Siria, polizia spara su manifestanti. Tensioni anche in Yemen e Giordania

di Redazione

 Nuove proteste nel mondo arabo segnate dal sangue. In Siria, Giordania e Yemen migliaia di manifestanti sono scesi in piazza contro i rispettivi regimi. Il movimento delle rivolte arabe continua, cresce il fronte dell’opposizione e si inaspriscono le forme di repressione.

Sono almeno 30 i morti negli scontri avvenuti in diverse città della Siria. Lo ha reso noto la tv satellitare ‘al-Arabiya’. Manifestazioni contro il governo si sono registrate in più di 10 città del paese.

A Daraa, città del sud del paese, epicentro della rivolta, le forze di sicurezza avrebbero prima ucciso almeno 15 persone che cercavano di raggiungere la città e poi avrebbero aperto il fuoco anche sulle migliaia di manifestanti riuniti nella piazza centrale per protesta contro il regime e la virulenta repressione, che ha già provocato più di cento morti. I disordini a Deraa hanno raggiunto l’apice questa settimana, dopo che la polizia ha arrestato oltre 12 studenti per aver scritto graffiti contro il governo.

A Damasco, dopo che un paio di manifestazioni da parte di poche decine di persone sono state represse la scorsa settimana, 200 persone sono scese per le strade gridando slogan a favore dei contestatori del sud: “Noi sacrifichiamo il nostro sangue, la nostra anima, per te Daraa!”. Circa 1000 persone, invece, hanno sfilato per le strade di Tel, città vicina a Damasco, per esprimere solidarietà con i contestatori di Deraa e denunciare i familiari di Assad, come riferiscono testimoni. Un numero imprecisato di manifestanti sarebbe stato ucciso anche a Latakia, porto nord-occidentale della Siria, dallo sparo di proiettili da parte delle forze di sicurezza nel tentativo di disperdere i dimostranti anti-regime. Violenti scontri anche nella città di Samnin.

YEMEN.

Disordini anche in Yemen, dove sia i sostenitori del presidente yemenita Ali Abdullah Saleh sia i suoi oppositori hanno manifestato nel centro di Sana’a (guarda il servizio). Secondo quanto riferisce l’inviato della tv araba ‘al-Jazeera’, i militanti del Partito del Congresso, al governo nel Paese, si trovano nella piazza Maidan 70, mentre gli oppositori, che sono in numero largamente maggiore, proseguono il sit-in che va avanti da cinque settimane nella Piazza del Cambiamento, davanti all’università della Capitale. I carri armati dell’esercito sono stati dispiegati in città e presidiano la zona per evitare che le due parti entrino in contatto. Manifestazioni contro il presidente Saleh sono in corso anche ad Aden e a Taizz. Per i gruppi di opposizione quella di oggi potrebbe essere la “giornata della partenza”, in cui Saleh potrebbe essere costretto alle dimissioni. Il presidente yemenita Ali Abdullah Saleh davanti ad migliaia di suoi sostenitori riuniti piazza Tahrir a Sanaa, piazza che porta lo stesso nome di quella del Cairo, ha però incitato i suoi sostenitori. “Siamo pronti a lasciare il potere a patto che passi in mani sicure senza spargimenti di sangue”.

GIORDANIA. Decine di persone sono rimaste ferite e un ragazzo è morto negli scontri di piazza anche ad Amman in Giordania, nel corso di un attacco sferrato dai sostenitori di re Abdallah. I lealisti, che sono scesi in migliaia per le strade della Capitale per esprimere sostegno al sovrano, hanno preso a sassate le centinaia di studenti e membri dell’opposizione islamista accampati vicino piazza Gamal Abdel Nasser. Già giovedì sera i dimostranti avevano lamentato di essere stati aggrediti da una cinquantina di supporter del governo mentre la polizia, pur avendo circondato la zona, non era intervenuta. I manifestanti chiedono riforme costituzionali e la fine della corruzione e hanno istituito un sit-in permanente.

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