ROMA. Dopo la risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu, il confronto tra la comunità internazionale e la Libia sta arrivando rapidamente a un punto di non ritorno.
Spinti dalla posizione francese (proprio la Francia ha presentato la risoluzione votata in Consiglio di sicurezza) i Paesi chiamati ad applicare direttamente esprimono una posizione che non lascia margini a vie di fuga o mediazioni. se dalla Libia arriva una disponibilità al cessate il fuoco, la risposta sembra per ora quella di ignorare tale disponibilità, non credendo ad affermazioni che s’intendono come un tentativo di prendere tempo da parte del regime di Gheddafi. Di fatto, è scattato un conto alla rovescia per un vero e proprio intervento militare in Libia che, escludendo soltanto una forza di occupazione di terra, lascia aperta ogni altra ipotesi. E da oggi si sa che anche l’Italia farà parte della forza militare in campo con una partecipazione diretta, non soltanto, come appariva fino a ieri, attraverso l’uso delle basi. Insomma, forze aeree italiane saranno impegnate sul campo, quanto meno per l’aplicazione della no fly zone. Si cerca di ottenere il massimo consenso sull’operazione che sta per scattare. Per questo sabato è previsto un vertice Unione Europea, Unione Africana e Lega Araba sulla Libia indetto a Parigi dal presidente francese Nicolas Sarkozy.
LIBIA: “CESSATO IL FUOCO”.La Libia “ha deciso di osservare immediatamente un cessate il fuoco e di mettere fine a tutte le operazioni militari” ha detto il ministro degli Esteri di Gheddafi poco dopo la risoluzione dell’Onu E ha aggiunto che la Libia “è costretta a osservare la risoluzione in quanto paese membro delle Nazioni Unite”. Nella conferenza stampa, Moussa Koussa ha detto anche che la Libia condivide l’articolo della risoluzione 1973 “relativo alla protezione dei civili e alla unità territoriale della Libia. Perciò – ha aggiunto – basandoci su questo articolo, apriamo tutti i canali di dialogo con chiunque sia interessato all’unità territoriale della Libia. Il mio paese è molto serio nell’intenzione di continuare lo sviluppo economico, politico, sociale e umanitario della nazione libica”. Ma ha anche aggiunto che nessuno ha mai attaccato e colpito i civili negli scontri fin qui avvenuti. E che un intervento militare esterno, semmai, mette a rischio proprio l’incolumità dei civili. “L’imposizione di una no-fly zone è una misura che porterà sofferenze a tutto il popolo libico. Così come il congelamento degli assets e degli investimenti del popolo libico” ha aggiunto.
GLI INSORTI: “UN BLUFF”.Ovviamente la dichiarazione del cessate il fuoco è confutata da comandante degli insorti libici, Khalifa Heftir. Le parole del ministro, ha detto, “non sono importante” per l’opposizione, sono un “bluff”. A Misurata infatti si continuerebbe a combattere. Un ultimo bilancio delle vittime è di 25 morti. ma le notizie sul campo sono difficili da verifcare.
LA RISPOSTA DI FRANCIA E GB.La Francia, la nazione capofila della coalizione anti-Gheddafi rimane “cauta” dopo l’annuncio del cessate il fuoco in Libia. In sostanza, Parigi non crede a Gheddafi e non vuole lasciargli tempo: “La minaccia sul terreno non è cambiata”. Gli attacchi contro le truppe di Gheddafi, fanno sapere i responsabili militari francesi, avverranno “in tempi rapidi” e la Francia vi prenderà parte”. Anche la Gran Bretagna non cambia posizione dopo l’annuncio del cessate il fuoco. “Muammar Gheddafi sarà giudicato dai fatti non dalle parole” ha detto il premier britannico David Cameron alla Bbc. Quanto alla Nato, dice il segretario generale Anders Fogh Rasmussen “sta completando la pianificazione per essere pronta a prendere misure appropriate a sostegno della risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”. Insomma, la macchina militare è in moto e non è stata rallentata dalle dichiarazioni libiche.
LE BASI ITALIANE.L’Italia metterà a disposizione sette delle proprie basi militari per le eventuali azioni contro la Libia sulla base della risoluzione dell’Onu che ha istituito anche la no fly zone sui cieli del Paese nordafricano. Ma non solo: il governo, ha detto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, chiederà “l’autorizzazione” al Parlamento di “aderire alla coalizione di volenterosi” cui spetterà far rispettare l’indicazione delle Nazioni Unite. La Russa ha precisato che l’Italia interverrà con gli altri Paesi disponibili e con le organizzazioni internazionali, “offrendo le basi, ma senza nessun limite restrittivo all’intervento, quando si ritenesse necessario per far rispettare la risoluzione” e garantire la tutela dei cittadini. Resta dunque aperta l’ipotesi di una partecipazione diretta ai pattugliamenti, che veniva data per poco probabile a causa del passato coloniale italiano in terra libica. La Russa ha chiarito al Senato che le basi coinvolte saranno, Amendola, Aviano, Decimo Mannu, Sigonella, Trapani, Gioia del Colle e Pantelleria spiegando che “americani e inglesi hanno già chiesto alcune di queste basi”. “L’Italia ha una forte capacità di neutralizzare i radar di ipotetici avversari – ha detto ancora l’esponente del governo -. Possiamo intervenire in ogni modo con la sola tassativa esclusione di interventi via terra”. Anche il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha spiegato che nella vicenda l’Italia farà la sua parte mettendo a disposizione le basi ma non solo. Frattini ha confermato che ogni opzione è aperta e ha spiegato che l’Italia invierà una seconda naviecarica di aiuti a Bengasi. A bordo, ha precisato, ci saranno “molti aiuti umanitari ma non armi”. La nave dovrebbe arrivare a Bengasi entro domani mattina.
MINACCE ALL’ITALIA.Sull’intervento italiano pesa però la minaccia lanciata dal governo libico prima che venisse ordinato il cessate il fuoco. “Speriamo che l’Italia si tenga fuori da questa iniziativa – ha detto il vice-ministro degli esteri libico Khaled Kaaim -. Speriamo che non consenta l’utilizzo delle sue basi e si tenga fuori da questa iniziativa decisa dall’Onu”. C’è stato poi anche l’intervento diretto del Colonnello: “Se le potenze occidentali ci attaccheranno. ci sarà l’inferno”.