Palazzo Melzi, Rauso: “Si rischia di perderne l’uso”

di Redazione

Palazzo MelziSANTA MARIA CV. Un recente Consiglio Comunale fu dedicato alla vicenda che ha fatto scaturire un contenzioso tra la Curia di Capua ed il Comune di Santa Maria Capua Vetere in merito al Palazzo Melzi, attualmente detenuto dall’Università in concessione novantanovennale.

Fu un atto di importanza fondamentale e rese possibile che la cittadinanza ed il Consiglio fossero resi edotti sulla reale situazione del giudizio civile in atto che, se sottovalutato, potrebbe comportare la perdita del cespite dalla disponibilità della comunità sammaritana. Il Palazzo Melzi è, in effetti, di proprietà della Curia di Capua ma, da più di due secoli, è stato gestito ed utilizzato dal Comune in virtù di un contratto enfiteutico.

“Al di là delle ricorrenti distorsioni dei soliti disinformatori di mestiere, – spiega l’ex consigliere Gaetano Rauso – in quel Consiglio furono messe in evidenza le problematiche attraverso le quali la Curia di Capua rivendicherebbe il pagamento, con l’aggiunta degli interessi e della rivalutazione monetaria, dei canoni enfiteutici arretrati non corrisposti dall’Ente Comunale e il loro aggiornamento. Attraverso l’azione che fu posta in essere nel Civico Consesso, fu promossa un’iniziativa tendente a fare chiarezza sulla vicenda e di avviare, nel più breve tempo possibile, un’azione di affrancazione del bene, così come previsto dal codice civile, azione, peraltro, già iniziata negli anni ‘70 dello scorso secolo. Tra i diritti essenziali che spettano all’enfiteuta e, quindi, al nostro Comune nel caso specifico, voglio sommessamente ricordare che vi è il diritto all’affrancazione dell’enfiteusi. Con l’affrancazione, l’enfiteuta, pagando una somma risultante dalla capitalizzazione del canone annuo e pari, a mente dell’articolo 10 della Legge n. 1138 del 18 dicembre 1970, a 15 volte l’ammontare del canone stesso, diventa definitivamente proprietario del fondo enfiteutico. La necessità di azionare tale diritto sembra ancora più pressante dinanzi alle notizie, sicuramente infondate, ma comunque allarmanti, di una possibile eventuale perdita da parte del Comune della disponibilità del palazzo Melzi in favore della piena disponibilità della Curia. Si rammenta che il diritto all’affrancazione dell’enfiteusi prevale sul diritto alla devoluzione del fondo, cioè sul diritto del proprietario di chiederne la restituzione, sempre che l’enfiteuta non apporti i dovuti miglioramenti al fondo enfiteutico, ovvero ometta di pagare annualità di canone”.

“Ritengo evidente – conclude Rauso – la necessità che il commissario straordinario, dottor Pizzi, in collaborazione con il segretario generale, continuino a muoversi in tale direzione ed a promuovere l’azione giudiziale dell’affrancamento e di evitare la perdita definitiva dello storico palazzo che ha nel tempo ospitato l’ospedale, il Tribunale, il Comune ed infine l’Università di Giurisprudenza, e contemporaneamente l’esponenziale esborso di somme rilevanti che dovranno essere versati alla Curia per la negligenza dell’Ente”.

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