Sciopero Medì, dipendente minaccia di buttarsi dal tetto

di Nicola Rosselli

 TEVEROLA. Momenti di tensione nella mattinata di sabato presso il centro commerciale Medì di Teverola.

Ad andare in scena l’ennesimo dramma della disperazione causata dalla mancanza di lavoro a causa della crisi che si sta facendo sentire soprattutto nelle fasce più deboli. Un lavoratore ex Ipercoop, tra i dipendenti dell’Iperfamila colpiti dalla cassa integrazione, è salito sul tetto del centro commerciale ed ha minacciato di buttarsi nel vuoto. A farlo desistere gli agenti del commissariato di Aversa, coordinati sul posto dall’ispettore Vinciguerra, i rappresentanti sindacali e dirigenti della stessa Mida3, dopo circa un’ora di permanenza sul tetto.

Ma, andiamo per ordine, cercando di illustrare i motivi del gesto. Da qualche mese i lavoratori ex Ipercoop poi inglobati nell’Iperfamila, il supermercato gestito dalla società Mida3, sono in cassa integrazione a rotazione. In questo momento sono sei quelli posti a riposo forzato dall’azienda a causa della diminuzione di fatturato dovuto non solo alla crisi ma anche alla nascita a pochissime centinaia di metri di altri due punti vendita di un’altra grande catena commerciale.

Per mettere in luce questa grave crisi occupazionale e richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla vicenda, i sindacati di categoria avevano indetto uno sciopero di due giorni, sabato e domenica, con volantinaggio presso il centro commerciale per illustrare alla clientela quanto stava avvenendo. Per evitare ripercussioni a causa dell’assenza dal lavoro di sei addetti, la Mida3 ha richiamato altrettanti dipendenti da un altro punto vendita e li ha posti in servizio a Teverola, vanificando, di fatto, lo sciopero.

Da qui la protesta, che doveva limitarsi al solo volantinaggio, ma ha visto A.C., 50 anni, di Teverola, salire sul tetto e minacciare di buttarsi giù se non fossero state ascoltate le proprie ragioni. Sul posto si sono portati i poliziotti e i vigili del fuoco del distaccamento di Aversa. Immediate le trattative con il lavoratore che ha desistito solo quando i rappresentanti della Mida hanno accettato di conoscere le sue ragioni.

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