ROMA. Il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha riferito al Senato sugli scontri di martedì a Roma. “Abbiamo evitato conseguenze più gravi”, ha detto il titolare del Viminale.
Maroni ha detto di rispettare ma di non condividere la decisione della magistratura in merito alle scarcerazioni. Anche il sindaco di Roma è tornato oggi sulle polemiche nate giovedì dopo la liberazione di 22 dei 23 fermati. Venerdì il giudice minorile ha disposto i domiciliari per il ragazzo con la pala.
Il ministroha espresso apprezzamento per le forze di polizia e “vicinanza e solidarietà a chi è rimasto ferito per porre argine ad una guerriglia messa in atto da gruppi violenti animati solo dall’intento di creare incidenti”. “I giovani che protestavano sono stati presi in ostaggio da una minoranza che volevano attaccare le forze dell’ordine, una minoranza di professionisti della violenza – ha detto Maroni – La violenza di pochi nuoce alla causa di moltissimi studenti veri che vogliono protestare contro provvedimenti che ritengono ingiusti. Il diritto a manifestare sarà sempre tutelato, ma la violenza non è ammissibile, invito quindi gli studenti ad isolare i violenti, a collaborare con le forze dell’ordine, invece di prendere i poliziotti a picconate”.
“Sono destituite da ogni fondamento le illazioni sulla presenza di infiltrati negli scontri di martedì scorso a Roma: sono ipotesi offensive nei confronti delle forze dell’ordine – ha aggiunto Maroni – La verità è che gli agenti hanno agito con senso di responsabilità esemplare per tutelare l’esercizio delle istituzioni dall’attacco di violenti, di veri e propri delinquenti. Solo grazie a loro non ci sono state nè vittime nè feriti gravi. I professionisti della violenzanon possono trovare sponda da forze politiche, ma vanno isolati e perseguiti con il massimo rigore”.
Maroni ha detto anche, sulle scarcerazioni, che si tratta di una decisione “che rispetto, ma non condivido: questi violenti fermati hanno infatti la possibilità di reiterare le violenze. Logico sarebbe stato mantenere per loro le misure restrittive”. Il ministro ha espresso “preoccupazioni” in vista delle manifestazioni in programma la prossima settimana quando è previsto al Senato il voto finale sulla riforma universitaria: “Bisogna quindi adeguare tempestivamente l’ordine pubblico per prevenire altre occasioni di guerriglia urbana”.
ALFANO. Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha disposto accertamenti da parte degli ispettori ministeriali sulle scarcerazioni dei manifestanti fermati dopo gli incidenti di Roma. “A seguito della scarcerazione dei responsabili, appena poche ore prima, di gravi atti di guerriglia urbana e di violenta contestazione delle istituzioni – riferisce una nota del ministero della Giustizia – il ministro Alfano ha incaricato l’Ispettorato Generale di effettuare l’accertamento urgente sulla conformità formale e sostanziale alle norme, del provvedimento disposto dall’Autorità Giudiziaria”. Gli ispettori si limiteranno, per il momento, ad una valutazione degli atti. Il capo dell’ispettorato, Arcibaldo Miller, chiederà al presidente della Corte di appello e al procuratore generale di Roma tutte le carte relative alle decisioni e alle richieste da parte della magistratura. Gli ispettori non potranno entrare nel merito della discrezionalità delle scelte compiute, ma dovranno unicamente valutare se i provvedimenti disposti siano conformi alle norme dal punto di vista formale o se siano state compiute gravi violazioni di legge oppure gravi travisamenti dei fatti determinati da “negligenza inescusabile”. Solo in questi casi, infatti, la condotta del magistrato è sanzionabile dal punto di vista della rilevanza disciplinare.
ANM. “Indebita interferenza”,con queste parole l’Associazione nazionale magistrati commenta la decisione di Alfano. L’Anm, con una nota firmata dal presidente Luca Palamara, dal vicepresidente Gioacchino Natoli e dal segretario generale Giuseppe Cascini, esprime “preoccupazione per l’iniziativa del ministro della Giustizia, che segue le numerose dichiarazioni di esponenti istituzionali, di inviare gli ispettori a Roma con riferimento alla scarcerazione di alcuni manifestanti accusati di aver partecipato agli scontri del 14 dicembre. Siamo di fronte a un’indebita interferenza nello svolgimento dell’attività giudiziaria, che rischia di pregiudicare il regolare accertamento dei fatti e delle responsabilità dei singoli”.
DOMICILIARI A RAGAZZO CON LA PALA. “Permanenza in casa”,è quanto ha disposto il Gip del tribunale dei minori di Roma Domenico De Biase, nei confronti del minorenne, figlio di un leader di Autonomia operaia, arrestato nel corso degli scontri. S.M. è passato alla cronaca come “il ragazzo con la pala”. Il giovane, apparso in alcuni video e foto mentre impugna, oltre alla pala, un manganello e delle manette sottratte ad un finanziere aggredito, era stato additato come possibile agente infiltrato, circostanza poi smentita dalla Questura d Roma. Il pm Tullia Monteleone aveva chiesto la permanenza in carcere per il minorenne. Il sedicenne è accusato di rapina: secondo il gip, che ha convalidato il fermo, per il ragazzo, difeso dall’avvocato Caterina Calia, benchè “sussistono gravi indizi di colpevolezza” la misura della permanenza in casa “è al momento adeguata e sufficiente”.
ALEMANNO. Alemanno: “Tra i 23 arrestati probabilmente non c’erano i professionisti della guerriglia che sono anche quelli che riescono a non farsi prendere: credo fossero dei collaboratori, dei manovali e non le punte avanzate. – ha detto il sindaco di Roma – Chi si è mosso lì lo ha fatto con grande esperienza e poi probabilmente è riuscito anche a scappare mentre i 23 arrestati li coadiuvavano. Tuttavia, non meritano sconti nè indulgenza”. Quanto alla polemica con l’Anm, “ieri ho telefonato a Palamara e lui mi ha detto di aver fatto un’affermazione di carattere generale e non si riferiva alle mie parole. È evidente a tutti che la mia dichiarazione criticava ma non insultava nessuno – ha aggiunto Alemanno – Io non mi sogno di insultare la magistratura in quanto tale però critico una decisione dei giudici che ritengo assolutamente ingiusta per la città e inadeguata a quello che è successo”.
“Evidentemente il sindaco ignora che nel nostro paese esistono principi e garanzie costituzionali, prima fra tutte la presunzione di innocenza, irrinunciabile baluardo del cittadino”, replica la Camera Penale di Roma ad Alemanno. In un documento si esprime “sconcerto e preoccupazione per le dichiarazioni del sindaco. Il loro contenuto evidenziano una concezione della Giustizia da stato di polizia, fondata sul principio del capro espiatorio. Chi è stato arrestato deve rimanere in carcere ed essere condannato duramente e subito, anche senza processo. Questa concezione della giustizia penale non ci appartiene e non appartiene alla nostra Repubblica. La Camera Penale di Roma ha una memoria più lunga e ricorda le tante vicende di cittadini arrestati, processati ed infine assolti; vicende che anche il sindaco Alemanno dovrebbe ben rammentare, considerato che, come scrivono oggi i quotidiani, in un non troppo lontano passato lui stesso si è trovato appunto ad essere arrestato, processato ed assolto per atti di ‘violenza politica’. Sarebbe interessante sapere come la pensava in quelle occasioni…”.