ROMA.Silvio Berlusconi torna a ribadirlo: “Il nostro assetto istituzionale dà al Governo solo il nome e l’immagine del potere. Ma chi occupa la presidenza del Consiglio non ha alcun potere”.
Parole pronunciate durante il suo intervento agli Stati Generali di Roma Capitale. “Da imprenditore invece avevo dei poteri: potevo assumere, licenziare, anche se non ho mai licenziato nessuno”, ha proseguito dal palco del Palazzo dei Congressi dell’Eur. “Quando leggo di alcuni ottimi editorialisti che ci rimproverano di non aver fatto le riforme. – ha continuato il premier – Mi viene una gran voglia di raccontare il perché. Il nostro governo come tutti i governi precedenti è dentro quell’assetto istituzionale che i nostri padri costituenti giustamente pensosi sul non rendere possibile un regime dittatoriale, spartirono il potere fra il presidente della Repubblica, il Parlamento e la Corte costituzionale. Al Governo rimane soltanto il nome e la figura, l’immagine del potere”. Senza riforme costituzionali, “non si legifera”, ha riassunto.
Poi, all’indomani della telefona avuta con Gheddafi, ha parlatodella crisi in Libia: “Spero non prevalga il fondamentalismo islamico. Per tutta la notte siamo stati in contatto con i leader europei e americani per monitorare la situazione in Libia e in altri paesi del nord Africa. Quello che è importante è che non ci siano violenze ma dobbiamo anche essere attenti a quello che accadrà dopo quando saranno cambiati questi regimi con cui noi trattiamo e che sono per noi importanti per la fornitura di energia”. E ha aggiunto: “Prendiamo atto con grande piacere che il vento della democrazia è soffiato in quei paesi, tanti giovani vogliono entrare nella modernità e armati del loro coraggio e di Internet hanno dato via ai sommovimenti. Facciamo attenzione che non ci siano violenze ingiustificate e derive che recepiscano il fondamentalismo islamico”.
A seguire,Berlusconi ha affrontato svariati argomenti: dalla crisi economica, all’iter delle leggi fino al federalismo. Prima ha salutato la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, presentein sala. “Vi prego di tributare un applauso alla mia presidente di Confindustria. E’ quella che in milanese si definisce una ‘bella tusa’ (ragazza)…”, ha aggiunto il Cavaliere. Per poi passare a raccontare la crisi economica, la capacità del Governo di essere riuscito a lasciare l’ialia al riparo. “Ora possiamo dire che ci sono delle solide basi per la ripresa delle imprese e la crescita economica. E’ perché il nostro governo è stato il primo a intervenire”. Poi la frecciata: “Noi auspichiamo di poter approvare un nuovo codice di norme fiscali per mettere fine a tutta quella selva di norme che creano dei problemi anche alle aziende”, ha spiegato.
A proposito degli innumerevoli passaggi parlamentari cui sono sottoposti i progetti di legge del Governo, come il Milleproroghe, il premier non ha mezze misure: “Quello che il presidente del Consiglio e il Governo avevano concepito come un focoso destriero purosangue, quando esce dal Parlamento è, se va bene, un ippopotamo”, ha detto. La colpa, dice Berlusconi,è dell’opposizione: “Se noi non facciamo le riforme istituzionali, non c’è nessuna speranza, anche con l’opposizione con cui ci troviamo ad operare. Perché sono sordi a ogni possibilità di collaborazione”. Il suo sogno più grande, rivela,”è quello di poter disporre, come paese, di una opposizione socialdemocratica”.
Sul federalismo Berlusconi ha detto che è “una riforma chiave per il nostro sistema, siamo a una svolta storica e a parere di tutti questa è una opportunità fondamentale per l’italia”. Inoltre, “con queste riforme abbiamo corretto quelle precedenti, come il titolo V approvata con quattro voti di scarto alla Camera a fine legislatura. Si trattava di riforme zoppe”. La visione del Cavaliere è un “grande sogno” e l’ha spiegata a grandi linee: “Adesso la Capitale potrà avere una governance al passo con i tempi, ed entrare nell’Olimpo delle grandi capitali europee. Il comune diventa uno speciale ente territoriale con un’autonomia statutaria e un proprio patrimonio”.
Sulla candidatura di Roma per i Giochi Olimpici, ha fatto sapere che “dal governo ci sarà il massimo impegno per la candidatura del 2020. Si tratta della prima candidatura ufficiale presentata a livello mondiale e questo contribuirà a incentivare la crescita economica e lo sviluppo della città”, ha detto Berlusconi. “Roma – ha aggiunto – è l’unica città al mondo a ospitare uno stato straniero, il Vaticano, e ha la più alta concentrazione di beni storici. Sono convinto che per il futuro rappresenterà il punto di riferimento e un importante crocevia diplomatico per quei Paesi del bacino del Mediterraneo che guarderanno all’Europa e all’Occidente per la formazione delle loro classi dirigenti”. Inoltre, il ricordo delle Olimpiadi 1960 è “ancora vivo in noi giovanissimi. Rappresentarono l’inizio del boom economico. Ci auguriamo che si possa ripetere questa esperienza”.
Un elogio anche alsindaco di Roma, Gianni Alemanno, che sta conducendo un percorso “che mi sembra esemplare”. “Questo metodo di lavoro, queste ambizioni, questi obiettivi direi che sarebbero da estendere anche alle altre città d’Italia”, ha aggiunto il premier, elencando i passi compiuti dal primo cittadino che è partito dalla costituzione “di un’apposita commissione guidata da un economista di grande prestigio di cui mi onoro di essere stato collega nel governo che è il mio amico Antonio Marzano“. Il secondo passaggio è stata l’analisi dei progetti della Commissione Marzano per inserirli nel piano strategico di sviluppo mentre il terzo passaggio è stato quello di questi giorni “con la convocazione degli Stati Generali della città con l’elite dell’imprenditoria e di tutti i settori della vita sociale”.