Legittimo impedimento, bocciatura parziale della Consulta

di Redazione

Corte Costituzionale ROMA. La Corte Costituzionale ha bocciato in parte il “legittimo impedimento”, ossia lo “scudo” che protegge il presidente del Consiglio e i ministri dai processi.

Un beneficio che, finora, il premier Silvio Berlusconi ha utilizzato in tre procedimenti a suo carico (Mediatrade, Mills e diritti tv Mediaset) con conseguenze sollevazione della questione di legittimità da parte dei magistrati milanesi titolari dei fascicoli.

I quindici giudici della Consulta hanno posto diversi paletti alla legge. In particolare, è stata bocciata la certificazione di Palazzo Chigi sull’impedimento e l’obbligo per il giudice di rinviare l’udienza fino a sei mesi, dichiarando illegittimo il comma 4 dell’articolo 1 della legge 51 del 2010 per “irragionevole sproporzione tra diritto di difesa ed esigenze della giurisdizione” (art. 3 della Costituzione). Il comma prevede nello specifico quanto segue: “Ove la Presidenza del Consiglio dei ministri attesti che l’impedimento è continuativo e correlato allo svolgimento delle funzioni di cui alla presente legge, il giudice rinvia il processo a udienza successiva al periodo indicato, che non può essere superiore a sei mesi”. Bocciato in parte il comma 3, affidando al giudice la valutazione del legittimo impedimento. La Corte si è riunita alle 9.30, poi alle 14 ha sospeso camera di consiglio per aggiornarsi alle 15.30.

Il comma 1, di cui la Consulta ha invece dato una interpretazione conforme alla Costituzione, prevede che per premier e ministri, chiamati a comparire in udienza in veste di imputati, costituisce legittimo impedimento “il concomitante esercizio di una o più delle attribuzioni previste dalle leggi o dai regolamenti”. A seguire, sempre il primo comma, elenca i riferimenti normativi riguardanti specifiche attività tra le quali, ad esempio, il consiglio dei ministri, la conferenza Stato-Regioni, impegni internazionali etc. Dopo questo elenco minuzioso, il comma 1 prevede che sono oggetto di legittimo impedimento le “relative attività preparatorie e consequenziali, nonché ogni attività comunque coessenziale alla funzioni di governo”.

“MEDIAZIONE”. Negli ultimi giorni il plenum della Consulta aveva cercato, secondo indiscrezioni, di trovare una mediazione per evitare un pronunciamento secco che avrebbe di fatto consegnato un organismo spaccato in due: otto dei 15 membri sarebbero infatti stati propensi a valutare illegittimo il provvedimento, che toglie ogni prerogativa ai giudici e che di fatto sospende i processi in corso. Per evitare la spaccatura è stata quindi individuata una formula che interviene solo parzialmente sulla legge. Nei giorni scorsi gli avvocati del premier e quello incaricato da Palazzo Chigi di rappresentare le ragioni del governo avevano presentato le proprie memorie difensive.

I LEGALI DEL PREMIER.Cauto il commento dei legali Berlusconi: in una nota congiunta, Niccolò Ghedini e Piero Longo scrivono che “la legge sul legittimo impedimento nel suo impianto generale è stata riconosciuta valida ed efficace e ciò è motivo evidente di soddisfazione”. Gli avvocati sottolineano tuttavia che la sentenza è basata su un “equivoco” sulla natura della norma e non tiene conto del fatto che è stata già provata la “oggettiva impossibilità” di una “leale collaborazione” con i giudici. “Nell’intervenire su modalità attuative – spiegano Ghedini e Longo -, la Corte Costituzionale sembra avere equivocato la natura e la effettiva portata di una norma posta a maggior tutela del diritto di difesa e soprattutto della possibilità di esercitare serenamente l’attività di governo”.

REAZIONI.La decisione dei giudici della Consulta soddisfa l’opposizione mentre non convince particolarmente la maggioranza. Per il Pd, la legge è stata “smontata” dal verdetto della Corte Costituzionale. “Non c’era bisogno di essere né cattivi né comunisti per capire che la legge sul legittimo impedimento sarebbe stata sostanzialmente bocciata” ha detto la capogruppo Anna Finocchiaro. Assai critico il coordinatore del Pdl Sandro Bondi. “Siamo di fronte – ha detto – al rovesciamento dei cardini non solo della nostra Costituzione, ma dei principi fondamentali di ogni ordine democratico”. Ha brindato ed esultato invece la piccola delegazione del Popolo Viola riunitasi davanti al palazzo della Corte costituzionale dopo aver appreso la notizia della bocciatura parziale. “Berlusconi ora dovrà spiegare a Napolitano perché ha fatto promulgare una legge in parte incostituzionale”, hanno detto i rappresentati del movimento.

BERLUSCONI: “NESSUN PERICOLO STABILITA’ GOVERNO”. “Non c’è nessun pericolo per la stabilità di governo qualunque sia l’esito della decisione della Corte costituzionale”, aveva dichiarato ieri Berlusconi durante una conferenza stampa in Germania. Poi, riferendosi alla norma all’esame della Corte, ha sottolineato che “io non l’ho mai richiesta; è un’iniziativa portata avanti dai gruppi parlamentari. Io sono naturalmente e totalmente indifferente al fatto che ci possa essere un fermo o meno nei processi che considero processi assolutamente ridicoli”. “Ne ho parlato anche con Angela Merkel, – ha aggiunto – la patologia per la nostra democrazia è la presenza di un ordine giudiziario che si è trasformato in un potere giudiziario, esorbitando dal suo alveo costituzionale”. Berlusconi ha anche annunciato che andrà in tv a spiegare ai cittadini “l’anomalia italiana”. Ma al di là delle dichiarazioni ufficiali, sono in molti a pensare che il pronunciamento della Consulta possa poi avere un ruolo nel determinare le sorti dell’esecutivo e nel favorire un ritorno alle urne.

REFERENDUM. Intanto, la Corte ha dichiarato legittimo il quesito referendario per l’abolizione del provvedimento proposto dall’Italia dei valori. Qualora dovesse essere dato il via libera allo “scudo”, saranno i cittadini italiani ad esprimesi votando nei prossimi mesi per la cancellazione della norma. Il referendum sarebbe invece di fatto superato qualora fosse la stessa Consulta a bocciare il legittimo impedimento dichiarandolo non costituzionale.

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