DAMASCO. Dall’inizio delle proteste oltre 300 persone sono state uccise in Siria, secondo i gruppi per la difesa dei diritti umani. Venerdì scorso è stato il giorno più nero, con 112 vittime.
Ma il bilancio è destinato a salire. Almeno cinquepersone sono state uccise lunedì a Deraa, in Siria,dalle forze di sicurezza. I militari sono entrati con mezzi corazzati nell’antica cittadina, che sorge nel sud del Paese, a ridosso del confine con la Giordania, diventata uno dei principali fulcri della protesta contro la presidenza di Bashar Assad. La repressione è iniziata all’alba.
Secondo le testimonianze raccolte dalle agenzie di stampa, centinaia di uomini delle forze ufficiali siriane, appoggiati dai carri armati e veicoli blindati, hanno fatto il loro ingresso nella città iniziando un vero e proprio rastrellamento. “Sparano in tutte le direzioni – ha raccontato un testimone alla France Presse -proteggendosi dietro ai mezzi. L’elettricità è andata via e le comunicazioni telefoniche sono praticamente impossibili”.
Otto carri armati e due veicoli corazzati sono stati schierati nel centro storico della città. Cecchini sui tetti di edifici del governo e forze di sicurezza in tenuta anti-sommossa hanno sparato a caso verso le case da quando i carri hanno cominciato ad avanzare, appena dopo la preghiera dell’alba. “La gente sta cercando rifugio nelle case – ha raccontato uno dei presenti -. Ho potuto vedere due corpi vicino alla moschea e nessuno era in grado di andare là e portarli via”.
Le forze di sicurezza siriane hanno aperto il fuoco anche a Douma, sobborgo della capitale Damasco, diventata anch’essa uno dei punti caldi delle proteste contro Assad.Intanto, cresce anche il bilancio delle vittime degli scontri di Jabla, avvenuti domenica: i morti accertati, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, sono saliti a 13.