Locali interrati, l’appello di Candia

di Antonio Arduino

Franco CandiaAVERSA. Anche se risale al lontano 1974 la norma c’è e va rispettata. Parliamo dell’articolo 31 del regolamento edilizio comunale …

… che prevede l’impossibilità per le attività commerciali di usare i locali interrati per attività che non siano di semplice deposito merce, utilizzabili quindi solo da personale autorizzato e non dal pubblico. Una norma superata dalla legislazione regionale e nazionale e, quindi, abrogata di fatto, secondo quanto dichiarato dall’assessore al commercio Alfonso Oliva, avvocato di professione, che ha lanciato l’allarme sulla possibilità che applicandola a tre grandi esercizio commerciali cittadini, per i quali sarebbe stata già disposta la chiusura della parte “fuorilegge” dei locali interessati, si metterebbero a rischio oltre 120 posti di lavoro. Tra i locali sanzionati c’è “Il Pizzo” di via Salvo d’Acquisto di proprietà, com’è noto, di Franco Candia, presidente della sezione aversana dell’Ascom-Confcommercio e rappresentante del direttivo provinciale dell’associazione dei commercianti.

“Non c’è dubbio – esordisce Candia, intervistato sul tema – che se una norma c’è va rispettata”. “Ma – aggiunge – il commerciante va tutelato e non lo è se non esistono regole certe”. “Perché – spiega – come nel caso dell’articolo 31, che esiste e ribadisco va rispettato, si consentono decine di deroghe alle norme o di abusi, se vogliamo essere più precisi, permettendo di lasciare spazio all’ipotesi che le norme stesse siano state abrogate di fatto, come affermato dallo stesso assessore al commercio a proposito dell’articolo 31”. “Non garantendo regole certe la politica, innanzitutto, non fa un servizio utile al commercio né alla città”, conclude Candia, chiedendo esplicitamente agli esponenti politici locali di modificare, impegnandosi da subito a farlo, il regolamento edilizio, adeguandolo alle attuali norme regionali e nazionali, partendo proprio dall’articolo 31.

Se l’appello di Candia dovesse cadere nel vuoto, l’iniziativa che ha portato alla disposizione di chiusura dei tre esercizi commerciali rischierebbe di gettare nel caos le attività commerciali cittadine nel senso più ampio del termine. Perché basta percorrere la città per rendersi conto che i locali in cui non viene osservato l’articolo 31 sono decine. Parliamo di supermercati, ristoranti, negozi di arredamento, palestre e chi più ne ha più ne metta. Tutti aperti regolarmente solo perché ancora non controllati dalle stesse forze dell’ordine che hanno verificato i tre esercizi sanzionati per il mancato rispetto dell’articolo 31 che, in fatto d’irregolarità, potrebbe non essere l’unica norma di cui verificare l’applicazione. Forse, controllando controllando, si scoprirebbe anche che non è possibile trasformare i marciapiedi in bar e chalet all’aperto impedendone l’uso ai pedoni.

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