo piano dell’ateneo. “Quello di Norman è stato un disperato gesto di protesta contro le logiche baronali, che riteneva impedissero del tutto la realizzazione dei suoi sogni”, si legge in una nota del ministero. Gelmini ha chiesto al Rettore di procedere all’intitolazione dell’aula anche a seguito della raccolta di firme di molti studenti. “Si tratterebbe di un primo segnale – ha scritto il ministro Gelmini – per non dimenticare la sua tragica storia e le grandi difficoltà incontrate da un giovane che non accettava le rendite di posizione e i privilegi di certi baroni. Con il suo gesto estremo, Norman ha voluto gridare al mondo tutta la sua rabbia contro coloro che gli stavano rubando il futuro e che volevano escluderlo dall’università solo perché, pur avendo indubbie capacità, non possedeva un cognome importante”. Intervenendo al Senato, la Gelmini ha annunciato anche che il decreto attuativo della riforma dell’università, che rivede le modalità di reclutamento dei professori, “è già pronto”, aggiungendo che il provvedimento sarà portato al primo consiglio dei ministri subito dopo l’approvazione della riforma dell’università.