TUNISI. Il presidente Zin el-Abidin Ben Ali ha lasciato la Tunisia e si è rifugiato in Arabia Saudita.
La fuga dalla rivolta scatenatasi nelle ultime settimane è scattata nel tardo pomeriggio di venerdì, ma la destinazione del presidente della Tunisia è stata per lunghe ore incerta. Le prime informazioni davano possibile l’atterraggio del suo aereo a Malta, poi si è parlato della Francia, ma Parigi gli ha negato asilo. A questo punto sembrava possibile una destinazione in un Paese del Golfo. Verso le 23, invece, si è appreso che un aereo era atterrato a Cagliari in emergenza per fare rifornimento e si è sparsa la voce che a bordo c’era Ben Ali. Le autorità italiane hanno intimato all’aereo di rifornirsi e di ripartire subito con un nuovo piano di volo. Dall’interno del velivolo è stato fatto sapere che a bordo si trovavano sono solo un pilota brasiliano, una hostess tunisina e uno steward francese. Dopo circa un’ora in cui le voci si rincorrevano e si smentivano una dopo l’altra, fonti della Farnesina hanno negato la presenza di Ben Ali a bordo. Infine, poco prima dell’1 di notte di sabato, Al Arabiya dice che l’aereo di Ben Ali è atterrato a Jedda, in Arabia Saudita. E appena si diffonde la notizia, l’aereo di Cagliari accende i motori e riparte.
L’aereo tunisino atterrato a Cagliari “non deve arrivare a Parigi”. È quanto avrebbero chiesto, secondo quanto si apprende da fonti investigative, le autorità francesi a quelle italiane poco dopo le 21. Il velivolo – hanno accertato gli investigatori della quinta zona della polizia di frontiera e della Direzione centrale della polizia di frontiera che sono rimaste sempre in contatto con il capo della polizia, Antonio Manganelli – ha comunicato la prima volta con la torre di controllo di Cagliari alle 21,15 dicendo di dover atterrare in emergenza per fare rifornimento. Appena atterrato, il Falcon commerciale da 15 posti è stato fatto parcheggiare in un’area riservata dello scalo sardo. A quel punto le autorità francesi si sarebbero messe in contatto con quelle italiane, chiedendo di verificare chi fosse a bordo dell’aereo. Prima che questo avvenisse, però, dalla Francia hanno ricontattato il nostro governo dicendo che il velivolo non sarebbe comunque dovuto atterrare a Parigi.
Dopo che Ben Ali aveva lasciato “per impedimento provvisorio” la presidenza in base all’articolo 56 della Costituzione (e non per dimissioni o per impedimento assoluto come da articolo 57), il premier Mohammed Ghannouchi, con un intervento sulla tv di Stato ha comunicato di aver assunto ad interim la massima carica della repubblica tunisina. “Chiedo a tutti i tunisini di tutti i partiti – ha affermato – di assumere lo spirito nazionale e di aiutare tutto il Paese a uscire da questa fase critica”. Ben Ali nel pomeriggio aveva annunciato che il governo era stato destituito, e che sarebbero state indette elezioni anticipate. Una svolta, dopo giorni di scontri che hanno causato decine di morti (13 solo nella giornata di giovedì, secondo gli ultimi dati ospedalieri). Ma in serata, riporta Al Jazeera, a Kasserine – una delle città del sud dove è scoppiata la rivolta popolare – la gente ha sfidato il coprifuoco contestando anche il presidente ad interim Ghannouchi.
Le notizie sulla destinazione dell’aereo del presidente tunisino si sono rincorse per tutta la serata. Secondo la tv satellitare Al-Arabya, il leader tunisino avrebbe attraversato via terra il confine con la Tunisia per poi raggiungere sotto protezione libica l’isola di Malta. Sempre secondo la fonte citata dall’emittente, la polizia ha fermato i familiari della first lady tunisina, Leila Tarablesi, mentre tentavano di fuggire all’aeroporto di Tunisi. Si erano imbarcati su un volo diretto a Lione alle 17, ma il pilota dell’aereo si è rifiutato di decollare con loro a bordo. Nicolas Sarkozy in serata ha detto di non volere che Ben Ali trovi rifugio in Francia. Altre fonti vicine al governo citate dall’agenzia France Presse hanno detto che la Francia “non auspica” l’arrivo di Ben Ali sul territorio transalpino, spiegando che Parigi ha assunto questa posizione anche per scongiurare la collera della folta comunità tunisina in Francia.
Le autorità tunisine hanno nel frattempo proclamato lo stato d’emergenza in tutto il territorio nazionale dalle 17 alle 7 e alcune compagnie aeree, tra cui Alitalia e Air France hanno sospeso i voli. Lo ha annunciato la tv di Stato di Tunisi che ha poi aggiunto che “verranno usate le armi se gli ordini delle forze di sicurezza non saranno ascoltati”. L’esercito tunisino ha anche preso il controllo dell’aeroporto di Tunisi ed è stato chiuso lo spazio aereo e anche quello marittimo.
Anche venerdì ci sono stati scontri di piazza. Sono stati lanciati lacrimogeni ed esplose granate davanti al ministero dell’Interno a Tunisi, dove si sono radunati di nuovo i manifestanti. Sono stati anche uditi alcuni colpi d’arma da fuoco, dove è in corso una manifestazione antigovernativa. Secondo Al-Jazeera i colpi sono stati sparati dopo il tentativo di alcuni manifestanti di assaltare la sede del ministero. Negli scontri è rimasto ferito anche un fotografo francese. Fiamme anche alla stazione ferroviaria della capitale.
Giovedì era stata la leader dell’opposizione, May Eljeribi, a chiedere “che si formasse subito un nuovo governo di unità nazionale che si occupi dei temi più urgenti”. Il segretario generale del Partito democratico progressista, aveva poi dichiarato: “Il governo garantisca subito il ritiro dell’esercito dalle città, la scarcerazione dei manifestanti arrestati, il ritorno alla calma ed elezioni anticipate, in modo da scegliere un Parlamento che rappresenti davvero il popolo ed esaudisca le sue richieste”. Hamma Hammami, leader del Partito comunista degli operai della Tunisia (Pcot), arrestato mercoledi scorso, è stato liberato. Lo riferisce da Parigi il Pcot.
Il popolo tunisino “ha il diritto di scegliersi i suoi governanti” ha affermato la Casa Bianca, commentando la partenza da Tunisi di Ben Ali. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha chiesto elezioni libere oltre al rispetto dei diritti umani. In una dichiarazione diffusa in serata dalla Casa Bianca, Obama ha condannato qualsiasi violenza e plaudendo alla dignità e al coraggio del popolo tunisino. “Chiedo con urgenza a tutte le parti di mantenere la calma ed evitare la violenza – scrive la Casa Bianca – e chiedo al governo tunisino di rispettare i diritti umani, di indire elezioni libere e corrette in un prossimo futuro, che riflettano la vera volontà e le aspirazioni del popolo tunisino”. Nicolas Sarkozy e il primo ministro francese François Fillon si sono incontrati in serata all’Eliseo per discutere della situazione dopo la fuga di Ben Ali.