TRIPOLI. Alla fine ci ha pensato direttamente il segretario generale, Anders Fogh Rasmussen. Nel primo pomeriggio di venerdì il numero uno della Nato ha espresso il suo rammarico per le vittime causate da un raid aereo dell’Alleanza su una colonna di ribelli ieri a Brega, nell’est della Libia.
Il gesto è arrivato dopo che in mattinata era stata invece adottata da parte del comando militare della missione una linea più intransigente. L’ammiraglio Russell Harding, vice comandante dell’operazione Unified Protector condotta dalla Nato in Libia, in un incontro stampa in collegamento tra Bruxelles e Napoli ha detto sostanzialmente che l’Alleanza non aveva nulla di cui farsi perdonare. “Non voglio chiedere scusa per le morti di civili per due motivi. – ha puntualizzato Harding-Primo perché vedendoli dall’alto non possiamo identificare di che natura siano i mezzi e secondo perché vedendo quei veicoli che si spostavano avanti e indietro potevamo presupporre che fossero di forze leali al colonnello Gheddafi”. Poco prima Harding aveva detto che i raid compiuti ieri dalla Nato in Libia potrebbero aver ucciso diversi civili.
Quanto al fronte militare, ha detto l’ammiraglio, la situazione “è fluida”, non di stallo. Giovedì sera, invece, il generale Carter Ham, comandante dello Us Africa Command, parlando al Congresso Usa, aveva al contrario detto che in Libia “si è delineata una situazione di stallo” tra le forze dei ribelli e quelle pro-Gheddafi.
PRESSIONI SU ITALIA: “BOMBARDI”. Sempre da ambienti nato arrivano poi pressioni sull’Italia affinché modifichi le modalità della sua partecipazione alla missione, sostanzialmente prevedendo anche l’esecuzione di bombardamenti. Una sollecitazione in tal senso è arrivata anche dal Consiglio Transitorio dei ribelli a Bengasi, che hanno convocato il nostro rappresentante in Cirenaica, Guido De Sancits, insieme con i colleghi britannico e francese. I tre si sono incontrari con Ali al-Isawi, responsabile dei rapporti con l’estero. “Ai tre è stato detto che le forze di Gheddafi si sono avvicinate e possono sfondare su Bengasi. Il Consiglio ci chiede di intervenire affinchè la Nato colpisca dal cielo”, ha confermato il portavoce della Farnesina, Maurizio Massari, secondo quanto riferito dal Corriere della Sera. Il quotidiano afferma che anche il segretario della Nato, Anders Fogh Rasmussen, ha sondato ieri sera il ministro degli Esteri, Franco Frattini, sull’argomento. Quanto agli usa, hanno sempre chiarito che gli oneri delle operazioni dovevano essere per lo più europei, ricorda il quotidiano.
COMMISSIONE D’INCHIESTA.Domenica, nel frattempo, partirà la commissione di inchiesta delle Nazioni Unite sulle violazioni dei diritti umani nella crisi in Libia. Lo ha annunciato oggi a Ginevra l’egiziano Cherif Bassiouni, presidente della commissione, istituita a fine febbraio da una risoluzione del Consiglio Onu dei diritti umani. La squadra di esperti intende recarsi “nell’est e nell’ovest del Paese” così come in Tunisia ed Egitto, ha detto Bassiouni. Le date esatte della missione non sono state rese note, ma i membri della commissione partiranno domenica e torneranno entro la fine del mese, ha detto Bassiouni in una conferenza stampa. “Un’inchiesta deve essere giusta, imparziale e indipendente. E questo è quello che intendiamo fare”, ha detto Bassiouni. La squadra di esperti intende avere accesso ad ogni possibile fonte di informazione. La Commissione internazionale di inchiesta ha ricevuto per mandato di indagare tutte le presunte violazioni dei diritti umani in Libia, di stabilirne i fatti e le circostanze e se possibile identificare i responsabili. La commissione dovrà presentare un rapporto in occasione della prossima sessione del Consiglio in giugno.