DAMASCO. La Siria è vittima di “una grande cospirazione che viene dall’esterno e dall’interno” del Paese, fomentata dalle menzogne dei media internazionali, in particolare delle “Tv panarabe che insieme ai messaggi via sms da settimane fomentano la sedizione”.
E’ questa la spiegazione che il presidente siriano Assad ha dato, nel suo attesissimo discorso in Parlamento all’indomani delle dimissioni dell’intero governo, delle sommosse di piazza che stanno sconvolgendo il Paese, con numerose vittime cadute sotto il fuoco delle forze di sicurezza. “È un momento eccezionalmente difficile, ma ce la faremo, mi dispiace per le vittime. – ha esordito il presidente – Intorno a noi sta cambiando il mondo con ripercussioni in tutta la regione Siria compresa. I recenti eventi hanno messo alla prova l’unità del Paese. I nostri nemici lavorano in modo continuo per colpirci, anche se non tutti i manifestanti erano con chi complottava contro il nostro paese”.
Poi Assad ha offerto un ramoscello d’ulivo, quando ha sostenuto che “i cittadini di Daraa (teatro delle proteste delle scorse settimane, ndr) non sono responsabili per quanto è successo e io avevo dato ordini precisi di non colpirli. È dovere dello stato dare ascolto alle proteste della gente, ma non possiamo sostenere il caos”. E ha promesso le riforme: “A chi ci chiede riforme diciamo di sì, abbiamo ritardato, ma iniziamo a partire da oggi: è allo studio un piano anti-corruzione, un’ora fa abbiamo aumentato gli stipendi dei dipendenti pubblici e la prossima settimana proseguirà la discussione sulla riforma della legge sui partiti e sulla legge d’emergenza (in vigore dal 1963, ndr). Ci accusano di promettere riforme ma non realizzarle, ma siamo stati costretti a cambiare la priorità delle nostre scelte a causa delle ripetute crisi regionali e a causa di quattro anni di siccità. La stabilità della Siria è diventata la priorità della nostra agenda”.
Ma poi il presidente siriano, che più volte è stato interrotto dagli applausi dei sostenitori, ha chiuso il discorso promettendo battaglia: “Non accettiamo interferenze esterne sulle nostre terre. Se dobbiamo combattere, siamo pronti .Chi vuole la guerra dalla Siria l’avrà”.