Omicidio Siani, Cassazione conferma carcere duro per il mandante

di Redazione

Angelo Nuvoletta NAPOLI. Confermato dalla Cassazione il regime del carcere duro nei confronti del boss Angelo Nuvoletta condannato all’ergastolo come mandante dell’omicidio del giovane cronista del Mattino, Giancarlo Siani, ucciso il 23 settembre 1985 dopo una serie di articoli che davano fastidio alla camorra.

La Suprema Corte ha, infatti, respinto il ricorso con il quale Nuvoletta – arrestato nel 2001 – ha sostenuto che il suo stato di detenzione a Rebibbia, con le limitazioni impostegli dall’articolo 41bis dell’ordinamento penitenziario, era inumano ed equivaleva a una vera e propria “tortura”.

La Cassazione ha replicato al boss che il suo stato di detenzione è pienamente “compatibile con la salvaguardia dei diritti umani”, così a sproposito invocata tanto che Nuvoletta è stato punito anche con la condanna al pagamento delle spese processuali e al versamento di mille euro alla Cassa delle ammende per la totale infondatezza dei motivi di ricorso.

Il carcere duro è stato prorogato per due anni, a carico di Nuvoletta, con decreto del 5 novembre 2009, emesso dal ministro della Giustizia. Secondo la magistratura di sorveglianza, il capoclan è ancora pericoloso. “Informative recenti – ricorda la Cassazione – segnalano la perdurante pericolosità del detenuto, capo indiscusso dell’omonimo clan camorristico, già a lungo latitante, in un quadro di permanente operatività dell’associazione delinquenziale dedita ad attività criminose plurime e di massima rilevanza”.

Sarà la Corte Costituzionale, alla quale la questione è stata demandata a seguito di altri reclami di detenuti in carcere duro, a valutare se è fuorilegge l’inasprimento delle norme del 41bis varato nel 2009, con ulteriori restrizioni delle ore d’aria e dei momenti di socialità dei detenuti mafiosi. Per ora, Nuvoletta rimane, comunque, sotto stretta osservazione.

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