Camorra, omicidio Caterino: 12 arresti tra mandanti ed esecutori

di Redazione

Nicola PanaroCASALE. I carabinieri del nucleo operativo di Santa Maria Capua Vetere hanno eseguito 12 ordinanze di custodia cautelare a carico di esponenti del clan dei Casalesi in relazione all’omicidio di Sebastiano Caterino e Umberto De Falco, uccisi nel 2003 a Santa Maria Capua Vetere.

Si tratta di: Francesco Schiavone, 58 anni, detto “Cicciariello”, omonimo del cugino detto “Sandokan”, ritenuto mandante dell’omicidio, avendo organizzato la riunione in cui fu deciso l’assassinio di Caterino; Nicola Panaro, 43 anni, detto “Nicolino”, quale mandante dell’omicidio, avendo organizzato con “Cicciariello” la riunione e per aver coordinato le operazioni preliminari finalizzate alla ricerca della vittima (il bersaglio era Caterino, De Falco fu coinvolto perché in quel momento si trovava con lui) e quelle culminate con l’omicidio; Vincenzo Conte, detto “Nas ‘e can”, 44 anni, facente parte di uno dei due gruppi armati, a bordo di una delle vetture utilizzate per l’omicidio; Vincenzo Schiavone, detto “Petillo”, 37 anni, per aver fatto parte di uno dei due gruppi armati che, a bordo di una delle vetture utilizzate per l’omicidio, agiva direttamente nell’assassino di Caterino e De Falco; Carmine Noviello, 35 anni, anch’egli esecutore materiale dell’omicidio; Antonio Cangiano, con compiti di supporto, attendendo gli autori materiali al rientro; Franco Bianco, 38 anni, detto “Mussolini”, componente del commando, con compiti di appoggio al primo gruppo armato, per poter agire all’occorrenza; Massimo Vitolo, 40 anni, Romeo Aversano Stabile, 38 anni, Antonio Monaco, 45 anni, e Mario Mauro, 36 anni, questi ultimi quattro per aver agito da scorta, in sella a due motociclette (su una Vitolo e Monaco, su un’altra Aversano Stabile e Mauro) alle vetture con a bordo i killer; e Pasquale Fava, 30 anni, per aver fornito supporto agli organizzatori ed esecutori, dando loro indicazioni per l’omicidio.

L’AGGUATO. Le indagini, che hanno preso il via dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, coordinate dalla Dda di Napoli e svolte dal nucleo operativo sammaritano, hanno accertato la responsabilità di mandanti ed esecutori del duplice omicidio compiuto venerdì 31 ottobre 2003, alle ore 11.30, in via dei Romani, a Santa Maria Capua Vetere. L’autovettura Volkswagen Golf con a bordo le vittime veniva dapprima speronata da due Alfa 166 e successivamente raggiunta da 37 cartucce calibro 5,56 e da 13 cartucce calibro 12.

SI ERA RESO AUTONOMO DAL CLAN. Il delitto fu deciso dalla fazione Schiavone dei Casalesi per il comportamento di Caterino, detto “L’evraiuolo”, il quale, dopo oltre dieci anni di reclusione, nell’estate del 2003 aveva iniziato a gestire, con un gruppo autonomo, il traffico di sostanza stupefacenti a Santa Maria Capua Vetere, violando anche il monopolio del clan dei Casalesi sul racket delle estorsioni sullo stesso territorio. Da qui la reazione di Francesco “Cicciariello” Schiavone, all’epoca detenuto, a cui, peraltro, Caterino si era contrapposto già in passato. Il 28 aprile del 1991, infatti, Caterino era riuscito a scampare, grazie al pronto intervento di alcuni carabinieri della stazione di Frignano liberi dal servizio, ad un agguato commissionato dagli Schiavone, essendosi all’epoca posto al vertice di un gruppo autonomo dall’organizzazione camorristica, insieme a Vincenzo De Falco, uno dei capi storici dei Casalesi, ucciso nel febbraio 1991.

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