TRIPOLI. Dopo la pioggia di missili della notte sulle coste libiche per costringere Gheddafi a cessare il fuoco, la Francia domenica mattina ha ripreso i bombardamenti, mentre l’aeroporto libico è stato colpito dagli aerei Usa.
Sono decollati dalla base di Sigonella anche sei caccia F16 danesi, i primi a partire da una base italiana, anche se non si conosce la destinazione.All’operazione “Odissey Dawn”partecipano Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti. Italia e Canada, gli altri due membri della coalizione internazionale, non hanno ancora preso parte attivamente agli attacchi. Anche se il nostro Paese ha messo a disposizione sette basi militari e otto aerei, di fatto già operativi.
LA RUSSA: “A DISPOSIZIONE 8 AEREI ITALIANI”. “Ieri sera intorno alle ore 23 abbiamo avuto richiesta formale di assetti da parte di altri Paesi e dalle 23:59 abbiamo dato la disponibilità di 8 aerei: 4 caccia e 4 Tornado in grado di neutralizzare radar”. Lo ha detto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, intervenendo a “in 1/2 h” su Rai Tre, spiegando che gli aerei italiani potranno essere impiegati dal comando della Coalizione “in ogni momento”. In mattinata il ministro della Difesa, a margine delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità, a Milano, aveva dichiarato che “lItalia ha ufficialmente notificato al segretario generale dellOnu e alla Lega Araba la sua adesione alla coalizione”. “Nessun mezzo italiano finora ha partecipato all’operazione militare in Libia, iniziata ieri e che prosegue oggi. Le iniziative fino ad ora di tipo militare non hanno coinvolto nessun assetto italiano, nessun aereo né nave italiana – ha spiegato il ministro – non si trattava finora di azioni della coalizione, ma di azioni nella sostanza sotto l’egida delle singole nazioni, sia pure in ossequio alla risoluzione dell’Onu, ma decise singolarmente dalla Francia e dalla Gran Bretagna”. Il ministro ha poi concluso con l’augurio “dell’entrata in campo della Nato”, e sottolineando che il compito della coalizione “non è quello di intervenire su Gheddafi ma di proteggere i cittadini libici”.
USA: “PRIMA FASE UN SUCCESSO”. All’alba di domenicauna base aerea di Tripoli colpita da 40 bombe sganciate dagli stealth, gli aerei Usa “invisibili” ai radar.Altri raid aerei compiuti intorno a Bengasi (che si era lentamente ripopolata in mattinata) hanno distrutto decine di mezzi di Gheddafi mentre 19 caccia americani, stealth compresi, sono stati impiegati contro le truppe e le difese aeree del Raìs, colpendo obiettivi a Tripoli e a Misurata. L’ammiraglio americano Mike Mullen, capo degli Stati maggiori congiunti, ha annunciato che la “no fly zone” è stata effettivamente imposta sui cieli libici. “Non vi sono indicazioni che Gheddafi si stia orientando sull’uso di armi chimiche” ha anche assicurato Mullen, spiegando che la prima fase dell’operazione è stata un successo.
GHEDDAFI: “SARA’ UNA LUNGA GUERRA”. Intanto, in uno nuovo messaggio trasmesso dalla tv di Stato, Gheddafi ha fatto sapere che il popolo libico è pronto “ad una guerra lunga”. Le truppe libiche di terra del Colonnello avrebbero riconquistato la città di Misurata in mano ai ribelli e uomini del Raìs, a bordo di imbarcazioni, avrebbero bloccato il porto. La tv di Stato ha fatto sapere che le sedi dei Comitati popolari libici e degli altri apparati del regime sono state predisposte per la distribuzione delle armi “per un milione di civili”.
SAIF GHEDDAFI: “NO ATTACCHI NEL MEDITERRANEO”.
Sabato Gheddafi aveva minacciato la coalizione: “Il Mediterraneo è diventato un campo di battaglia. Attaccherò obiettivi civili e militari”. Ma il figlio Saif, in un’intervista alla tv americana Abc, ha sostenuto che azioni di ritorsione da parte della Libia nei confronti di obiettivi civili nel Mediterraneo “non sono il nostro obiettivo”. “Il nostro obiettivo – ha aggiunto il figlio del leader libico – è quello di aiutare il nostro popolo in Libia, in particolare a Bengasi. Credetemi, la’ la gente sta vivendo un incubo”.
“LA RISOLUZIONE 1973 È NULLA”.Attraverso un comunicato, il ministro degli Esteri libico ha fatto sapere che il regime considera nulla la risoluzione 1973 che impone la “no fly zone” sulla Libia e che chiede una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Tripoli, viene inoltre spiegato, non coopererà più nella lotta all’immigrazione clandestina.
IL GOVERNO: “64 VITTIME CIVILI”.Nelle ultime ore cominciano a emergere le prime stime su morti e feriti. Secondo fonti sanitarie locali, più di novanta persone sarebbero decedute negli scontri a fuoco di sabato a Bengasi. Secondo un bilancio provvisorio fornito invece dal regime sarebbero almeno 64 le vittime dei raid occidentali. I feriti 150. Nel cimitero dei martiri del quartiere di al-Hani, a Tripoli, i funerali delle vittime dei raid aerei compiuti ieri sulla capitale libica. La tv di Stato, inoltre, ha comunicato che migliaia di libici si sono offerti come scudi umani attorno al bunker del Colonnello.
IL FRONTE DEL NO.Sul fronte della diplomazia internazionale, il comitato dell’Unione africana sulla Libia ha chiesto lo “stop immediato a tutte le ostilità” in Libia. Cina,Russia e India hanno espresso “rammarico” per gli attacchi della coalizione internazionale contro le truppe del Colonnello. Pechino, insieme a Mosca, entrambi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite con diritto di veto, si erano astenute al momento dell’approvazione della risoluzione 1973 che ha dato base legale all’intervento in Libia. Mosca ha chiesto a Francia, Gran Bretagna e Usa di “sospendere l’uso non selettivo della forza” contro la Libia. Ha duramente criticato i raid aerei anche la Lega Araba. Per il segretario generale della Lega, Amr Moussa, gli attacchi della coalizione internazionale sono andati oltre il loro obiettivo, che era di imporre una non fly zone. “Quello che vogliamo è proteggere i civili, non bombardarne altri”, ha detto Moussa. Critiche a Barack Obama da Hugo Chavez. Il presidente del Venezuela ha criticato il presidente americano che ha vinto il Nobel per la Pace “ma che sta portando avanti un’altra guerra come in Iraq e Afghanistan”. L’Iran dal canto suo ha esortato i libici a non fidarsi delle potenze occidentali, il cui “unico obiettivo è quello di conquistare un controllo neocoloniale su una nazione ricca di petrolio”. Anche dai talevani arriva una condanna, senza minacce, alle “interferenze dell’Onu e dell’Occidente negli affari interni della Libia che avranno conseguenze che sono contro gli interessi dei Paesi islamici”.