Arredi “Maddalena”, Lettieri invoca intervento dei parlamentari

di Redazione

Giuseppe LettieriAVERSA. “Non posso non concordare con quanti hanno lanciato un appello affinché non avvenga un ennesimo scippo storico ed artistico ai danni della comunità aversana.

In merito alla questione del trasferimento di mobili di pregio, decisi dall’attuale commissario dell’Asl Caserta, alla quale qualche anno fa è stata accorpata l’Asl di Aversa, non si può tacere, e far apparire il tutto come un atto di normale amministrazione. Quella che un tempo era Usl 20, poi Asl Ce2 e poi Asl Aversa, occupa da sempre una struttura importantissima, sia dal punto di vista storico sia artistico non solo per la città normanna, ma per l’Italia intera e se vogliamo dirla tutta anche per la comunità storico-scientifica di tutto il mondo. Infatti la struttura nata come complesso monastico della Maddalena intorno alla metà del XIII secolo per volere della casa angioina, sviluppatasi nel XVI secolo, grazie al frate aversano Angelo Orabona, che fu arcivescovo di Trani.

Agli inizi dell’ottocento, per volere dei reali borbonici ritornati a regnare dopo la pausa francese che aveva prodotto la soppressione degli ordini monastici e la requisizione dei siti, l’intero plesso fu trasformato nella Real Casa dei Folli. Ad Aversa nasceva così il primo manicomio d’Italia, ed uno dei primi al mondo. Grandi luminari della psichiatria internazionale si recarono ad Aversa, e persino reali e uomini di stato come il principe Klemens von Metternich. Andando quindi oltre il giudizio di oggi sui manicomi e sugli ospedali psichiatrici giudiziari, al centro di vive polemiche, è utile soffermarsi su quello che la Maddalena ha rappresentato e dovrebbe rappresentare per tutta la città di Aversa: uno scrigno di arte e di storia.

Non dimentichiamo infatti che la chiesa, chiusa da molti lustri ed in stato di profondo e vergognoso degrado, custodisce alcune opere di inestimabile valore. In particolare dovrebbero essere ancora nella chiesa, uso il condizionale poiché è impossibile vista la chiusura della stessa affermare che le opere siano ancora in loco e non asportate da qualcuno, ladri compresi poiché quest’ultimi si sono rivelati nell’ultimo trentennio i maggiori esperti del patrimonio artistico aversano, le più importanti sculture presenti in tutto l’agro aversano.

Parlo ovviamente della superba cona d’altare e del monumento funebre di Paolo Lamberto, che i critici catalogano come alcune tra le più interessanti opere della scultura campana del cinquecento, e che sono attribuite al grande scultore Merliani, noto come Giovanni da Nola. Sono invece nella reggia di Caserta, le due scene di battaglia di Ilario Spolverini.

I due quadri, che appartenevano alla collezione farnesiana, furono donati da Carlo di Borbone alla Maddalena, e qualche anno fa finirono al centro di una aspra polemica tra la sovrintendenza di Caserta e quella di Parma e Piacenza che ne volevano la restituzione, tanto che per redimere la questione intervenne il ministro Giuliano Urbani. Nei bunker del museo di Capodimonte vi è poi il Cristo impannato. Opera tardo duecentesca, erroneamente ritenuta in legno, dopo attenti studi si è scoperto che è fatta di stoffa. Una tecnica rarissima, tanto che di crocifissi del genere in Italia ne esisterebbero soltanto tre! Noi ponemmo l’attenzione su di esso, con l’allora assessore Ippone, durante la seconda edizione di Aversa Città d’Arte.

Nel museo diocesano poi è custodita e visibile l’Adorazione dei Magi, di Pietro Negroni, eccelso pittore cinquecentesco calabrese, noto come il giovane zingaro. Non mi dilungo oltre, ma ritengo che debba esserci un grande sforzo da parte di tutti, soprattutto del sindaco Ciaramella, che già in passato su analoghe vicende si è dimostrato molto sensibile, affinché pongano in essere tutte le iniziative possibili al fine di scongiurare l’ennesimo scippo.

L’appello è rivolto anche ai parlamentari locali nonché al vicepresidente della Provincia, Nicola Golia, tra l’altro in passato mio docente di storia dell’arte presso il liceo Cirillo: fermate questo assurdo trasloco e cercate di restituire dignità all’intero plesso della Maddalena”.

GIUSEPPE LETTIERI

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