NAPOLI. Lo scioglimento del Consiglio comunale di Napoli è annullato per alcuni vizi procedurali relativi alle 31 firme presentate per mandare a casa il sindaco Rosa Russo Iervolino, che quindi resta in carica.
Il prefetto Andrea De Martino ha riscontrato violazioni procedurali di carattere sostanziale. Cè uno dei consiglieri,Fabio Benincasa,dell’Udc, cheha presentato le dimissioni non nella sede naturale, cioè la presidenza del Consiglio comunale, ma in una circoscrizione, come ha confermato lo stesso esponente dei centristi.Altri quattro, Stanislao Lanzotti, Enrico Lucci, Francesco Vitobello e Gennaro Carbone, hanno invece subordinato le dimissioni ad una serie di condizioni che non si sarebbero poi verificate. Alla luce di tutto questo, il prefetto ha stabilito che non si può procedere allo scioglimento e resta in attesa di ulteriori comunicazioni.
L’amministrazione Iervolino ormai sembrava già appartenere al passato con le dimissioni presentate mercoledì sera da 31 consiglieri comunali su 60, a poco più di due mesi dalle elezioni comunali. La Iervolino, nel corso di una conferenza stampa giovedì mattina, affollata non solo da giornalisti ma anche da dipendenti e politici, tenuta in condizioni difficilissime, ha chiesto alla magistratura “di metterci il naso”. “Non ho elementi certi – ha detto – altrimenti li avrei già denunciati. Chiedo però alla magistratura di metterci il naso”. Iervolino poi ha attaccato “i voltagabbana, un termine che non avrei mai voluto usare”.
Parallelamente, in un incontro con la stampa, il centrodestra ha spiegato il senso dell’iniziativa: “Liberare la città dal centrosinistra”. Gli atti formali delle dimissioni sono stati depositati nella serata di mercoledì nelle mani del segretario generale del Comune.”Un atto di responsabilità verso la mia città, – ha affermato Carmine Simeone, trentunesimo firmatario e fuoriuscito del Pd – mi inchino alla donna nobile e pulita, ma ha sbagliato con il suo atteggiamento di chiusura”. Di fronte all’annuncio del centrodestra di presentare una mozione per sfiduciarla, come ha spiegato Simeone, la Iervolino “avrebbe dovuto chiedere una sospensione momentanea dei lavori del Consiglio, convocare i capigruppo e decidere di aprire un dibattito. Cosa che non ha fatto”. Ed è stato questo atteggiamento e il rifiuto della Iervolino di dimettersi a convincerlo a firmare le sue dimissioni. “Qualunque candidato il Pd indicherà – ha aggiunto – non sarà unitario e questa è la cosa peggiore che si possa augurare a un partito”.
Il Partito democratico, intanto, ha fatto quadrato attorno al sindaco e, per bocca dell’europarlamentare Gianni Pittella, ha ritenuto che “l’usanza introdotta da Berlusconi del mercato delle vacche dopo il Parlamento investe anche il Consiglio comunale di Napoli e per mettere fuori gioco un sindaco di grande moralità e correttezza a poche settimane dalle elezioni”. “La Iervolino è vittima di un agguato indegno che avrà l’unico risultato di togliere alla città una guida sicura e un argine alle tante emergenze causate dalla stessa politica dissennata del Pdl e dei suoi alleati verso Napoli e il Mezzogiorno” attacca Pittella che ricorda “la generosità verso le istituzioni del sindaco dimostrata fino all’ultimo, malgrado le mille difficoltà e le tante insidie maldestre di improbabili censori e oppositori”.