CUNEO. Proseguono le indagini sulla morte di Fatima Mostayd, la 19enne marocchina uccisa lunedì scorso a Dronero (Cuneo) con sedici coltellate inferte all’addome.
Nella casa del delitto non sono stati rilevati segni di effrazione, dunque è presumibile che la ragazza conoscesse il suo assassino entrato nell’appartamento in cui la vittima viveva da pochi mesi
Gli inquirenti hanno ascoltato alcuni connazionali e colleghi della giovane presso l’azienda “Allione” di Villar San Costanzo per ricostruire le ultime ore di vita della nordafricana. Nel pomeriggio in cui è stata uccisa, intorno alle 16, Fatima è stata notata in un piccolo negozio di alimentari non lontano da casa. Circa un’ora dopo, suo fratello, con il quale viveva, l’ha trovata morta nella sua camera da letto in una pozza di sangue.
Secondo quanto emege da un primo rapporto consegnato alla procura di Cuneo, le coltellate sarebbero state inflitte con grande violenza alla giovane, sul cui corpo è stata disposta l’autopsia. “Era una ragazza splendida, non aveva grilli per la testa”, racconta una sua amica che aveva abitato nell’appartamento in cui è avvenuto l’omicidio prima che fosse occupato da Fatima e dal fratello. “Aveva il suo lavoro, era tranquilla, non aveva mai dato adito a chiacchiere in paese”, sottolinea la ragazza.