IL CAIRO.Il presidente egiziano Honsi Mubarak si è dimesso dalla guida del suo Partito Nazionale Democratico. Lo riferisce la rete Al Jazeera.
In precedenza i vertici del Pnd avevano a loro volta rassegnato le dimissioni, incluso il segretario generale, Safwat el-Sherif, fedelissimo del presidente, e il figlio del rais Gamal. Nuovo segretario generale è il professor Hossam Badrawi, medico, già membro del direttivo del Pnd, ma vicino all’ala più liberale del movimento.
TRATTATIVE CON USA PER USCITA MUBARAK.Anche dopo le dimissioni di Mubarak dal vertice del partito continuano trattative dietro le quinte tra l’amministrazione Obama e membri dei vertici militari e civili egiziani per un’uscita onorevole di scena per Mubarak, prende corpo l’ipotesi di una partenza per la Germania, per il checkup medico cui l’anziano presidente si sottopone regolarmente. Secondo indiscrezioni pubblicate dal New York Times le parti ormai hanno capito che l’unico modo di uscire dal pericoloso tunnel in cui è entrato il paese è allontanare Mubarak dal potere, anche senza far decadere subito ufficialmente la sua presidenza. Oltre all’ipotesi del viaggio in Germania, che si prolungherebbe nel tempo quindi soddisfacendo la principale richiesta delle opposizioni che a questo punto potrebbero iniziare a negoziare con il governo transitorio guidato da Omar Suleiman, viene presa in considerazione anche quella di un esilio in patria nella residenza di Sharm el Sheik del rais. L’obiettivo è quello di trovare un modo sostanziale, anche se non formale, di togliere a Mubarak il potere decisionale e fargli lasciare il palazzo presidenziale del Cairo, simbolo stesso del suo potere. Per disinnescare la tensione ad altissimo rischio in Egitto bisogna avviare al più presto i colloqui con le opposizioni per riformare in senso democratico costituzione e sistema politico, è il ragionamento che continuano a ripetere gli americani a Suleiman e agli altri vertici militari. “Niente di tutto questo potrà succedere se Mubarak rimane al centro del processo, ma non è necessario che lasci la presidenza in questo momento”, spiega una fonte di Washington.
ATTACCO AL GASDOTTO.Ignoti “sabotatori” nella notte hanno fatto esplodere un gasdotto che attraversa il Sinai settentrionale, in Egitto, e porta il gas a Israele. “Dei sabotatori hanno approfittato della situazione relativa alla sicurezza e e fatto esplodere il gasdotto”, ha annunciato un corrispondente tv, aggiungendo che c’è stata una grande esplosione; il cronista ha accusato i “terroristi” dell’esplosione. Anche gli abitanti nell’area hanno riferito che c’è stata una grande esplosione e che ci sono fiamme nell’area di el-Arish, nel Sinai ma non ci sono morti o feriti. In seguito all’esplosione nel gasdotto, riferisce la televisione di stato egiziana, l’Egitto ha sospeso il flusso di gas verso Israele. Ma la radio israeliana ha rassicurato che l’esplosione al gasdotto che unisce Israele all’Egitto non ha danneggiato la conduttura. E che la sospensione del rifornimento, attuata dalle autorità del Cairo, è stato decisa a titolo precauzionale. L’emittente ha citato un fonte del consorzio che controlla le importazioni di gas, secondo cui l’esplosione non è avvenuta “nient’affatto vicino” al gasdotto. L’esercito ha già chiuso la principale fonte di approvvigionamento della conduttura e sta cercando di controllare gli incendi. L’Egitto fornisce quasi il 40% del gas naturale ad Israele e a dicembre quattro aziende israeliane hanno firmato contratti ventennali del valore di 7,7 miliardi di euro per importare il gas. L’Egitto è comunque un esportatore modesto di gas; e il gasdotto nel mirino riforniva tanto Israele che la Giordania.
ARRESTATO E RILASCIATO DIRETTORE AL JAZEERA.Nel frattempo, mentre la “rivoluzione egiziana” entra nel suo dodicesimo giorno, i servizi di sicurezza egiziani hanno arrestato e poi rilasciato dopo alcune ore il direttore della sede di Al Jazeera al Cairo, Abdel Fattah Fayed, e il giornalista Mohammed Fawi. Venerdì la tv con sede a Doha aveva fatto sapere che un gruppo di ignoti si era introdotto nella redazione egiziana e aveva distrutto tutti gli equipaggiamenti. Le autorità egiziane hanno già vietato dal 30 gennaio all’emittente araba di coprire le rivolte contro il presidente Hosni Mubarak e di lavorare in Egitto. Al Jazeera ha da sempre relazioni tese con il governo egiziano.
COPRIFUOCO.Per tutta la notte e sabato all’alba i dimostranti hanno sfidato ancora il coprifuoco a piazza Tahrir, diventata l’epicentro della rivolta al Cairo e ad Alessandria. Le proteste nel corso della notte sono state in generale pacifiche, ma al Jazeera ha riportato sabato mattina all’alba che la polizia ha sparato in aria nella piazza della capitale. Il coprifuoco era stato accorciato di tre ore, essendo diventato dalle 7 di sera alle 6 del mattino. Intanto è stato reso noto che Ahmad Mohamed Mahmoud, il giornalista egiziano morto venerdì a seguito delle ferite riportate una settimana fa mentre seguiva le proteste, è stato colpito da un proiettile sparato da un cecchino mentre stava filmando gli scontri tra polizia e dimostranti il 28 gennaio scorso.
ORDIGNO CONTRO CHIESA.Un ordigno è esploso nei pressi di una chiesa nella località egiziana di Rafah, nel Sinai. Secondo fonti locali, citate dal sito egiziano “al-Youm al-Sabaa”, la deflagrazione è avvenuta vicino la chiesa Mari Gerges, a poca distanza dall’ospedale locale e dal confine con la striscia di Gaza. Secondo il sito, i musulmani della città sono subito accorsi per aiutare i copti che si trovavano all’interno della chiesa al momento della deflagrazione. Nell’attacco non ci sarebbero stati feriti.