ROMA. E’ partita la “Missione Italia” che vedrà impegnato il nostro Paesenell’emergenza profughi scatenata dalle crisi in Libia e in Tunisia.
“Una cosa è certa, siamo i primi a portare aiuti alimentari in Libia”, dice Elisabetta Belloni, direttore generale della Cooperazione del ministero degli Esteri e responsabile della missione. Gli aiuti “sono quelli che ci ha forniti la Coop. Insieme ai generatori di elettricità, ai potabilizzatori d’acqua e ai kit sanitari di patologia generale saranno presi in consegna dal pattugliatore della Marina Lybra che partirà oggi dal porto di Catania alla volta di Bengasi”.
La missione, sottolinea la Belloni,”non è esente da rischi”, e proprio per questo “ci siamo affidati alla Marina che imbarca anche alcuni elementi del reggimento San Marco”. L’obiettivo è “far fronte alla pressione sul campo allestito dall’Unhcr vicino a Ras Ajdir”, che giovedì ospitava “10 mila persone di cui 8 mila egiziani”, con altri 11 mila profughi fuori dal campo che ancora devono essere identificati. Il team partito giovedì (cui si aggiungerà “un rappresentante della Croce Rossa e un funzionario austriaco che ha chiesto di farne parte”) sta valutando “le esigenze della autorità tunisine”. Da “sabato mattina”, poi, l’Italia garantirà dall’aeroporto di Djerba “quattro voli al giorno con i nostri 130 dell’Aeronautica militare verso varie destinazioni dell’Egitto”. E una volta “conclusa la ricognizione, la Cooperazione è disponibile a prevedere l’invio di charter civili per collegare la Tunisia all’Egitto”.
FRATTINI: “DOBBIAMO ESSERE PRONTI A PIANO B”. ARadio24 il ministro degli Esteri Franco Frattini commenta: “Credo che già venerdì sera possa partire da Catania la nave italiana che da giovedì sta caricando derrate alimentari, impianti per l’elettrificazione e la potabilizzazione”. Ci vorranno 30 ore di navigazione per arrivare al porto di Bengasi. Sul versante tunisino, “il team della Farnesina e quello della Protezione civile sono già sul posto e stanno verificando dove montare le tende”, ha spiegato il ministro. L’obiettivo è “aiutare l’evacuazione di alcune decine di migliaia di cittadini egiziani”. Al confine tra Libia e Tunisia “abbiamo visto circa 90mila persone e sappiamo che in tutta la Libia ci sono almeno un milione e mezzo di non libici, che perdendo il lavoro non sanno dove andare”, ha detto Frattini, concludendo: “Non possiamo immaginare da dove potrebbero provenire altri flussi”, per cui “dobbiamo essere pronti” al cosiddetto piano B di cui ha parlato il ministro dell’Interno Roberto Maroni. L’opzione militare in Libia non va “considerata con leggerezza”. “Solo chi non conosce per niente il mondo arabo – dice Frattini – può parlare con leggerezza di un’azione nel cuore del mondo arabo da parte di militari occidentali”. Il ministro ha ricordato che l’ipotesi di un’opzione militare in Libia necessita di “mandati precisi del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e della Nato” ma, soprattutto, ha puntualizzato il ministro, vanno tenute nella debita considerazione le “parole molto chiare della Lega Araba” che ha detto: “Gli occidentali non entrino con militari, eserciti o forze armate”.
NAPOLITANO: “GHEDDAFI SFIDA IL MONDO”.
“La violenza contro il popolo libico non può essere tollerata. Il colonnello Gheddafi deve fermare ogni azione militare”. È chiaro il messaggio del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, intervenuto venerdì mattina a Ginevra al Consiglio sui Diritti Umani al palazzo dell’Onu della città svizzera. Il capo dello Stato accusa il Raìs di aver assunto un atteggiamento di “aperta sfida alla comunità internazionale, una provocazione nei confronti dei protagonisti della vita internazionale che hanno detto basta con i bombardamenti, basta con la repressione”. “La nozione di rispetto e protezione delle popolazioni non può essere un optional”, è stato il monito di Napolitano. Il presidente ha promesso che l’Italia sosterrà “qualunque sforzo” perché la Libia rispetti i diritti umani e sia riammessa al Consiglio Onu da cui è stata sospesa. Il capo dello Stato ha anche definito “intollerabile” la “repressione e le atrocità” che caratterizzano la “tragedia libica”. “L’Italia – ha aggiunto – sostiene pienamente l’appello del Consiglio di sicurezza dell’Onu per un rapido superamento” della crisi. Quindi, Napolitano ha citato “il messaggio che un italiano ha udito in questi giorni in Libia e riferito dopo essere stato evacuato da Misurata: ‘Lottiamo per la pace e una vera democrazia. Vogliamo che il mondo conosca la verità'”.
“LA FRONTIERA E’ DELL’EUROPA”. Nel suo intervento alle Nazioni Unite, Napolitano ha fatto anche riferimento alla questione dei migranti. Secondo il capo dello Stato “la gestione della frontiera dell’Ue non può essere lasciata ai singoli Paesi: non è la frontiera di un Paese, ma dell’Europa”. L’Ue, ha spiegato anche il presidente, “deve definire regole migliori su diritti d’asilo e protezione dei rifugiati”. Nel pomeriggio, si legge sul sito del Quirinale, il capo dello Stato visiterà la sede del Cern, l’Organizzazione Europea per la ricerca Nucleare, dove incontrerà gli scienziati e i ricercatori italiani del Centro.
NUOVI RAID A TRIPOLI, BREGA E MISURATA. Nonostante gil appelli internazionali, non si fermano in Libia gli attacchi militari di Gheddafi contro i ribelli. Un aereo da guerra libico ha bombardato questa mattina una base militare piena di munizioni in mano ai rivoltosi nella città di Ajdabiyah, nell’est della Libia. A riferirlo sono stati gli stessi combattenti dell’opposizione. “Eravamo seduti qui, abbiamo sentito il rombo del jet, quindi un’esplosione e la terra ha tremato. Le bombe sono cadute oltre le mura (della base, ndr)”, ha detto Hassan Faraj, che era di guardia al deposito della base di Haniyah. L’attacco non ha provocato danni né feriti, secondo i ribelli. L’aviazione filo-Gheddafi aveva già attaccato la base di Ajdabiyah all’inizio di questa settimana, colpendo fuori e dentro il complesso, ma senza distruggere nulla di rilevante. Aerei militari avrebbero bombardato oggi anche Brega e Misurata.