ROMA.“E’ il riflesso di un vecchio metodo in uso nei passati governi, di dire sempre la verità ma senza allarmare, cercando di indorare la pillola”.
Lo affermail ministro della Difesa, Ignazio La Russa, dichiaratori “arrabbiato” per aver saputo solo in un secondo momento la verità sulla morte del caporal maggiore Matteo Miotto in Afghanistan, ovvero chel’alpino era stato colpito durante uno scontro a fuoco seguito ad un assalto di ‘insurgents’ anziché da un cecchino isolato.”La mia dottrina – dice La Russa – è quella della massima trasparenza. Anche perchè non c’è nulla da nascondere: non siamo attaccati perchè siamo cattivi, ma perchè stiamo facendo un lavoro importante, che comporta questo rischio. Adesso la ricostruzione della vicenda mi sembra completa e esauriente”. “Bisogna voltare pagina – ha aggiunto – rispetto a un passato che io, senza polemica, faccio risalire ai passati governi, forse perfino al primo governo Berlusconi, sicuramente al governo Prodi per motivi obiettivi, che capisco. Io, invece, proprio per il rispetto del lavoro dei militari, ho sempre voluto fotografare la realtà esattamente com’è”.
L’alpino, secondo una primaricostruzione data dallo stesso La Russa durante la sua visita ad Herat, faceva parte di una “forza di reazione rapida” e perdare man forte era salito sulla torretta, dove poi è stato colpito. Erano in due sulla torretta e sparavano a turno: uno sparava e l’altro si abbassava. Proprio mentre Miotto si stava abbassando è stato colpito da un cecchino che ha puntato un fucile di precisione, ex sovietico, degli anni ’50, un Dragunov, reperibile anche al mercato nero di Farah. “Miotto – aveva spiegato La Russa – ha avuto il tempo di accorgersi di quello che stava accadendo e ha gridato ‘mi hanno colpito’ prima di perdere conoscenza. Subito dopo è stato richiesto anche un intervento di un aereo americano, che è riuscito a disperdere gli insurgents. Lo scontro, che ha coinvolto tutta la postazione formata da un plotone rinforzato, “è durato parecchie decine di minuti”.
Il ministroha poisottolineato di aver saputo in un primo tempo di quanto era accaduto nella fase finale, ovvero l’uccisione di Miotto mentre si trovava sulla garritta: “È tutto vero, – ha detto – ma non era stata fornita neanche a me quella parte della notizia secondo cui questo evento si inseriva nell’ambito di uno scambio di colpi durato diversi minuti. Poi magari ha sparato effettivamente un solo cecchino, ma certamente c’era la presenza di altre persone con armi leggere, che sono state poi intercettate dall’aereo Usa intervenuto: erano 5, 6, 8 non è chiaro, certo più di quattro. L’ipotesi prevalente è che abbia sparato una sola persona con il fucile di precisione, da un chilometro, un chilometro e mezzo, ma è possibile che sia stato accompagnato da quelli con le armi leggere. Di sicuro c’è stato uno scambio di colpi durato diversi minuti, al quale gli italiani e lo stesso Miotto hanno preso parte, reagendo con prontezza”.”Questa parte della notizia – ha aggiunto La Russa – non è stata ritenuta nelle prime ore importante da comunicare a me. Mi sono arrabbiato con i militari che non me l’hanno detto e quando, il 4 pomeriggio, mi è stata riferita anche la parte del conflitto a fuoco, prima di rendere noto il tutto ho voluto aspettare il giorno seguente, il 5, per parlare personalmente con il generale Bellacicco, il comandante del contingente”.