ROMA. Il ministro degli esteri, Franco Frattini, ha annunciato alla tv brasiliana Rende Globo che il parlamento italiano non ratificherà l’accordo militare con il Brasile fino a quando non sarà risolto il caso della mancata estradizione di Cesare Battisti.
Frattini si è detto “indignato che un criminale possa presto circolare liberamente per le belle spiagge brasiliane”. “Quando un terrorista è condannato in un Paese, – ha aggiunto questo ha il diritto di vederlo chiuso in galera ovunque si rifugi”.
L’accordo italo-brasiliano dovrebbe essere esaminato dalla Camera la prossima settimana. Poi Frattini precisa che Roma non cancellerà gli accordi economici con il Brasile come ritorsione e arma nel caso Battisti. O, almeno, non lo farà il governo, che lascia al Parlamento la responsabilità politica della loro ratifica.”Rompere quegli accordi non aiuta né a riavere Battisti, né a difendere gli interessi dell’Italia e degli italiani”, spiega il ministro al Sole 24 Ore. “Tra il Brasile e il nostro Paese – aggiunge Frattini – c’è un rapporto antico, che coinvolge tante imprese italiane, a cominciare dalla Fiat, e tanti nostri concittadini”. Dopo aver confermato il ricorso dell’Italia al tribunale supremo brasiliano e alla Corte internazionale dell’Aja, il capo della Farnesina sottolinea, però, che “l’accordo economico firmato tra Lula e Berlusconi deve essere ratificato nelle prossime settimane dal parlamento italiano, edè chiaro che il clima sia nella maggioranza sia nell’opposizione nonè dei migliori. Ripeto, nonè intenzione del governo far saltare o congelare nulla.Diciamo che oggi va affrontata la questione legale, poi si riprenderanno altri discorsi”. “Siamo convinti – dice ancora Frattini – che neppure i brasiliani condividano la decisione dell’ex presidente Lula”.
Martedì per centinaia di italiani è stato il giorno della protesta di piazza, davanti alle sedi diplomatiche brasiliane, contro il no all’estradizione di Battisti deciso da Lula. Da Milano a Firenze, da Bari a Napoli, da Torino a Roma, esponenti della maggioranza e dell’opposizione hanno però manifestato da separati in piazza. In campo, oltre ai politici, anche familiari delle vittime del terrorismo, studenti e perfino brasiliani. Tutti legati dalla condanna nei confronti di chi non ha consegnato alla giustizia italiana “l’infame assassino”.
Intanto, il presidente del Supremo Tribunal Federal, Cezar Peluso, ha ordinato di riaprire il dossier Battisti presso l’Alta Corte brasiliana, a seguito della richiesta di scarcerazione dei legali dell’ex terrorista e del ricorso presentato dagli avvocati dell’Italia per bloccare tale richiesta. Peluso ha ordinato di “disarchiviare” il procedimento e di allegare agli atti la richiesta dell’immediato rilascio di Battisti presentata dopo il diniego all’estradizione. “Oggi, il governo italiano ha chiesto che Battisti rimanga in prigione, fino all’esame da parte dei ministri della Corte di tale decisione: anche questa richiesta – precisa una nota – sarà allegata” agli atti relativi al procedimento.