Tania Coleti “interpreta” la poesia di Antonia Pozzi

di Redazione

Tania Coleti CASERTA. L’International Association for Art and Psychology e Rossoteatro presentano Tania Coleti in “Per troppa vita che ho nel sangue – Antonia Pozzi poetessa” il 7 maggio, alle 20.30, alla Bottega del Teatro in via Volturno 16, a Caserta.

Il reading sarà preceduto da una conversazione sulla poetica di Antonia Pozzi tra lo scrittore-poeta Cesare Cuscianna e Matteo De Simone, psicanalista-coordinatore commissione cultura Associazione italiana di Psicoanalisi (A.I.Psi.) e presidente della sezione romana dell’International Association for Art and Psychology.

Antonia Pozzi nacque a Milano il 13 febbraio 1912, in una famiglia dell’alta società lombarda (per parte di madre era pronipote di Tomaso Grossi) e pose volontariamente fine alla sua vita il 3 dicembre 1938, all’età di soli 26 anni, abbandonandosi all’abbraccio di un gelido mattino d’inverno, nella campagna milanese vicino all’Abbazia di Chiaravalle.

Il suo suicidio più che ad un atteggiamento romantico-crepuscolare sembra legato al naufragio della personalità, alla difficoltà creatale dalla coincidenza della sua natura appassionata, femminile, con la sua anima aristocratica, di intellettuale e poeta, chiusa e rifiutata da un mondo che non trova spazio per una donna che rinuncia al suo ruolo tradizionale. Le sue sconfitte personali si inseriscono in quelle più ampie della crisi del buio periodo storico che l’Italia sta vivendo e che condurrà alla seconda guerra mondiale.

Vive un naufragio in cui perde ogni illusione d’amore e maturerà la consapevolezza di non essere stata amata mai per sé, ma solo e sempre per un’immagine, una maschera che ha dovuto in qualche modo indossare per essere accettata. Poetessa di grande sensibilità, donna di grande intelligenza e di grande cultura, la sua opera “Parole” fu pubblicata postuma in forma privata (incompleta e censurata a cura del padre), per la prima volta nel 1939. A questa seguirono altre edizioni più complete.

Fino ad oggi non conosciuta al grande pubblico, ma apprezzata da grandi poeti quali T.S. Eliot e Montale, che scrisse la prefazione alla quarta edizione di “Parole”, è stata considerata dalla critica una delle voci femminili più importanti della poesia italiana del 1900.

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