ROMA. L’Italia darà un contributo attivo alle decisioni della comunità internazionale sulla crisi in Libia. Ciò è emerso al terminedel Consiglio supremo della Difesa riunitosimercoledì mattina al Quirinale per oltre due ore.
Presenti il capo dello Stato Giorgio Napolitano, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e i ministri degli Esteri, FrancoFrattini, dell’Interno, Roberto Maroni, della Difesa, Ignazio La Russa, dell’Economia, Giulio Tremonti, e dello Sviluppo economico, Paolo Romani, oltre che i rappresentanti delle forze armate. “L’Italia – si legge nel comunicato finale – è pronta a dare il suo attivo contributo alla migliore definizione ed alla conseguente attuazione delle decisioni attualmente all’esame delle Nazioni Unite, dell’Unione Europea e dell’Alleanza Atlantica”.
IMMIGRATI.Il Consiglio ha esaminato la situazione venutasi a creare a seguito dei rivolgimenti popolari verificatisi in numerosi Paesi dell’Africa e del Medio-Oriente allargato, con particolare attenzione agli eventi che hanno interessato la sponda Sud del Mediterraneo. “In tale quadro – spiega ancora la nota -, per quel che concerne specificamente la crisi libica, sono state valutate le misure adottate e quelle in approntamento per il soccorso dei profughi e la loro evacuazione. Sono state altresì discusse le predisposizioni attivate, sul territorio nazionale e nella regione interessata, per far fronte ai prevedibili sviluppi della crisi ed agli eventuali rischi che ne potrebbero derivare”.
IL GIALLO DELLA FUGA, DUE AEREI FANNO SCALO IN ITALIA.In mattinata si era diffusa la notizia di una possibile fuga di Gheddafi. Tre jet privati hanno lasciato Tripoli, dove l’aeroporto è poi stato chiuso. Uno, con a bordo un emissario del colonnello, è atterrato al Cairo. Lo hanno reso noto fonti aeroportuali egiziane. Gli altri due, secondo quanto hanno riferito Al Arabiya e Al Jazeera, sono si invece diretti a Vienna e Atene. Non ci sono indiscrezioni su chi si trovi a bordo. Nella giornata di martedì gli insorti che già controllano Bengasi e altre zone nella parte Est del Paese, avevano dato un ultimatum al leader libico, imponendogli di lasciare la Libia nel giro di 72 ore per potere evitare conseguenze personali. Altri due aerei, appartenenti al leader libico, decollati mercoledì mattina da Tripoli, hanno fatto scalo in Italia, uno a Roma e l’altro a Milano Linate, diretti a Bruxelles. Lo hanno riferito fonti militari maltesi. Secondo le fonti, a bordo dei due aerei viaggerebbero due emissari del colonnello che dovrebbero partecipare a riunioni dell’Ue e della Nato a Bruxelles.
BOMBE SUI POZZI PETROLIFERI.Continua, intanto, l’offensiva delle truppe di Gheddafi verso est: sulla città di Zawiya e in particolare a Ras Lanuf, sede di un importante hub petrolifero. I caccia hanno centrato i pozzi del greggio e si sono alzate alte colonne di fumo. A Misurata, invece, i ribelli hanno difeso le loro postazioni contro una dura controffensiva dei fedelissimi del colonnello. Mahmud Jebril, capo del Comitato di crisi del Consiglio nazionale di transizione, ha chiesto l’aiuto dell’Europa, direttamente dalla sede dell’Europarlamento a Strasburgo, cominciando dal riconoscimento ufficiale delle nuove autorità nate dalla rivoluzione. Il figlio di Gheddafi, Saif, in un’intervista che verrà pubblicata dal quotidiano bulgaro Troud, ha ribadito che “il mondo intero deve sostenere la Libia nella sua lotta contro i terroristi”, che “si sono organizzati in milizie armate e distruggono tutto, uccidono persone innocenti”; secondo Saif in Libia “non esiste alcuna opposizione, ma un autonominato Consiglio composto da dieci persone che non rappresentano che loro stesse”.
