Bagnasco si appella all’Europa: “Difenda la libertà religiosa”

di Redazione

Angelo Bagnasco GENOVA. Appello del cardinale Angelo Bagnascoinoccasione dell’Epifania dopo il sanguinoso attentato di Capodanno ad Alessandria d’Egitto.

“La comunità internazionale, a cominciare dall’Europa, faccia sentire una voce forte e una parola chiara perché il diritto alla libertà religiosa sia osservato ovunque senza eccezioni”, ha detto l’arcivescovo di Genova e presidente della Cei durante l’omelia pronunciata giovedì mattina nella cattedrale di San Lorenzo.

Bagnasco, dichiarandosi “attonito insieme al Santo Padre davanti all’intolleranza religiosa e a tanta violenza”, ha invitato i cristiani “a pregare per i persecutori, perché aprano gli occhi alla luce”. “Preghiamo per le anime dei defunti – ha proseguito il cardinale – per i loro familiari nel dolore, per tutti i cristiani che in tante regioni del mondo ci danno l’esempio” perchè “non possiamo, non vogliamo rimanere insensibili”. Poco prima il cardinale aveva invitato i fedeli ad “essere missionari del Vangelo” perché “non si tratta di essere arroganti ma luminosi”. “L’esempio di tanti nostri fratelli nella fede, che rischiano e danno la vita per Gesù e la Chiesa – ha affermato Bagnasco – ci scuota dal torpore delle cose facili, dalla tiepidezza sempre alle porte, dalla facilità indolente di seguire la corrente del mondo”.

“I cristiani nel mondo sono perseguitati perché parlano di dignità, di uguaglianza, di libertà di coscienza, di Stato di diritto”. Questo un altro passo dell’omelia di Bagnasco. “Forse – si è chiesto il porporato cercando le motivazioni delle persecuzioni – i cristiani sono discriminati e perseguitati proprio perché, in nome di Cristo, parlano di dignità e di uguaglianza di ogni persona, uomo o donna che sia? Di libertà di coscienza? Perchè predicano l’amore anche verso coloro che si pongono come nemici? Perchè parlano di perdono, rifiutano la violenza e operano come costruttori di pace? Perchè predicano la giustizia e lo Stato di diritto? Forse è per questo che qualcuno li giudica pericolosi e inaccettabili, oggetto di intolleranza, meritevoli di persecuzione e di morte?”.

Anche PapaBenedetto XVI, dopo la recita dell’Angelus in Piazza San Pietro, ha rivolto i suoi “più fervidi auguri” alle “Chiese Orientali che domani celebreranno il Santo Natale” e, pur non citando esplicitamente la Chiesa copta o le altre oggetto di persecuzioni e attentati, ha auspicato che “la bontà di Dio” porti “conforto alle comunità che sono nella prova”.

Intanto,i copti cristiani si stanno preparando in queste ore a celebrare la vigilia del Natale sulla sfondo di rigide misure di sicurezza, dopo l’allarme sicurezza scattato a seguito dell’attentato di Capodanno, che ha fatto ventuno vittime. Allerta anche in Italia. “Sono tanti i fedeli che mi hanno chiamato e che continuano a chiamarmi per sapere come comportarsi: il rischio è che la paura stasera convinca tanti a restare a casa”. A poche ore dalla celebrazione del Natale copto, a cavallo della mezzanotte, il vescovo copto-ortodosso di Roma, Firenze e Torino Barnaba El Soryany confessa tutte le preoccupazioni della sua comunità, 30mila persone in Italia, 6.500 soltanto nella capitale. “I timori sono tanti, e legittimi – ammette – specie dopo la nuova minaccia apparsa sul sito legato ai mujahedeen e che riguarda tutte le chiese copte, sia in Egitto sia all’estero. La gente è smarrita, si chiede che cosa succederà ed è normale che, nell’incertezza qualcuno possa decidere di disertare le funzioni religiose. Tra l’altro a nessuno sfugge che quella che ci apprestiamo a celebrare non sarà più una festa ma solo un momento liturgico: la strage di Alessandria, il lutto della perdita dei nostri fratelli, è troppo fresco per non condizionarci”. “Intendiamoci – aggiunge Barnaba El Soryany – le misure di sicurezza predisposte dalla polizia sono rigorosissime, e colgo anzi l’occasione per ringraziare le autorità italiane per quello che stanno facendo da giorni, non solo nell’imminenza delle messe di stanotte; ma certe ansie sono inevitabili”.

Molte critiche si sono sollevate daper la decisione del vescovo di riservare ai soli copti la manifestazione in programma domenica pomeriggio a Roma, “ma io ribadisco – continua El Soryanu – che si tratta di una veglia di dolore e di preghiera per i nostri fratelli uccisi: tante comunità ci hanno chiesto di poter partecipare ma noi vogliamo essere lasciati soli. Se però i fratelli musulmani vogliono fare un’altra manifestazione, e ci invitano, sappiano che noi ci andremo volentieri”. La rivendicazione del diritto alla libertà religiosa, del resto, “è un imperativo comune”, e in questo senso “sono importantissime le parole di Benedetto XVI e quelle del cardinal Bagnasco: non possiamo non condividerne l’appello a far sentire la propria voce rivolto alla comunità internazionale”.

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