Libia, il figlio di Gheddafi: “Italia pagherà per il suo tradimento”

di Redazione

Saif al IslamTRIPOLI. L’Italia potrebbe essere “la prossima vittima” di una rivolta come quella libica, ed è meglio che cambi posizione se non vuole trovarsi a fare i conti con una vittoria di Muammar Gheddafi.

La profezia, che sembra una minaccia, arriva dal secondogenito del Colonnello, Saif al Islam, in un’intervista a Repubblica e al Corriere della Sera.

“Siamo rimasti molto scioccati, anzi molto irritati, dalla vostra posizione perché voi siete il primo partner della Libia al mondo”, afferma l’uomo che il leader libico aveva designato come proprio successore. “Berlusconi – aggiunge – è nostro amico, siamo vicini, siamo amici. Potevamo aspettarci questo dalla Gran Bretagna, dalla Francia, dalla Svezia: non dall’Italia. Abbiamo un futuro comune. Se non perdiamo la battaglia qui, voi sarete i prossimi”. “Questo – prosegue – è il momento per i veri amici, adesso l’Italia deve cambiare posizione”, altrimenti “presto faremo i conti con tutti. Sarà molto facile rimpiazzare l’Italia con la Cina o con la Russia”.

“Sapete che cosa accadrebbe se le milizie prendessero il controllo del Paese?”, minaccia Saif al Islam. “Che voi – si risponde – sareste le prime vittime, avreste milioni di immigrati illegali, i terroristi salterebbero dalle spiagge di Tripoli verso Lampedusa e la Sicilia. Sarebbe un incubo per l’Italia, svegliatevi!”. “La Libia – conclude – è una linea del fronte per l’Italia. Quello che succede oggi qui da noi determinerà quello che succederà da voi domani. Lo ripeto: state attenti!”.

Intanto, la repressione della rivolta libica da parte dell’esercito di Gheddafi si estende anche nelle scuole. Secondo il racconto degli studenti, citati dal quotidiano International Herlard Tribune, i militari si sarebbero recati negli istituti riaperti da poco per intimare agli studenti di guardare solo la tv di stato. Gli alunni hanno parlato anche del pagamento di circa 200 lire libiche, circa 160 dollari, al giorno per prendere parte a manifestazioni pro-colonnello, senza nascondere il timore che in questa situazione “confidarsi con l’amico sbagliato possa costarti un interrogatiorio segreto della polizia”.

Con una popolazione al 70% formata da cittadini con meno di 35 anni, la Libia è destinata a restare fortemente segnata dalla risposta violenta dei miliziani di Gheddafi contro gli insorti. Gli studenti parlano di “orrore e violenza”. Un ragazzo di 17enne ha detto che un bambino di 7 anni è stato trattenuto per una settimana dai militari che poi lo hanno lasciato davanti allo stadio di calcio di Tripoli, non si hanno invece notizie del padre e del fratello adolescente. Tutti e tre avevano preso parte ad una protesta contro il regime. “E’ terribile”, ha commentato.

Sebbene le scuole siano state riaperte, a Tripoli le classi sono dimezzate perché molte famiglie hanno lasciato la città. Scarseggiano anche i docenti. “Forse hanno paura” ha osservato un alunno. “Solo uno sostiene il regime, tutti gli altri sono contro”. Ci sono giovani che per denaro hanno accettato di scendere in piazza per Gheddafi, racconta uno studente. “Un ragazzo a cui Gheddafi non era mani piaciuto ha accettato le 200 lire libiche per partecipare ad una manifestazione pro-governo ed ha detto ‘lo farò ogni giorno’. E’ vergognoso”. Una 14enne ha raccontato che tra i giovani però la situzione non sembra così omogenea. “Alcuni hanno paura, alcuni davvero vogliono Gheddafi, sottolineando che dopo 40 anni di potere le generazioni più adulte “non riescono a vcedere alla guida del paese non riescono a vedere nessuno al di fuori del colonnello”. Intanto dopo settimane di violenta repressione la paura cresce sempre più tra la popolazione. “La mia famiglia ha paura ed ha cominciato a fare provviste se la situazione dovesse peggiorare ulteriormente” racconta una ragazza.

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