Parco Pozzi, il gip concede al Comune 10 giorni per la bonifica

di Livia Fattore

AVERSA. Dieci giorni per pulire il Parco Pozzi e riportarlo alla normalità con il fine di renderlo nuovamente fruibile agli aversani.

Tanti giorni aveva chiesto il Comune di Aversa alla magistratura sammaritana dopo il sequestro disposto dalle guardie zoofile e tanti gli sono stati concessi. A rendere pubblica la notizia lo stesso primo cittadino Mimmo Ciaramella che si limita allo stretto necessario. Illustra meglio la vicenda l’avvocato Giovanni Cantelli, noto penalista cittadino, al quale l’amministrazione ha affidato la difesa delle proprie ragioni nella vicenda. “La magistratura – ha dichiarato il legale normanno – ha concesso quanto da noi chiesto, ossia dieci giorni, ma è chiaro che anche se si dovessero ultimare prima le opere di risanamento richieste, si potrebbe ottenere, previa verifica, la riapertura del Parco Pozzi. Del resto, non si dimentichi che la custodia giudiziale è stata affidata alla stessa amministrazione comunale. Ovviamente, per i cittadini aversani la struttura rimane chiusa, in quanto il dissequestro è stato concesso solo per consentire i lavori”.

In questo senso, una apposita squadra della Senesi, la ditta che si occupa del servizio di igiene urbana in città, sta già effettuando una raccolta straordinaria, mentre altri addetti dovranno provvedere all’eliminazione dei pericoli “per l’incolumità pubblica e per i cittadini e bambini avventori del parco” segnalati dalle guardie della Lida al momento del sequestro l’11 gennaio scorso, come la presenza di rifiuti, di viali con pavimentazione dissestata, di giostrine rotte e non a norma e così via.

Insomma, la vicenda parrebbe avviarsi sui binari della soluzione a meno di altri colpi di scena che non sono mancati. Intanto, lo stesso avvocato Cantelli, in merito ad alcune affermazioni apparse su diversi giornali, ha tenuto a sottolineare che qualcuno, definendo illegale il conferimento dell’incarico a lui fatto dal comune di Aversa, “ha fatto un cattivo uso della lingua italiana e, comprendendo questo, riteniamo doverci fermare e non adire le vie legali a tutela del nostro buon nome”. Il professionista aversano non fa nomi, ma il riferimento pare sia al presidente del movimento contro le strisce blu che aveva dichiarato che, a suo avviso, l’incarico era “illegale ed eventuali costi dovevano essere corrisposti dal sindaco in prima persona perché responsabile del disservizio”. Come se le spese per danni a seguito di insidie e trabocchetti stradali dovessero essere pagate dagli amministratori comunali. Cosa che nessuno si è mai sognato di affermare.

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