L’AQUILA. Secondo il quotidiano Repubblica, la Procura antimafia dell’Aquila avrebbe iscritto nel registro degli indagati il senatore abruzzese del Pdl Filippo Piccone. Quest’ultimo ribatte: “Sono cose inesistenti, fantasie allo stato puro”.
L’inchiesta sarebbe nata da un fascicolo della procura antimafia di Napoli e riguarderebbe la ricostruzione post terremoto in Abruzzo: una serie di telefonate intercettate e di incontri dimostrerebbero che la camorra, in particolare il clan dei casalesi, sarebbe entrata nella ricostruzione dell’Aquila grazie all’aiuto di un senatore. “Secondo gli inquirenti” si legge su la Repubblica, “il senatore sarebbe stato il ‘contatto’ attraverso il quale l’azienda del clan si sarebbe inserita nella ricostruzione e avrebbe iniziato a lavorare. A far cadere il parlamentare nella rete degli inquirenti sarebbero state, appunto, una serie di intercettazioni telefoniche”.
“La notizia è stata smentita dalla Procura dell’Aquila ha replicato il senatore Piccone, che annuncia querele e aggiunge: “Se mi avessero accusato, come diceva Salvemini, di aver rubato la Madonnina dal Duomo di Milano sarebbe stata più plausibile di questa notizia”.Piccone ha poi rilasciato un commento sulle intercettazioni: “Una volta si usavano i pentiti oggi si usano le intercettazioni, basterebbe tra due persone nominare una terza persona che è assolutamente all’oscuro di quello che si dice per renderla poi persona indagata e coinvolta nei fatti. Io non ho ovviamente mai avuto contatti con nessuna azienda fuori da questo territorio con aziende napoletane o campane”.
Laconico il commento del procuratore capo dell’Aquila, Alfredo Rossini: “Se linchiesta esiste o non esiste è un fatto riservato”.