Referendum, nasce comitato contro il nucleare

di Redazione

 TRENTOLA DUCENTA. Con l’adesione al Comitato nazionale delle organizzazioni locali di Trentola Ducenta, Federazione dei Verdi per la Costituente Ecologista, Federazione della Sinistra e del comitato cittadino Sinistra Ecologista Alternativa, si è costituito il Comitato referendario “Vota Si per fermare il nucleare”, …

… avendo come referente operativo del comitato locale Salvatore Melillo, aperto a tutte le organizzazioni e ai cittadini che intendono opporsi al ritorno all’energia dell’atomo. “Lo schieramento unitario e trasversale – spiega Melillo – intende coinvolgere i cittadini nel respingere per la seconda volta nella storia del Paese la scelta nucleare per incentivare, invece, lo sviluppo delle fonti rinnovabili e il risparmio energetico. Inutile, rischioso e controproducente: sono questi i principi alla base del Comitato ‘Vota Si per fermare il nucleare’ che opererà per promuovere capillarmente sul territorio il diritto di partecipazione democratica a questa scelta del Paese”.

Secondo il comitato, infatti, “il nucleare non serve all’Italia, dal momento che il Paese ha una potenza elettrica installata di più di 100mila megawatt, mentre il picco di consumi oggi non supera i 57mila megawatt. Ma il nucleare non ridurrebbe neanche la dipendenza energetica dall’estero, perché l’Italia sarebbe costretta ad importare l’uranio, oltre alla tecnologia e ai brevetti. La scelta dell’atomo continua, poi, ad essere rischiosa: anche per i reattori di terza generazione Epr in costruzione sono emersi, infatti, gravi problemi di sicurezza, come hanno denunciato, a novembre 2009, le Agenzie di Sicurezza di Francia, Regno Unito e Finlandia. Senza considerare che ancora non è stato risolto il problema di dove depositare in modo sicuro e definitivo le scorie. La decisione del governo italiano di tornare al nucleare è in contrasto con molte analisi secondo cui non solo il nucleare è troppo costoso ma è anche rischioso sia per l’ambiente che per la salute dei cittadini. Anche quando funzionano ‘normalmente’ fanno danno: il rischio del cancro aumenta per bambini che crescono nelle vicinanze di centrali nucleari; incremento di mortalità nelle persone al di sotto dei 25 anni per leucemia; i livelli di contaminazione sono altissimi: radioattività di acqua, aria e terra; il destino di molti di questi bambini si giocherebbe ancora quando sono in utero”.

Quella della centrale nucleare del Garigliano, – continuano dal comitato – una delle quattro centrali atomiche italiane, è un’eredità pesante. Negli ultimi mesi ha preso quota l’ipotesi, denunciata dagli ambientalisti e dalle popolazioni locali che proprio quest’area sia destinata ad accogliere una delle centrali previste dal nuovo programma nucleare italiano o un deposito di scorie radioattive. La centrale del Garigliano appare nella campagna di Caserta come una gigantesca pallina da tennis. È spenta dal ‘78. Fu costruita negli anni ’60 su quello che ancora oggi risulta ‘terreno agricolo’ per il Comune di Sessa Aurunca, il comune sul quale sorge per competenza e per il quale, quindi, la centrale ‘burocraticamente’ neanche esiste. Dopo lo stop, negli anni ’80, con il terremoto dell’Irpinia, l’intera zona fu classificata zona sismica, e da allora, i rischi per questa centrale dalla vita molto breve si moltiplicarono spaventosamente. Il suolo dove sorge l’impianto atomico è uno di quei luoghi che oggi sarebbero classificati da qualunque paese come uno dei più a rischio dove realizzare una centrale nucleare: costruita su zona alluvionale, in seguito dichiarata anche zona sismica, l’impianto sorge letteralmente attaccata al fiume Liri-Garigliano da cui prende il nome. Da un’inchiesta condotta in passato e mai smentita da nessuna istituzione (Enea, Enel o Ministero della Sanità) dall’avvocato Marcantonio Tibaldi (figura storica antinuclearista, oggi deceduto) sulle cause di morte degli ultimi trent’anni, venne fuori che in provincia di Latina si registrarono i più alti tassi di mortalità per leucemia e cancro della regione. Infine, l’energia nucleare è costosa e controproducente per le tasche dei cittadini e per l’economia del Paese. Per tornare all’atomo, infatti, bisognerebbe ricorrere a fondi pubblici e garanzie statali, quindi alle tasse e alle bollette pagate dai cittadini. Tutte risorse importanti, sottratte ai finanziamenti per la ricerca, per l’innovazione tecnologica, alla diffusione dell’efficienza energetica e le energie rinnovabili, quindi ad investimenti più moderni e incisivi da un punto di vista ambientale e occupazionale”. Secondo il Comitato, dunque, “non c’è bisogno di nuova energia nucleare, ma semplicemente di incentivare la crescita delle fonti rinnovabili in sostituzione di quelle fossili: solo con la nascita di una vera e propria rivoluzione energetica, capace di contrastare i cambiamenti climatici, di innovare processi e prodotti sarà infatti possibile dare risposte concrete alla crisi economica. Occorre fermare questa scelta. Il referendum può essere l’occasione per farlo. Ognuno con le sue forze, caratteristiche, originalità. Tutti insieme per arrivare al difficile quorum del 50 % più 1 di votanti e per fare prevalere la cancellazione di questa legge irresponsabile che il Governo ha voluto ad ogni costo”.

“Ulteriore aggravante – aggiungono dal comitato – è il vergognoso mancato accorpamento del referendum alle elezioni amministrative di maggio, con il conseguente sperpero di 400 milioni euro che potevano senz’altro essere spesi in maniera migliore, ancor più in tempo di crisi come quelli che stiamo vivendo. Per finire con la beffa della moratoria di un anno che il governo ha stabilito, al solo scopo di far passare l’onda emotiva di questi giorni legata ai tristissimi avvenimenti giapponesi. Una subdola operazione di marketing sulla fiducia degli italiani, una vergognosa presa in giro, un tentativo di depotenziare il referendum, nella speranza che la nube radioattiva passi e che la tragedia giapponese venga dimenticata, perché c’è la consapevolezza che dalle urne del referendum verrà fuori una ennesima bocciatura del folle progetto nucleare”.

Le adesioni al Comitato “Vota si per fermare il nucleare” sono aperte a cittadini, associazioni e organizzazioni che intendono aderire. Chiunque vuole aderire come singolo o a nome di una organizzazione può inviare una mail votasi.trentola@gmail.com

Scrivici su Whatsapp
Benvenuto in Pupia. Come possiamo aiutarti?
Whatsapp
Redazione
Condividi con un amico