MILANO. “Il Popolo della Libertà da quando è nato è il primo partito italiano”. Silvio Berlusconi lo ha sottolineato durante una conferenza stampa al Palazzo Reale di Milano per la presentazione dell’iniziativa ‘Pdl al servizio degli italiani’.
Il presidente del Consiglio ha così confutato alcuni sondaggi apparsi sui “giornali di sinistra”. “I nostri ci danno al 30,6%”, ha sottolineato ammettendo che “con la diaspora di Fini abbiamo perso qualcosa”. Non si tratta però tanto di chi è andato con Fini quanto alla crescita “dell’area degli indecisi”. “Come prima forza politica abbiamo la possibilità di elevare la percentuale invitando gli indecisi”.
Berlusconi è poi tornato a ripetere che in Italia il presidente del Consiglio non ha alcun potere. “I padri costituenti – ha spiegato – dopo 20 anni di fascismo hanno pensato di distribuire il potere tra Parlamento, Capo dello Stato e Corte Costituzionale privando di ogni potere il presidente del Consiglio”.
Nel suo intervento, il premier ha poi ribadito l’intenzione di andare avanti con una legge sulle intercettazioni. E ha scherzato: “Vi stupirà sapere che il presidente del Consiglio non ha un telefonino e non perché non possa averlo, ma perché è esposto a ogni tipo di intercettazione. Per questo ho rinunciato da tempo ad avere un telefonino”. E ha sottolineato: “Un paese in cui non si può parlare liberamente al telefono non è un paese libero e civile”. E sul caso Ruby: “Siete simpatici, vi invito tutti al bunga bunga. Quattro salti, quattro battute, bere qualcosa, nulla di proibito resterete delusi, ma siete avvisati”.
Il presidente del Consiglio è arrivato in ritardo alla conferenza stampa con il ministro Michela Vittoria Brambilla e si è scusato con la platea. Il motivo, spiega lo stesso premier, è la notizia del nuovo militare rimasto ucciso in Afghanistan, con altri commilitoni feriti gravemente. “Tutte le volte che succedono tragedie di questo tipo – dice allora Berlusconi – ci si chiede se questo sacrificio che compiamo, con il voto unanime del Parlamento e con il consenso di tutti gli italiani, se questi siano veramente sforzi che servono e che vanno in porto. Lo speriamo veramente”.
Il premier è poi intervenuto a un convegno a Confcommercio, ed è tornato a lamentare i pochi poteri attribuiti al governo e al Presidente del consiglio nel fare le leggi. “Quando il governo decide di fare una legge – ha detto – questa prima deve passare” dal Quirinale e deve passare il vaglio “di tutto l’enorme staff che circonda” il Capo dello Stato, staff che “interviene puntigliosamente su tutto”.