Tentarono di corrompere pentito, nuove accuse per Bidognetti e Santonastaso

di Redazione

Francesco BidognettiMichele SantonastasoCASALE. I carabinieri del comando provinciale di Caserta hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare nei confronti di Francesco Bidognetti, alias “Cicciotto ‘e mezzanotte”, capo storico dell’omonima fazione dei Casalesi, …

… e del suo avvocato Michele Santonastaso, entrambi già reclusi e accusati di aver impedito la collaborazione con la giustizia al pentito Luigi Guida, alias “’O Drink”, ex reggente della fazione Bidognetti. In particolare, Santonastaso avrebbe contribuito stabilmente alle comunicazioni delle direttive ricevute da Bidognetti durante i colloqui, riferendoli agli affiliati sul territorio, oltre a tenere aggiornato il capoclan, riuscendo così ad eludere il regime del 41bis e garantire il mantenimento delle alleanze con gli altri clan. I due avrebbero offerto a Guida l’assunzione delle spese del costo della difesa, nell’ambito dei diversi processi in corso, e una stabile retribuzione.Il ruolo svolto dall’avvocato nell’ambito del clan Bidognetti è stato sottolineato anche dai numerosi collaboratori di giustizia, come Anna Carrino, ex compagna del boss “Cicciotto”.

I militari agli ordini del colonnello Crescenzo Nardone hanno notificato inoltre cinque avvisi di garanzia a Michele Bidognetti, fratello del boss, alla sessa Carrino, 45 anni, a Luigi Cimmino, 49 anni, capo dell’omonimo clan operante nel quartiere napoletano del Vomero, al professor Alberto Alfio Natale Fichera, 50 anni (già destinatario, nel 2009, di ordinanza di custodia cautelare per false perizie, successivamente scarcerato per ragioni di salute) per corruzione in atti giudiziari; e ad Augusto La Torre, ex capo dell’omonimo clan di Mondragone, per falsa testimonianza, il cosiddetto “falso alibi Mandara”. Si tratta delle dichiarazioni rese durante un processo dal noto imprenditore caseario a favore di La Torre, nella piena consapevolezza di dire il falso, sulla base delle indicazioni concordate fra La Torre, ben prima della sua collaborazione, e Santonastaso; in particolare Mandara riferiva di essere stato a casa del boss a Mondragone in occasione del giorno di Sant’Augusto al fine di consentirgli di utilizzare I’alibi nel processo in cui era accusato del duplice omicidio Roselli-Riccardi, così consentendo fra l’altro alla difesa di screditare la figura di uno dei pili lucidi ed importanti collaboratori di giustizia provenienti dal clan dei casalesi e cioè Dario De Simone, che aveva chiamato in correità La Torre.

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