ROMA.Avvolto in una grande bandiera tricolore e trasportato dai commilitoni il feretro di Luca Sanna, il caporalmaggiore scelto di 33 anni ucciso in Afghanistan, ha fatto ingresso nella basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri per i funerali di Stato, dopo la camera ardente allestita al Celio.
Un lungo applauso e il picchetto d’onore hanno accolto il suo arrivo nella chiesa in piazza della Repubblica. Numerose le personalità presenti alla cerimonia. Tra queste il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, i ministri Giulio Tremonti, Ignazio La Russa, e Umberto Bossi, il sindaco Gianni Alemanno, il presidente della Regione Renata Polverini. Non si è presentato, invece, il premier. Tutto era organizzato perché il premier, come accade generalmente in questi casi, partecipasse ai funerali di Stato di Sanna. Berlusconi, invece, dopo aver partecipato al Consiglio dei ministri a palazzo Chigi, ha deciso di rientrare nella sua residenza privata di palazzo Grazioli. Al posto del premier è arrivato alla basilica per la cerimonia funebre il sottosegretario Gianni Letta. Numerosi i cittadini presenti. Un’anziana, con in mano un tricolore, con l’altra espone un grande cartello con la scritta “Grazie Luca, gli angeli ti sorridono e ti fanno la scorta d’onore fino alla luce di Dio”.
La salma del caporalmaggiore Sanna era giunta giovedì a Ciampino. Dopo i funerali di stato, il feretro partirà alla volta della Sardegna. In chiesa, Napolitano si è avvicinato alla moglie del caporalmaggiore Sanna, Daniela, per salutarla. Le ha tenuto la mano, mentre la giovane donna è rimasta seduta e ha cominciato a piangere. A quel punto il capo dello Stato le ha accarezzato il capo. I due erano sposati da appena quattro mesi. Appena la bara è stata sistemata davanti all’altare la donna si è avvicinata, piangendo, ed ha deposto una rosa sul feretro, avvolto dal tricolore. Davanti su un cuscino il cappello da alpino e le decorazioni di Sanna.
“Nessuno dei nostri militari vuole fare l’eroe. Tutti vogliono tornare a casa dalle loro famiglie e dai loro amici. Ma tutti non esitano a porre a rischio il proprio futuro, sapendo che possono dare la vita o rimanere segnati. Questo è il vero eroismo quotidiano della famiglia militare”. Così ha detto monsignor Vincenzo Pelvi, arcivescovo ordinario militare per l’Italia, nella sua omelia durante i funerali solenni dell’alpino Luca Sanna, nella Basilica di Santa Maria degli Angeli. “Certo, il nostro Luca non poteva immaginare che chi aveva simulato una scelta simile
alla sua, arruolandosi nell’esercito afgano, avrebbe potuto tradirlo, colpendolo a morte, frantumando il suo desiderio di amicizia tra i popoli. – ha proseguito monsignor Pelvi – A Luca non è stata rubata la vita, perchè egli l’aveva già donata. E anche noi non ci faremo rubare la speranza, non ci strapperanno l’amore per i più deboli e la fiducia nel popolo afgano, nonostante questa ennesima ferita. È l’amore che genera la speranza, che ci è stata consegnata dall’innocente tradito”. Luca, ha continuato monsignor Pelvi “aveva compreso che non si vince solo con le armi e non si vince importando determinati modelli culturali e politici. Era un alpino sempre sorridente che sentiva compiersi misteriosamente in se stesso quell’invito appassionato: volere e fare del bene. La sua morte violenta potrebbe portare a concludere che s’illudeva. – ha proseguito – Ma egli una simile fine l’aveva messa nel conto, perchè uomo a cui il coraggio non mancava; un soldato che affrontava giorno dopo giorno il rischio della vita, lasciandosi invadere dalla benevolenza per i popoli martoriati”.
L’attacco costato la vita a Sanna e in cui un suo commilitone è rimasto ferito in modo grave si è verificato martedì nell’avamposto di Bala Murghab nella provincia di Badghis, nell’Afghanistan occidentale sotto responsabilità italiana. La missione Isaf della Nato, nell’ambito della quale opera il nostro contingente in Afghanistan, ha riferito che l’uccisione di Sanna rappresenta l’ultimo di una serie di attacchi da parte di soldati afghani ribelli. Un soldato afghano si è avvicinato ai due militari italiani chiedendo di usare la loro attrezzatura per pulire il suo fucile M-16, e alla richiesta di Sanna e del commilitone di scaricare l’arma l’afghano avrebbe aperto il fuoco per poi fuggire, ha spiegato Isaf in una nota. Sono 36 i militari e 007 italiani morti finora in Afghanistan, 24 dei quali in attentati o scontri a fuoco e uno suicida.