IL COLONNELLO IN TV: “COMPLOTTO”.Torna in tv il Colonnello e, in un’intervista all’emittente francese Lci, accuse le potenze straniere di aver posto in essere un “complotto colonialista” che ha portato alla rivolta in Libia e alla richiesta di sue dimissioni. Un complotto che, a suo dire, sarebbe guidato dalla Francia, e testimoniato dal fatto che martedì le forze militari rimastegli fedeli hanno catturato diversi stranieri. Gheddafi parla di “armi ed alcol”, trovati all’interno delle moschee riconquistate dai suoi soldati e di miliziani provenienti da Afghanistan, Egitto e Algeria. Poi avanza la tesi di Al Qaida, che avrebbero fatto “il lavaggio del cervello” ai ribelli, dando loro “pillole” e “soldi”.
ULTIMATUM. Gheddafi ha poi escluso ogni tipo di trattativa con i rivoltosi di Bengasi. I ribelli avevano annunciato martedì che non perseguiranno il leader libico per i crimini che sostengono avrebbe commesso, se si dimetterà entro le prossime 72 ore. Un ultimatum a cui non ha fatto cenno nell’intervista. Ma per il Colonnello il Consiglio nazionale istituito dai rivoluzionari non ha legittimità e i ribelli sono manovrati da Al Qaida. Gheddafi ha aggiunto che i membri del suo governo che si sono uniti al Consiglio nazionale “sono stati costretti a farlo perché minacciati di morte”. Non hanno avuto scelta, ha aggiunto, “non sono liberi, sono prigionieri”.
BATTAGLIA AZAWIYA.Intanto, potrebbe essere vicina alla capitolazione Zawiya, la città libica occidentale dove le forze fedeli a Muammar Gheddafi hanno intensificato nelle ultime ore l’offensiva sui ribelli, mentre a Misurata le forze governative avanzano, ma i ribelli oppongono una forte resistenza. Secondo alcune fonti, una cinquantina di carri armati sarebbero entrati a Zawiya dove sarebbero in corso pesanti combattimenti, ma dicono che pur essendoci ancora rivoltosi in città, questi tendono a nascondersi. Fonti sentite a Tripoli parlano di una resistenza tenace dei ribelli a Misurata. Secondo il governo libico, fra i ribelli a Misurata vi sono elementi algerini e tunisini di Al Qaeda per il Maghreb islamico.
BOMBE SU RAS LANUF.Una forte esplosione è stata udita vicino alle installazioni petrolifere dell’enclave di Ras Lanuf, il centro ancora in mano ai ribelli. Dall’area si leva un’enorme colonna di fumo per centinaia di metri nel cielo. Sulla zona, situata a circa 350 km ad est di Bengasi, era in corso un forte bombardamento. Nel terminal petrolifero, ci sono un porto e due aerodromi.
USA: “EVENTUALE AZIONE MILITARE SARA’ INTERNAZIONALE”. Intanto, il segretario di stato Usa, Hillary Clinton, chiarisce che qualsiasi azione nei confronti della Libia, compresa un’eventuale “no fly zone” per bloccare i raid aerei contro la popolazione, deve essere internazionale e non guidata dagli Stati Uniti. “Lo sforzo viene dal popolo libico – ha detto la Clinton alla britannica Sky News – e non dall’esterno, da qualche potenza occidentale o paese del Golfo che devono imporre cosa fare e come vivere”. “Gheddafi lasci al più presto possibile, vogliamo risolvere in modo pacifico, ma se non sarà possibile allora lavoreremo con la comunità internazionale”, ha aggiunto. L’intervento del segretario di stato è giunto poche ore dopo che la telefonata tra il presidente americano Barack Obama e il premier britannico David Cameron, che hanno discusso sulla “no fly zone”.