AVERSA. Anche se risale al lontano 1974 la norma cè e va rispettata. Parliamo dellarticolo 31 del regolamento edilizio comunale …
… che prevede limpossibilità per le attività commerciali di usare i locali interrati per attività che non siano di semplice deposito merce, utilizzabili quindi solo da personale autorizzato e non dal pubblico. Una norma superata dalla legislazione regionale e nazionale e, quindi, abrogata di fatto, secondo quanto dichiarato dallassessore al commercio Alfonso Oliva, avvocato di professione, che ha lanciato lallarme sulla possibilità che applicandola a tre grandi esercizio commerciali cittadini, per i quali sarebbe stata già disposta la chiusura della parte fuorilegge dei locali interessati, si metterebbero a rischio oltre 120 posti di lavoro. Tra i locali sanzionati cè Il Pizzo di via Salvo dAcquisto di proprietà, comè noto, di Franco Candia, presidente della sezione aversana dellAscom-Confcommercio e rappresentante del direttivo provinciale dellassociazione dei commercianti.
Non cè dubbio esordisce Candia, intervistato sul tema che se una norma cè va rispettata. Ma aggiunge il commerciante va tutelato e non lo è se non esistono regole certe. Perché spiega come nel caso dellarticolo 31, che esiste e ribadisco va rispettato, si consentono decine di deroghe alle norme o di abusi, se vogliamo essere più precisi, permettendo di lasciare spazio allipotesi che le norme stesse siano state abrogate di fatto, come affermato dallo stesso assessore al commercio a proposito dellarticolo 31. Non garantendo regole certe la politica, innanzitutto, non fa un servizio utile al commercio né alla città, conclude Candia, chiedendo esplicitamente agli esponenti politici locali di modificare, impegnandosi da subito a farlo, il regolamento edilizio, adeguandolo alle attuali norme regionali e nazionali, partendo proprio dallarticolo 31.
Se lappello di Candia dovesse cadere nel vuoto, liniziativa che ha portato alla disposizione di chiusura dei tre esercizi commerciali rischierebbe di gettare nel caos le attività commerciali cittadine nel senso più ampio del termine. Perché basta percorrere la città per rendersi conto che i locali in cui non viene osservato larticolo 31 sono decine. Parliamo di supermercati, ristoranti, negozi di arredamento, palestre e chi più ne ha più ne metta. Tutti aperti regolarmente solo perché ancora non controllati dalle stesse forze dellordine che hanno verificato i tre esercizi sanzionati per il mancato rispetto dellarticolo 31 che, in fatto dirregolarità, potrebbe non essere lunica norma di cui verificare lapplicazione. Forse, controllando controllando, si scoprirebbe anche che non è possibile trasformare i marciapiedi in bar e chalet allaperto impedendone luso ai pedoni.