TUNISI. Prendono il via venerdì in Tunisia tre giorni di lutto proclamati dal governo transitorio in onore delle vittime degli scontri che nei giorni scorsi hanno portato alla caduta del presidente Zine al-Abidine Ben Ali.
Il bilancio ufficiale delle autorità parla 78 morti, mentre l’Alto Commissariato Onu per i diritti umani ha riferito di 100 morti nelle ultime cinque settimane, in parte uccisi da colpi di arma da fuoco durante le proteste, in parte suicidatisi dandosi fuoco in segno di protesta, in parte morti nelle rivolte registrate in alcune prigioni. I tre giorni di lutto si aprono con la possibilità di nuove manifestazioni, come avvenuto fino a giovedì a Tunisi e in altri centri. I manifestanti contestano la massiccia presenza di esponenti dell’ex regime nel governo transitorio.
Per rassicurare la popolazione, tutti i ministri del nuovo esecutivo provenienti dalla vecchia nomenclatura hanno dato le dimissioni dal Raggruppamento costituzionale democratico (Rcd), il partito di Ben Ali. Tra loro anche il premier Mohammed Ghannouchi, oltre al presidente ad interim Foued Mebazaa. Giovedì il governo ha anche confermato di essere pronto a varare un provvedimento di amnistia generale che permetta il rientro in Tunisia di tutti gli oppositori sul cui capo pendono condanne di vario genere. Tra loro anche il leader islamico Rachid Ghannouchi, che guida il partito Ennahdha (Risveglio).
Il nipote del deposto presidente tunisino Ben Ali, Imed Trabelsi, non sarebbe morto durante la rivolta di Tunisi, come affermato nei giorni scorsi dai media internazionali, ma sarebbe ancora vivo e rifugiato in Italia. È la convinzione dei blogger tunisini vicini all’opposizione, che da ieri notte discutono di questo tema sul web. Il dibattito è iniziato quando uno di loro ha postato un video nel quale appare Trabelsi nelle ore della rivolta, impegnato a preparare la fuga. Nel video si vede il nipote di Ben Ali seduto all’interno di una stazione di polizia, circondato da alcuni agenti della sicurezza del deposto presidente. A spingere i blogger a pensare che sia riuscito a scappare in Italia, è il fatto che Trabelsi parla con voce concitata al telefono in italiano con un interlocutore non identificato. “No, no, no, dammi il piano del volo, mi lasceranno andare – dice – Presto per favore, la situazione è veramente critica”. Secondo il blogger tunisino Needhal Jerby il video è stato girato il 14 gennaio, nel giorno della fuga di Ben Ali, all’interno della stazione di polizia di Bourj Louzir, a poche centinaia di metri dall’aeroporto di Tunisi e poco lontano dalla città costiera di La Goulette, un comune a nord di Tunisi, del quale era sindaco dallo scorso maggio. Secondo altri, invece, si trovava in quel momento nella caserma di l’Aouina, sempre a Tunisi e sempre nei dintorni dell’aeroporto, con la minaccia di un imminente arresto da parte dell’esercito.
Nei giorni scorsi i media internazionali hanno diffuso la notizia che il nipote della moglie dell’ex presidente tunisino era morto quello stesso giorno, il 14 gennaio, nell’ospedale militare di Tunisi, dopo essere stato pugnalato da uno dei suoi collaboratori. La notizia era stata data da un membro del personale del nosocomio. L’uomo, così come tutto il clan Trabelsi, è considerato dalla popolazione locale come il simbolo della corruzione diffusa nel paese. Non a caso la tv di stato tunisina ha trasmesso nei giorni scorsi il video del sequestro, nella sua villa di Tunisi, di un’auto Lamborghini Gallardo, che ha fatto seguito al ritrovamento della Ferrari di Ben Ali. Nei giorni successivi si era parlato di un regolamento di conti nel quale Imed era stato la vittima. Oggi però, in molti sono convinti che sia riuscito a fuggire e che si trovi sotto falsa identità nel nostro paese.