CASERTA. La Direzione investigativa antimafia di Napoli, nel prosieguo delle attivita’ investigative che hanno portato al sequestro della villa di Vittorio Musone, 58enne di Capodrise, attualmente detenuto presso il carcere di Viterbo, …
… ha eseguito un ulteriore decreto di sequestro beni emesso dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere, in estensione del provvedimento gia’ eseguito qualche settimana fa, su proposta del direttore della Dia, generale dei carabinieri Antonio Girone.
Le attivita’ investigative connesse all’esecuzione del primo provvedimento avevano evidenziato come, sul terreno oggetto del sequestro a Capodrise, era stato realizzato un immobile con mansarda, locali seminterrati con giardino, oltre alla presenza di due auto. Il valore dei beni sottoposti a sequestro, considerando anche quelli gia’ sequestrati lo scorso febbraio, sulla base di una stima effettuata dall’amministratore giudiziario, ammonta complessivamente a circa 1 milione di euro.
Musone, soprannominato ”’O Patanaro”, e ritenuto uno dei capi del clan Belforte (“Mazzacane”), e’ stato colpito, il 20 novembre 2007, insieme ad altre persone, da una misura coercitiva della custodia cautelare in carcere, emessa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Napoli, Lucio Aschettino, e prima ancora da analogo provvedimento, emesso dall’ufficio Gipa firma di Anna Laura Alfano.
Nell’ambito del primo procedimento, l’assunto accusatorio era costituito da molteplici dichiarazioni di operatori economici relative ad una incessante azione estorsiva effettuata a tappeto da Musone e dai suoi coimputati ai danni di imprenditori edili e delle concessionarie di autovetture operanti a Caserta. Il quadro probatorio si rileva dalle dichiarazioni sia delle parti lese che avevano ammesso i pagamenti delle tangenti che dei collaboratori di giustizia, ma in primis le prove sono contenute in tre diversi manoscritti e pen drive, sequestrati, riportanti la contabilita’ dell’organizzazione criminosa del clan Belforte, tra cui le annotazioni relative alle ‘entrate’ derivanti dalla riscossione delle tangenti. Nell’ambito del secondo procedimento, risulta, invece, indagato, in concorso con altri, per l’omicidio di Giovanni Piccolo, avvenuto alla fine degli anni ’90 a Marcianise. Giovanni Piccolo era il fratello di Antimo, ucciso nel novembre 1986 (“strage di San Martino”) e Angelo assassinato nel marzo del 1986 a Casoria.