Bondi salvo, la Camera respinge la sfiducia

di Redazione

Sandro BondiROMA.La Camera respinge la mozione di sfiducia nei confronti del ministro della Cultura Sandro Bondi, “salvato” dai 314 no a fronte di 292 sì e due astenuti. Al voto in Aula erano presenti 608 deputati, votanti 606. La maggioranza richiesta era di 304.

Lagiornata di voto è iniziata alle 16:giàa quel punto la bocciatura della mozione, presentata da Pd, Idv e Terzo Polo dopo i crolli di Pompei, era apparsa scontata vista l’assenza di diversi deputati, impegnati a Strasburgo al Consiglio d’Europa.

LA DIFESA DI BONDI. Bondi ha parlato in Aula, respingendo le accuse: “È la prima volta che una mozione di sfiducia individuale riguarda responsabilità politiche e collegiali ma io non ho mai scaricato le responsabilità di ciò che è avvenuto sul ministro Tremonti, ma mi sono impegnato non solo a chiedere più fondi per la cultura, ma a fare le riforme, parola assente dal vostro vocabolario”. “Nelle difficoltà – ha aggiunto – molti pensano che la soluzione sia soltanto una: più soldi dallo Stato. Invece io non la penso così. Occorre riformare il Ministero dei Beni culturali. I veri uomini di cultura sanno che serve equilibrio. Ma la sinistra manipola la verità”. Diretti i riferimenti ai suoi predecessori: “Prima del sottoscritto, secondo l’opposizione tutto era perfetto, il patrimonio artistico era perfettamente tutelato. – afferma sarcastico il ministro – Rutelli e Melandri, miei predecessori, vengono considerati numi tutelari della cultura. Francamente, non mi sono accorto dei loro straordinari risultati”. Innanzitutto Pompei, al centro delle polemiche per i recenti crolli ma “ereditataa in condizione vergognose due anni fa”. Stessa situazione, ribadisce Bondi, “per l’area archeologica di Roma o gli Uffizi di Firenze. Eppure ho raggiunto accordi con il sindaco di Firenze in un caso, e con un importante imprenditore (Diego Della Valle, ndr) per il restauro del Colosseo. Questi sono risultati importanti”.

“INVESTIMENTI SBAGLIATI”.Il problema, secondo il ministro, è l’organizzazione degli istituti museali, non paragonabile a quella del resto d’Europa e per cui “servono nuove figure professionali di manager”. I numeri sono dalla parte dell’azione del ministero: “Nel 2010 i visitatori sono aumentati di 5 milioni, gli incassi in crescita di 12 milioni di euro”. Quindi, per Bondi, il problema principale non sono le risorse né tagli ai fondi. “I maggiori tagli li ha fatti la sinistra – incalza il ministro rivolgendosi ai banchi dell’opposizione -, molti di voi non lo sanno nemmeno. Nel 2007 la finanziaria di Prodi ha stabilito che i proventi dei biglietti dei musei e delle aree archeologiche dovevano andare al Tesoro anzichè al Ministero: sono stati 150 milioni di euro alla Cultura. L’on. Rutelli, vice presidente del Consiglio, dov’era?”. Il vero nodo del contendere, ricorda il ministro, è la gestione dei fondi: “Dal 2002 al 2010 la cultura ha avuto ricavi per 50 milioni di euro all’anno. Solo gli introiti dei biglietti sono stati di 20-22 milioni all’anno. Eppure non si è mai investito bene nei progetti culturali”.

BOSSI: “NON BISOGNAVA RIDURSI COSI'”. Prima del dibattito il Pdl aveva fatto quadrato attorno al ministro e coordinatore nazionale del Pdl, così come gli alleati della Lega, con Umberto Bossi, che però lanciava una critica sui fatti di Pompei: “Non bisognava ridursi così. Hanno lasciato andare tutto in malora perché pensavano che tanto poi il Nord gli avrebbe mandato i soldi. È stato un modo per spillarci soldi perché non è possibile che in tanti anni nessuno si sia accorto che crollava tutto”.

GELMINI: “SUICIDIO POLITICO DELL’OPPOSIZIONE”. “Si consuma oggi alla Camera l’ennesimo suicidio politico dell’opposizione”. Così il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini ha commentato a caldo il voto su Bondi. “Dopo la tentata sfiducia del 14 dicembre e il voto contro il ministro Calderoli – prosegue la Gelmini – la sinistra, incapace di proporre al Paese iniziative politiche degne di questo nome, si scontra nuovamente, oltre che con la dura realtà della politica, anche con quella dei numeri poiché dimostra ancora una volta di essere minoranza. Da loro non arriva alcuna idea per costruire un’alternativa ma solo una serie di imboscate parlamentari, tutte puntualmente fallite, nel nome dell’antiberlusconismo”.

SIT IN AUTORI. Durante le dichiarazioni di voto,100 autori e il movimento “Tutti a casa”, che raggruppa varie associazioni e lavoratori dell’audiovisivo, hanno organizzato un sit-in in piazza Montecitorio nel pomeriggio.

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